Di Alessandro Perelli
Mentre scriviamo questo articolo Patrick Zaki puo’ finalmente riscoprire il gusto della liberta’ e raggiungere il nostro Paese ( è atterrato alla Malpensa) , dove , dopo la laurea, svolge l’ attività di ricercatore all’ Università di Bologna, per ricominciare una vita normale. E questa e’ la notizia più importante e va festeggiata insieme al riconoscimento al Governo e alla Premier Meloni per essere riusciti ad ottenere questo risultato .
La detenzione di Patrick Zaki era iniziata il 7 febbraio 2020 in seguito al suo arresto eseguito dalle autorità egiziane all’ aeroporto del Cairo’ dove era giunto per trascorrere un periodo di vacanza con la famiglia. L’ accusa era stata quella di aver diffuso delle notizie false dentro e fuori l ‘Egitto per un articolo scritto nel 2019 su attentati dell’ Isis e su casi di presunte discriminazioni su cittadini copti( la sua religione).
Era così iniziato un periodo di detenzione preventiva con un ripetuto rinvio delle udienze in tribunale che aveva suscitato l’indignazione non solo dei familiari e degli amici ma di vasti settori della società civile e della stessa Amnesty International che avevano denunciato , a piu’ riprese , il metodi illiberali del Governo egiziano e della Magistratura a lui sottomessa Anche in seguito a questa mobilitazione dal dicembre 2021 , Zaki era a piede libero ma con il divieto di lasciare il Paese e con la spada di Damocle di una sentenza che veniva sempre ulteriormente posticipata. A
ppena due settimane fa ‘ aveva conseguito la laurea online all ‘Università di Bologna Ma ecco che martedì scorso dal tribunale di Mansura era giunta la terribile notizia, tra le urla di dolore della mamma e della fidanzata e lo sbigottimento e lo sdegno degli osservatori internazionali presenti , della condanna a tre anni del trentaduenne ricercatore, il che significava il ritorno in carcere per piu’ di un anno Poche ore dopo si apprendeva però che il Presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi aveva concesso la grazia. Fin qui il resoconto degli avvenimenti.
Oggi non possiamo che registrare l’ ampia soddisfazione non solo del Governo italiano ma di tutte la forze politiche e dell’ opinione pubblica italiana e internazionale per la conclusione positiva di questa vicenda. Alla quale ovviamente ci uniamo anche noi con qualche necessaria puntualizzazione. La prima concerne la domanda legittima su cosa ci sia dietro a questo epilogo. La decisione di al Sisi di concedere la grazia non pare credibile si possa giustificare con un pentimento dello stesso sui metodi illiberali utilizzati in questi mesi dagli organi giudiziari egiziani.
Al Sisi non e’ persona influenzabile dalle pressioni internazionali e la sua politica interna ed estera ne e’ la dimostrazione. E’ vero che l’Egitto ha un debito di riconoscenza verso l’ Occidente che gli fornisce aiuti economici e chiude gli occhi sulle sue persecuzioni interne contro gli avversari politici, ma la sua grande importanza geopolitica, anche riferita al suo atteggiamento moderato verso Israele, gli consente ampi spazi di manovra che una vicenda come quella che ha riguardato Patrick Zaki non hanno minimamente influenzato.
Detto brutalmente, sarebbe interessante sapere ” il prezzo” di questi atto di grazia. Senza dimenticarsi che la chiusura positiva non voglia significare una pietra tombale sulla ancora più vergognosa questione che riguarda la ricerca della verità sull’ omicidio delle studente friulano Giulio Regeni con l ‘ attuale inammissibile copertura dei responsabili individuati dalla magistratura Italiana e protetti da al Sisi. La Premier Meloni e il Ministro degli Esteri Tajani e’ augurabile che non mollino per ragioni di realpolitik sulla ricerca di giustizia e verità. Ma oggi godiamoci questo momento di felicità e abbracciamo Patrick Zaki tornato libero.