Ormai è un assedio a tutto campo.
A due giorni dal blitz di Hamas contro lo Stato ebraico, con il lancio di oltre 3 mila razzi e incursioni nel sud del Paese, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ordinato di entrare a Gaza.
È la risposta risolutiva minacciata e promessa da Israele.
E lo ha anticipato al presidente americano Joe Biden, in un colloquio telefonico, spiegando che “non abbiamo scelta e ora non possiamo trattare”.
“La risposta di Israele cambierà il Medio Oriente”, ha tuonato il premier e una colonna di tank si è diretta verso Gaza, mentre un diluvio di bombe si è abbattuto sulla Striscia (500 obiettivi colpiti) e solo l’attacco al mercato di Jabalia ha provocato 50 morti.
Il nuovo bilancio delle perdite israeliane è di oltre 900 vittime, oltre 2.000 i feriti tra l’altro molti in condizioni gravi. E poi ci sarebbero almeno 750 dispersi e più di 100 ostaggi nelle mani degli islamisti, molti i civili e tra loro anche americani e tedeschi.
Sul fronte palestinese i morti sarebbero invece 687 (oltre 3.720 feriti), ma in serata, secondo il Jerusalem Post , sarebbero stati trovati 1.500 corpi di terroristi palestinesi.
La Striscia è al buio e l’assedio ormai è totale e, come ha ribadito il ministro della Difesa Yoav Gallant, prevede, nelle prossime ore, l’invasione di terra.
Trecentomila sono i riservisti richiamati da Tel Aviv. Si tratta della più grande mobilitazione dalla guerra dello Yom Kippur del 1973, quando Israele ne richiamò quattrocentomila.
Sotto le bombe, i residenti di Gaza si sono trovati (di nuovo) senza acqua elettricità e cibo, dopo il taglio dei rifornimenti israeliani.
Da Hamas giunge l’agghiacciante minaccia dell’utilizzo degli ostaggi come scudi umani o addirittura come mezzo di dissuasione: “verrà giustiziato un prigioniero ogni nuovo bombardamento su case civili senza preavviso” tuonano le parole sanguinarie dei terroristi di Hamas.
Tel Aviv ha ribattuto di avere già “le coordinate di tutti gli ostaggi israeliani a Gaza” e minaccia che la guerra, “cominciata male per noi, finira molto male per loro”.
Anche il secondo fronte al confine fra Israele e il Libano è motivo di forte preoccupazione.
Ieri le sirene anti-razzo sono state attivate vicino al confine con il Libano dove l’esercito israeliano ha riferito di aver ucciso “diversi sospetti armati che si erano infiltrati dal territorio libanese”.
Sul fronte internazionale le reazioni del mondo occidentale sono unanimi nella condanna della violenta aggressione.
Gli Usa hanno pianificato lo spostamento di sei navi da guerra al largo del Paese alleato e il rafforzamento degli squadroni di jet.
Israele ha chiesto munizioni di precisione e più intercettori per il sistema di difesa aerea Iron Dome, nonché bombe di piccolo diametro. Prevista pure una maggiore condivisione di informazioni con l’intelligence di Tel Aviv, finita nella bufera per aver ignorato gli avvertimenti degli 007 egiziani di “qualcosa di grande” in arrivo: notizia poi smentita da Netanyahu.
Nel frattempo, il presidente turco Recep Erdogan, da un lato ha messo in guardia Israele dal “compiere un attacco indiscriminato” nella Striscia e, dall’altro, si è detto impegnato “per ristabilire la pace” con il palestinese Abu Mazen.
Dal canto suo, l’Iran parla di “diritto della Palestina di difendersi” e nega responsabilità.
Per gli Usa, invece, “l’Iran è complice anche se gli Stati Uniti non hanno informazioni di intelligence o evidenze che indichino una partecipazione diretta di Teheran agli attacchi contro Israele da parte del gruppo islamico palestinese Hamas”.
L’Europa è in ansia.
L’Ue, parlando di “atti brutali”, ha annunciato di voler rivedere i fondi destinati all’autorità palestinese, anche se non è previsto uno stop agli aiuti umanitari perché la mossa potrebbe essere “sfruttata da Hamad per inasprire ľodio”.
La premier Meloni ha partecipato al vertice da remoto con Biden, il cancelliere tedesco 0laf
Scholz, il presidente francese Emmanuele Macron e il premier britannico Rishi Sunak.
Sul fronte economico, infine, si profila il rischio di una nuova crisi energetica. Il prezzo del petrolio torna a crescere, con rialzi oltre 1,4% e prezzi che hanno raggiunto gli 86,5 dollari al barile e di 88 per il Brent. Balzo anche per il gas di riferimento europeo che con un rialzo del 12,49% ha raggiunto i 43 euro megawattora.
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Massimo Carugno
Vice Direttore. Nato nel 1956, studi classici e poi laurea in giurisprudenza, oggi è avvocato nella sua città, patria di Ovidio e Capograssi: Sulmona. Da bambino, al seguito del padre ingegnere, ha vissuto, dall’età di 6 sino ai 12 anni, in Africa, tra Senegal, Congo, Ruanda, Burundi, rimanendo anche coinvolto nelle drammatiche vicende della rivolta del Kivu del 1967. Da pochissimi anni ha iniziato a cimentarsi nell’arte della letteratura ed ha già pubblicato due romanzi: “La Foglia d’autunno” e “L’ombra dell’ultimo manto”. È anche opinionista del Riformista, di Mondoperaio e del Nuovo giornale nazionale. Impegnato in politica è attualmente membro del movimento Socialista Liberale.