di Paolo Cristoni.
Il presidente della Repubblica ha dato un segno che riporta dritto alla Costituzione applicata.
In silenzio davanti alle bare adagiate sul tappeto del centro sportivo di Crotone con a fianco il solo Prefetto ha innanzitutto reso una immagine plastica, emblema dello stato ufficiale.
Questa è Costituzione. La durezza del messaggio attraverso il silenzio caldo di un uomo che non vuole urla, pianti, scontri, ma reclama che lo Stato dia risposte al dolore, cerchi omissioni, colpe e sottovalutazione e le persegua per dare giustizia.
Di fronte a una tragedia di queste proporzioni il mondo ci guarda e i barconi raccolti come in un museo non possono più rappresentare una storia tragica di una immigrazione drammatica e disperata di donne e uomini in cerca di lavoro, di pace e di un futuro.
Il Presidente della Repubblica ha voluto dare un segnale forte a quelle burocrazie che ormai seguono non lo Stato, non l ‘umanesimo della Costituzione, ma le strampalate teorie di questo o quel leader o di questo o quel partito. Chi di dovere verificherà, ma oggi il Presidente con quella solenne compostezza ha dato il segno di ciò che si deve fare. E la città di Crotone ha dato un segno di partecipazione così come il silenzio con la presenza di tanti politici e della nuova segretaria del PD sono indicativi che il Presidente ha colto nel segno. Occorre uscire dal piccolo cabotaggio politico e ragionare sulla marea umana che non si fermerà. Bene aiutare i paesi di partenza, ma non si può tacere di fronte a due fatti: mancanza di politiche lungimiranti che portano a scambi di accuse fra paesi e a finanziamenti europei dati in abbondanza e azioni non svolte. Dalla Libia e in genere dal nord Africa con situazioni intollerabili come per la Tunisia o peggio in quella Siria avvelenata da un regime che insieme alla Russia di Putin ha ucciso e costringe milioni di esseri umani a morire o fuggire. Ma anche la Turchia pure costretta a piangere più di cinquantamila morti col terremoto, ha chiesto e ottenuto dall’Europa ingenti somme di denaro per controllare non solo i delinquenti che speculano sul dolore, ma aiutare la comunità internazionale a gestire questo flusso di fame.
Abbiamo bisogno di politiche internazionali attive, dobbiamo trasformare il nostro mediterraneo in una area si di apertura ma con ferme politiche di accoglienza e di inserimento, dobbiamo chiedere a questo capitalismo dei commerci e delle produzioni la partecipazione attiva affinché vengano svolte politiche di, giustizia sociale. noi socialisti dobbiamo smettere di chiacchierare ed essere degni della nostra storia. solidarietà, lotta, presenza a fianco dei più deboli quando noi eravamo migranti e affamati con le nostre famiglie.
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