Di Gennaro de Blasio
Ha vissuto la sua vita con un grande senso di colpa Stefano Sparti. Della menzogna di suo padre ne aveva fatto un peccato da cancellare.
Il senso di vergogna l’ha portato persino nel nome, ricordando l’ entusiasmo di suo padre per aver chiamato il figlio Stefano in modo che le sue iniziali fossero state S.S..
Il suo corpo è stato ritrovato giovedì nel cortile della sua abitazione in largo Ferruccio Mengaroni, a Tor Bella Monaca, dopo un volo di 14 metri.
Nella tasca dei pantaloni della vecchia tuta che indossava gli inquirenti hanno rinvenuto le chiavi di casa.
Il padre (Massimo Sparti) è stato il grande accusatore dei NAR, indicandoli come colpevoli della strage del 2 agosto 1980. Disse che nell’occasione fu lui a fornire i documenti falsi alla coppia Mambro, Fioravanti, in quanto erano stati riconosciuti alla stazione pur essendo travestiti da tirolesi. Massimo Sparti usci dal carcere con una diagnosi di tumore al pancreas basata su certificazioni false. Infatti sopravvisse a lungo e quando stava per morire davvero il figlio Stefano gli chiese ragione di quella menzogna. Massimo Sparti rispose che “lo aveva fatto per loro, per la famiglia”. Stefano lo raccontò e naturalmente non fu creduto. Non se ne riusciva a fare una ragione.
Stefano era disperato perché nessuno voleva credergli. Al processo Ciavardini aveva testimoniato sbagliando su una data, a quarant’anni di distanza e parlando di una cosa successa quando era un bambino. Lo hanno inquisito per falsa testimonianza.
Negli ultimi tempi della sua difficile esistenza, dovuta anche alle difficili condizioni di vita del figlio, si era lasciato andare.
Il non essere stato creduto e anzi l’essere stato denunciato è solo uno degli elementi che lo hanno spinto giù dal quattordicesimo piano.
Una vita densa di tragedie quella di Stefano Sparti, a cui vogliamo dare atto in queste poche righe del suo intento nobile, quello di stabilire la verità.
In questo intento Stefano ha insistito anche contro il consiglio delle persone che suo padre aveva denunciato e che, conoscendo la delicatezza della procura, gli suggerivano di restarne fuori.
Lo hanno trattato da bugiardo, hanno preferito dare credito a una testimonianza da storia dell’ingiustizia come quella del balordo che gli era padre.