La conferma del socialista Pedro Sanchez alla guida del Governo spagnolo sta per diventare realtà. Lo si era capito già dall’esito delle ultime elezioni politiche anticipate, con l’intelligenza e la cultura politica che lo ha sempre contraddistinto, dallo stesso leader dei PSOE, che si era dimesso prima della fine della legislatura. I socialisti avevano ottenuto un risultato superiore alle aspettative e il primo posto nei consensi non era bastato ai popolari né per assumere la maggioranza assoluta alla Camera né per ottenerla con una coalizione con l’estrema destra di Vox. Re Filippo VI, quando, correttamente dal punto nei vista istituzionale, aveva conferito l’incarico di formare il nuovo Esecutivo al Presidente dei popolari Alberto Nunez Feijoo, ne era ben conscio ma aveva dovuto attendere il mese concesso di prammatica per espletare il tentativo per poi chiamare Pedro Sanchez.
E anche se Sanchez, numeri alla mano, era l’unico in grado di portare in porto il risultato, c’era molta attesa per conoscere a quali condizioni avrebbe raggiunto l’accordo con Juntos (Uniti per la Catalogna), gli indipendentisti di Carles Puigdemont indispensabile per poter assicurare governabilità (dato per scontato l’apporto del resto della sinistra e degli automomisti baschi). Come era prevedibile lo snodo fondamentale della trattativa che ha portato all’intesa è stata la legge di amnistia per i reati commessi in seguito al referendum illegale del 2017 organizzato dal governo catalano e che portò alla successiva proclamazione bei indipendenza che causò incarcerazioni e la fuga in Belgio dello stesso Puigdemont, ancora lì rifugiato.
Un problema non da poco in quanto bisognava elaborare un testo che non potesse essere annullato dalla Corte Costituzionale e che non potesse prestarsi a interpretazioni personali di singoli giudici in agguato per colpire coloro che, a loro parere, attentassero all’ integrità dello Stato. E nello stesso tempo che superasse i dubbi in proposito delle istituzioni europee. Pedro Sanchez dovrebbe esserci riuscito anche perché l’accordo con Juntos segna l’apertura di una nuova fase e contribuisce a risolvere lo storico conflitto sul futuro politico della Catalogna anche sulla base di posizioni divergenti. E non poteva che essere così, considerato quello che era accaduto. Una sorta di compromesso che però sembra aver convinto gli indipendentisti che hanno anche ottenuto il trasferimento del 100% di tutte le imposte pagate al governo locale e l’ unicità istituzionale, culturale e linguistico della Catalogna.
I popolari e Vox stanno facendo di tutto per rendere incandescente il clima politico in seguito a questo accordo organizzando manifestazioni di protesta nella capitale e in altre città spagnole e accusando Sanchez di voler attentare ai valori costituzionali. A Madrid un uomo ha sparato a bruciapelo al fondatore di Vox Alejo Vidal-Quadras, ferendolo e sfiorando, con un colpo di pistola i suoi occhi, ma l’episodio non sembra collegabile all’intesa di governo in quanto determinato invece dai legami dello stesso con l’opposizione iraniana. Pedro Sanchez prosegue senza esitazione il suo cammino ormai vicino alla meta. La riunione del Congresso dei deputati che dovrebbe assegnargli il via libera dovrebbe tenersi i prossimi 15 e 16 novembre. Pedro Sanchez è riuscito a stupirci ancora una volta e a zittire i suoi detrattori.