di Franco Ruvinetti.
Oggi Jo Biden sarà a Varsavia, città simbolo e vittima dei crimini perpetrati prima e durante la seconda guerra mondiale da Hitler e da Stalin, i quali si erano spartiti a tavolino, con il famigerato patto Molotov-Ribbentrop, l’intera polonia. Tra aprile e maggio del 1940 ci fu il MASSACRO di KATYN, ordinato da Stalin ed eseguito dal Commissario del Popolo per gli Affari interni. Furono 22.000 tra ufficiali, politici, giornalisti, professori e industriali, l’intera classe dirigente (intelligencija) del paese, ad essere sottoposta ad una sommaria esecuzione. Una immensa carneficina che, come fu dettagliatamente descritto dal responsabile, iniziò la sera e finì all’alba. Prima venivano verificati i dati anagrafici del condannato che era poi ammanettato, portato in una cella isolata e ucciso con un colpo di pistola alla nuca. Uno dei più grandi e barbari crimini contro l’umanità mai perpetrato. Insieme a Stalin, l’ordine fu firmato anche da Molotov, Vorosilov, Mikojan e Beria. La Polonia era pronta per la conquista che avvenne in seguito.
I tedeschi, per non essere da meno, tra il 22 luglio e il 12 settembre del 1942, deportarono o uccisero oltre 300.000 ebrei. Particolarmente agghiacciante fu la repressione del Ghetto di Varsavia, tra il 19 aprile e il 16 maggio del 1943. I 70.000 ebrei rimasti (gli altri avevano iniziato il percorso della soluzione finale programmata alla conferenza di Wannsee) si ribellarono e assaltarono le truppe tedesche. Naturalmente alla fine dovettero soccombere alla forza nazista; il ghetto fu interamente distrutto, mentre dei 56.065 ebrei catturati, 7000 furono immediatamente passati per le armi, altri 7000 furono deportati e uccisi a Treblinka, e 6000 perirono tra le fiamme e le macerie del ghetto.
Ma Varsavia e la Polonia non sono state solo testimoni di questi efferati crimini, ma furono anche la città e la patria di Karol Wojtyla, il Papa che ha potuto testimoniare e assistere a questi terribili avvenimenti. Quel Papa che tanto fece per portare a conclusione l’esperienza comunista nell’Europa centrale e settentrionale, e che tanto fece per incoraggiare la rivolta di Solidarnosc guidata da Lech Walesa. Rivolta che fu decisiva nel liberare milioni di persone dal giogo del totalitarismo comunista.
Popoli che come fu logico e conseguente e come avrebbe fatto chiunque dotato di un minimo di intelligenza e amore per la libertà e per il proprio paese, si rifugiarono nell’Europa e nell’Alleanza Atlantica, per non dover mai più vivere quell’esperienza. E, secondo i nostri pacifisti ex comunisti, noi avremmo dovuto lasciarli fuori per il quieto vivere, per non spaventare l’orso sonnecchiante. Quel quieto vivere che ci ha portato, fino alla invasione dell’Ucraina, a sottovalutare il pericolo che veniva ancora una volta dal freddo di quell’impero sovietico che, per l’amico Putin, la caduta è stata la più grande tragedia del XX° secolo.
Ancora Varsavia dunque, come crocevia della lotta tra civiltà e barbarie. Perchè, per gli smemorati e per chi non se ne fosse accorto, è per questo che gli ucraini stanno combattendo e il mondo libero e democratico li sta sostenendo con tutti i mezzi, compresi quelli militari che, se non fossero stati forniti, oggi non ci sarebbe Biden a Varsavia, ma ci sarebbe una nazione immensa e dotata di immense ricchezze, l’Ucraina, soggetta alla dittatura di un solo uomo e della sua cerchia di sgherri, ma non esisterebbe, e questo per sempre, la stessa nazione Ucraina, destinata ad essere rieducata, russificata e incorporata a forza nell’impero russo di Pietro il Grande che Putin vuole ricostruire. E per altro verso, Varsavia, tornerebbe a rivivere le vecchie paure che sembravano per sempre bandite dalla sua storia.
Ma il pericolo non viene solo da Putin. Grande attenzione deve essere rivolta alle mosse di quell’altro autarca, a nome Xi Jing Ping, che governa in modo assoluto e autoritario su un miliardo e 400 milioni di cinesi, e non contento, vorrebbe militarmente assoggettare, dopo Hong Kong, anche Taiwan. Socialismo e libertà sono una sola cosa e questo è tanto più vero oggi, quando le vecchie ideologie sembrano risorgere all’ombra di un pacifismo inetto e vigliacco. Per questo ci diciamo socialisti liberali e stiamo con l’Ucraina, il suo popolo e l’intero mondo libero contro la barbarie che avanza.