Manca un anno alle elezioni politiche in Inghilterra e i partiti che si giocheranno la vittoria stanno affilando le armi e definendo le loro scelte programmatiche. Questa volta , sondaggi alla mano, i conservatori, attualmente al potere. non partono favoriti dopo molti anni di Governo , ma questa previsione non si basa tanto per il giudizio degli elettori inglesi sulle ” disgrazie” attraversate politicamente negli ultimi anni con la caduta degli Esecutivi di Boria Johnson e Liz Truss , né su una naturale alternanza alla guida del Paese, quanto a un vero e proprio cambiamento della sinistra inglese in atto dopo la nomina a capo del Labour di Keir Starmer , avvenuta nell’ aprile 2020.
Una trasformazione indiscutibile che si è basata su un deciso abbandono della politica di opposizione fine a se stessa e dei contenuti radicali del predecessore Jeremy Corbyn che aveva fatto toccare ai laburisti i primati più negativi per quanto riguarda il consenso allontanando definitivamente il ricordo dell’ era di Tony Blair quando il Labour impostava vittoriosamente una linea politica basata sulla scelta di un socialismo liberale , da noi interpretata all’ interno del PSI da Bertino Craxi.
Un rinnovamento, quello di Starmer che ha trasformato i laburisti in un partito di governo pronto dopo le elezioni politiche a assumere la responsabilità di guidare il Paese . La scelta riformista di Starmer riguarda soprattutto la politica interna in quanto sul piano internazionale non vi sono sostanziali mutamenti . Non vi sono certamente per la collocazione a fianco degli Stati Uniti nello scacchiere mondiale e quindi sulla condivisione delle posizioni degli USA sul conflitto ucraino e sulla condanna dell’ aggressione russa con l’ invio di armi a Zelenski.
Recentemente unanime è stata la decisione di considerare la Wagner una organizzazione terroristica. Ma non vi sono neanche sulla questione della Brexit, in cui Starmer e’ passato dalla precedente rigida opposizione alla presa d’ atto della realtà e quindi al tentativo di migliorare le condizioni imposte dall’ Unione Europea per l’ uscita nell’ interesse dell’ Inghilterra. Accanto a cio , però, nelle ultime settimane, si possono notare veri e propri capovolgimenti dell’ impostazione programmatica del partito laburista.
Il Premier conservatore Rishi Suhak deve aver a lungo sobbalzato sulla sua poltrona non avendo più l’ esclusiva sulle questioni fiscali che sono state sempre un caposaldo delle proposte del suo partito. Tramite Rachel Reveees , Cancelliera del Governo ombra laburista, Starmer ha garantito che l’ eventuale prossimo Esecutivo di stampo social liberale non imporra’ nessuna patrimoniale, come aveva sostenuto Corbyn più volte in passato né aumenterà le tasse si redditi piu’ elevati. Un chiaro messaggio a quegli elettori inglesi moderati e di centro che si erano rifugiati, da questo punto di vista, sulle promesse dei conservatori.
Ma cio’ per Starmer ha significato non solo quella che poteva essere interpretata come una vera speculazione pre elettorale. Il Leader laburista ha spiegato di puntare , per il suo Paese, su un aumento della crescita economica più che su una ridistribuzione delle ricchezze , affermando apertamente di non credere che il fine della prosperità debba essere raggiunto con l’ aumento delle tasse. Se non e’ la riproposizione, in chiave moderna delle idee di Tony Blair poco ci manca.
Una ricetta , quella di Starmer, che sembra fatta apposta per tranquillizzare il mondo economico inglese e l’ elettorato moderato. Una ricetta che si è finora rivelata vincente come hanno dimostrato i risultati delle ultime amministrative e i sondaggi effettuati in seguito alla caduta di Boris Johnson e quelli successivi. Ma anche innovative apprezzata a fini interni con il progressivo ridimensionamento degli ultimi seguici della linea politica di Corbyn. Dodici mesi passano presto e per i conservatori sara’ molto difficile recuperare quei consensi e quella credibilità che hanno loro consentito di governare negli anni scorsi.