Molto bella e toccante l’intervista rilasciata al Corriere da Stefania Craxi sul padre Bettino. Autentica, appassionata. Testimonianza di un amore profondo che la figlia nutriva per il genitore, sia nelle vesti di leader politico, sia in quelle private, alle quali riserva anche qualche stoccata. Un orecchino strappato ad Ania Pieroni e il rimprovero del padre: “Voi due mi farete finire sui giornali”. Quel che non mi convince dell’intervista di Stefania é quel parlare a nome dei socialisti e soprattutto quel dare per scontato che la sua scelta politica nel centro-destra sia l’unica possibile. Parto da un dato inconfutabile. Conoscevo bene la pietas cristiana di Bettino sui vinti. Quel vae victis che é una costante della storia scritta dai vincitori. Conoscevo anche il giudizio storico di Bettino sul fascismo, che non era affatto liquidatorio né tanto meno grottesco. Quando, nel 1974, venne a Reggio Emilia e pranzammo insieme io parlai di stragi fasciste e lui mi interuppe: “Questi sono terroristi. Il fascismo é stata una cosa seria”. Il giudizio storico, che poi sarà quello del più illustre studioso del fascismo Renzo De Felice, non gli ha però mai impedito di definirsi antifascista, di sfilare ogni 25 aprile magari col padre Vittorio, in casa del quale, come ricorda Stefania, si riuniva il Cln milanese, e che divenne vice prefetto della Liberazione a Milano, con Riccardo Lombardi prefetto, e poi anche prefetto di Como. Non sopportava le discriminazioni, neanche quella di Almirante e per questo fu il primo ad incontrarlo nelle consultazioni per la formazione del suo governo. La potenza della democrazia era per lui tolleranza e rispetto per tutti coloro che non intendevano sovvertirla. Era la forza della ragione, più forte della ragione della forza, assorbita anche durante il suo viaggio in Cile e l’omaggio a Salvador Allende. Ecco perché il sogno richiamato da Stefania, di vedere fascisti e antifascisti a Piazza Loreto riconoscere non tanto l’ignominia delle due orrende messe in scena, quella, prima, dei partigiani fucilati e poi di Mussolini, la Petacci e i gerarchi a testa in giù, ma addirittura l’auspicio che si dessero la mano reciprocamente, quasi in una sintesi impossibile delle ragioni e dei torti, mi sembra francamente un’azzardo. Ma torniamo ai socialisti. Innanzitutto mi chiedo quali socialisti. Quelli che fino a 31 anni fa votavano Psi, penso. Non c’è dubbio alcuno, lo rivelano tutti i sondaggi, che costoro nel 1994 abbiano votato in larga maggioranza per Forza Italia. Questo orientamento é stato prodotto in parti uguali dal carattere politico di Berlusconi, da sempre vicino a Craxi, ma anche dalla volontà di non darla vinta ai comunisti che avevano perso nella storia e grazie al Pool Mani pulite si avviavano a vincere nella politica. Mi chiedo però, dopo quasi trent’anni, cosa sia rimasto oggi. Intanto bisogna ammettere che parte non trascurabile del vecchio elettorato del Psi non c’é più per l’inesorabile legge della vita. Poi che non c’é più neppure il vecchio progetto berlusconiano della rivoluzione liberale. E infine che non c’é più un centro con un’appendice di destra, ma semmai una destra con un’appendice di centro. Tre particolari che Stefania non può e non deve trascurare. Stefania potrebbe obiettare che pur tuttavia l’attuale sinistra (basta verificare il numero di vie e di piazze intitolate a Craxi e rapportarle alle corrispondenti coalizioni politiche) mantiene sul leader socialista, e complessivamente sulla storia del Psi, un atteggiamento che oscilla tra la criminalizzazione e la dimenticanza. E che, a proposito del rapporto con la magistratura, insiste con una posizione di consapevole e colpevole forma di subalternità e di contrarietà preventiva a tutti i tentativi, sia referendari sia governativi, di introdurre radicali mutamenti. Ma il punto é questo. Come non cadere nelle grinfie di una destra-destra che pensa di risolvere la questione dell’immigrazione abolendo la protezione speciale o con la chiusura dei porti e nel contempo non arrendersi a una sinistra sempre più populista a traino Schlein e Cinque stelle. Che é poi la questione che si pongono i socialisti liberali. E li spingono ad esplorare altri, sia pur tortuosi, cammini.
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Direttore. Nasce a Reggio Emilia nel 1951, laureato in Lettere e Filosofia all’Università di Bologna nel 1980, dal 1975 al 1993 é consigliere comunale di Reggio, nel 1977 é segretario provinciale del Psi, nel febbraio del 1987 è vice sindaco con le deleghe alla cultura e allo sport, e nel giugno dello stesso anno viene eletto deputato. Confermato con le elezioni del 1992, dal 1994 si dedica ad un’intensa attività editoriale (alla fine saranno una ventina i libri scritti). Nel 2005 viene nominato sottosegretario alle Infrastrutture per il Nuovo Psi nel governo Berlusconi. Nel 2006 viene rieletto deputato nel Nuovo PSI. Nel 2007 aderisce alla Costituente socialista nel centro-sinistra. Nel 2009 é assessore allo sport e poi all’ambiente nel comune di Reggio. Dal 2013 al 2022 dirige l’Avanti online.
4 commenti
Penso che la mano (politica) dovrebbero darsela Stefania e Bobo.. incontrandosi al centro: un centro socialista e liberale. Non porterebbero un grande contributo al socialismo liberale?..
BRLLO E MOLTO REALISTICO L’ARTICOLO DU CRACSI E IL PENSIERO LIBERALE DRLLA TOLLERANZA NEI DIBATTITI E NELLE SNALISI DEI FENOMENI POLITICI. IL FITURO? SCSTURITA’vfsl processi drmocratici e dsl socialismo inteso come ideologia per il bene vomune che e’ wuella della democrsxia, fella crescita civile e dei vslori umani. Adsjora w il socialismo nella librrta’ fi scelta.
Un articolo da condividere totalmente n
E’ verosimile che nel 1994 i socialisti abbiano votato in larga maggioranza per Forza Italia, e chi allora fece tale scelta cercava di trovarvi innanzitutto un approdo “garantista”, contro il clima “forcaiolo” vigente all’epoca, e credo che su questo piano Forza Italia abbia sempre corrisposto, nonostante qualcuno possa aver provato delusione quanto a mancato, o differito, o insufficiente, realizzo della rivoluzione liberale.
Poi ci fu chi ritenne di abbandonare quell’approdo per esplorare altri lidi, forse ritenendoli più gratificanti, o avanzando la tesi che i socialisti non potessero che stare a sinistra, o per altre ragioni, mentre se fosse rimasto dov’era, e dove il garantismo è innegabilmente di casa, l’attuale centrodestra potrebbe avere una composizione numericamente più equilibrata (per quanti lamentano che sia troppo sbilanciato a destra).
Paolo Bolognesi 18.04.2023