Nel giorno della sua chiusura giungono dal panorama internazionale un paio di boccalate di birra sui denti abbastanza sonore. E non poteva essere diversamente visto che il principale evento planetario di questi tempi si celebra in Baviera nella regione della Oktoberfest.
La conferenza di Monaco è un grande evento annuale che dal 1962 riunisce i leader mondiali e dove ovviamente si parla della situazione politica internazionale che al momento è sotto la lente di ingrandimento. Questa volta a catalizzare il summit Bavarese non poteva che essere la guerra in Ucraina.
Nell’ultima giornata a destare scalpore sono state le parole del segretario di Stato Americano, Anthony Blinken.
A detta della più autorevole voce politica degli Usa dopo il Presidente, la Cina sta valutanto la possibilità di fornire armi alla Russia. Ed era ovvio che Blinken, sottolineasse che se ciò avvenisse si prefigurerebbero “gravi conseguenze” per Pechino.
Non sappiamo se quanto asserito dal segretario di stato sia vero, parzialmente vero, o se sia stata una boutade alla americana, una di quelle sparate che dalle parti dello stato a stelle e strisce ogni tanto fanno per cercare di smuovere le acque del panorama internazionale per vedere come va a finire. Come una di quelle provocazioni da pistolero del Far West, insomma, che si facevano per smuovere lo stallo quando all’Ok Corrall si trovavano in 4 ognuno con una pistola di un altro puntata alla testa. Robe che sarebbero state tanto tanto care a Sergio Leone o a John Ford.
Speriamo nella spacconata perché è ovvio che se la Cina dovesse schierarsi ufficialmente a favore di Putin allora sarebbero proprio guai seri. Il timore che nutrimmo circa un anno fa, quando tutto ebbe inizio, e cioè che la vicenda ucraina assumesse proporzioni mondiali, almeno relativamente al mondo delle grandi potenze, rischierebbe seriamente di concretizzarsi e rischierebbe di diventare una palla di neve in discesa che si ingigantisce sempre più sino a diventare valanga.
A meno che, perché c’è sempre un “a meno che” da considerare, a meno che, quindi, che anche i cinesi abbiano fatto gli spacconi una di quelle robe da Kung Fu tanto care a Bruce Lee sulla lunghezza d’onda della spacconata americana.
Per poi chiederci se questi arnesi della politica internazionale non potrebbero risparmiarci questi giochi di finte e controfinte che non fanno altro che destabilizzare le emozioni dell’umanità e il prezzo della benzina.
L’altro boccale di birra sui denti, perché questo era il primo tirato sulla dentiera dell’umanità, è quello che il panorama internazionale ha riservato a Silvio Berlusconi.
“A seguito delle osservazioni di Silvio Berlusconi sull’Ucraina abbiamo deciso di annullare le nostre giornate di studio a Napoli. Il supporto per l’Ucraina non è facoltativo.” ha tuonato il capogruppo dei Popolari Europei Manfred Weber il quale fa la coda a quanto asserito qualche giorno fa e cioè che Berlusconi non era più gradito quale componente e aderente al PPE.
Così si impara, potremmo dire, ma sarebbe una considerazione minimalista, visto che il cavaliere si è sempre indorato del suo ruolo internazionale e della sua autoreferenziata leadership planetaria.
Siamo all’ennesimo canto del cigno di Berlusconi che poverino, ormai, una ne pensa e cento ne fa e mostra ormai di essere sul piano del declino.