Forse, per quello che sta combinando e per le sue ultime mosse, potrebbe essere definito l’erede di Tito, leader dei Paesi non allineati. Un colpo al cerchio e uno alla botte sarebbe però il proverbio che meglio individuerebbe la sua strategia politica. Parliamo di Recep Erdogan, il Presidente della Turchia, che non perde occasione per rivendicare la sua autonomia e la sua influenza sugli equilibri mondiali. Ufficialmente schierato con la Nato, in procedura di adesione all’ Unione Europea, usa periodicamente l’arma del ricatto per curare i suoi interessi. Lo fa con Washington tenendo una posizione ambigua nei confronti del conflitto ucraino, condannando l’invasione russa ma non partecipando alle sanzioni, impedendo alla Svezia, per ora, attraverso il mancato voto favorevole del Parlamento di Ankara, il suo ingresso nell’Alleanza Atlantica. Lo fa con Bruxelles con il ricatto del blocco delle migrazioni clandestine che ha legato non solo ai cospicui finanziamenti ricevuti ma anche alla libertà di manovra nel Mediterraneo a scapito di Grecia e Cipro. Pochi giorni fà ha addirittura minacciato di rompere le relazioni con l’Europa in quanto il Parlamento UE avrebbe eccepito sul mancato rispetto dei diritti umani e dei princìpi democratici in Turchia. Cosa, di cui è ben noto, che non mancano gli esempi. Invece, il Governo di Ankara ha definito i giudizi dell’Europarlamento come una collezione di faziosità basata sulla disinformazione creata da circoli ostili. Erdogan ha rincarato la dose imbestialito anche dall’ennesima manifestazione svoltasi a Stoccolma, permessa dalle forze dell’ordine in cui e stato bruciato un suo ritratto. Non è bastato a calmarlo il fatto che il Governo svedese abbia annunciato una nuova legge contro il terrorismo. L’adesione di Stoccolma alla Nato sembra di nuovo in alto mare. Ma il “Sultano” cerca anche di riprendere la sua azione di mediazione con Mosca sul problema del grano ucraino rendendosi protagonista, a livello internazionale, e soprattutto nei confronti dei numerosi Paesi africani minacciati da una crisi alimentare, di un intervento da tutti apprezzato. Rimane, in questo quadro di spregiudicate relazioni la Cina, ma, anche con Xi Jimping, Recep Erdogan non è stato immobile. Tramite il suo Ministro delle risorse naturali la Turchia ha annunciato di essere nelle fasi finali del completamento del secondo accordo sull’energia nucleare con Pechino. Una delegazione cinese, guida dal Vicedirettore dell’Amministrazione generale dell’energia ha recentemente visitato il sito della città di Kirklareli, nel nord ovest del Paese, per organizzare la disposizione di quattro reattori nucleari. Se, come sembra, l’accordo verrà implementato si tratterà del maggior investimento estero fatto dalla Cina. E scusate se è poco considerando anche l’importanza strategica dello stesso. Il che si aggiunge alla collaborazione sull’energia atomica gia’avviata con la Russia. E meno male che la Turchia è membro effettivo della Nato. Del resto questo non le ha impedito di svolgere nel conflitto libico, tuttora irrisolto anche se in fase di stallo, un ruolo determinante per gli equilibri nel Mediterraneo intervenendo militarmente a fianco di Tripoli ma poi sostanzialmente accordandosi con Putin per la spartizione territoriale. Con un Europa che è rimasta a guardare, compreso il nostro Paese alla ricerca di spazi che sembrano ormai di difficile accesso. Recep Erdogan continua a fare il bello e il cattivo tempo nello scacchiere internazionale e finora i fatti gli stanno dando ragione o almeno fanno ritenere inossidabile il suo carisma.
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Autore. Alessandro Perelli è Vice Presidente di ALDA (Associazione del Consiglio d'Europa) e membro del Consiglio di amministrazione, in rappresentanza della Regione Friuli-Venezia Giulia, Italia. Dal 1980 ha lavorato alla Regione e dal 1999 presso il Servizio Relazioni Internazionali dove si è occupato di progetti e accordi di cooperazione internazionale fino ad agosto 2017. Dal 2000, anno in cui la Regione Friuli-Venezia Giulia è entrata a far parte di ALDA, Perelli ne ha seguito la vita associativa per conto della regione , facendo parte del Consiglio Direttivo, dove ricopre dal 2016 il ruolo di Vice Presidente. È particolarmente interessato all'area del Mediterraneo e alla creazione delle nuove Agenzie della Democrazia Locale in Tunisia e Marocco. Inoltre, Perelli ha seguito le attività delle Agenzie a Verteneglio, nell'Istria croata e Gyumri in Armenia con cui è associata la Regione Friuli-Venezia Giulia e Niksic in Montenegro di cui la Regione che rappresenta è capofila. Ha partecipato ai lavori preparatori della neonata Rete Balcanica per la Democrazia Locale (BNLD) svolgendo attività di promozione di ALDA in qualità di ambasciatore organizzando convegni di cui uno a Lecce con la presenza di enti e associazioni locali e uno all'Università di Trieste insieme a l'Associazione giovanile serba. Inoltre, per conto della Regione Friuli-Venezia Giulia, è entrato a far parte della Commissione Consultiva Nazionale sulla nuova Legge di Cooperazione e del Gruppo di Lavoro Interregionale Nazionale, occupandosi in particolare del tema dell'adesione dei Paesi dei Balcani Occidentali all' Unione Europea e alla creazione di un mercato unico, proseguendo la collaborazione con la Camera di Commercio serba anche dopo il suo pensionamento. Alessandro Perelli ha inoltre svolto attività politica come segretario provinciale del Psi, assessore e consigliere comunale di Trieste. Ha collaborato scrivendo articoli di politica estera per il quotidiano Avanti! i e oggi per la Giustizia online È anche presidente dell'Associazione Culturale "Socialisti liberali triestini".