Di Marco Andreini
La storia del movimento dei lavoratori e soprattutto dei partiti politici da esso scaturiti ha sempre fatto oscillare il pendolo fra massimalisti e riformisti.
Il riformismo è un orizzonte politico ben preciso, che si pone l’obiettivo di migliorare per via legislativa da un lato, sindacale dall’altro , le condizioni delle fasce più deboli della società.
Da un po’ di tempo è nato un nuovo gioco di società “come rendere attuativo l’art 39 della Carta ,il bello è che chi si diletta in questo gioco non si rende conto di quali danni giganteschi possa creare.
L’art 39 non nasce a caso ed è scritto proprio in quel modo, perché i costituenti erano ben consapevoli ,che dopo venti anni di regime autoritario ,si dovevano creare le condizioni, affinché i lavoratori e le aziende potessero associarsi in libere associazioni.
Ed a queste associazioni libere che i Costituenti hanno assegnato il compito di definire le condizioni salariali e normative dei lavoratori, consapevoli che sarebbero state in grado di determinare i livelli salariali sufficienti per la sussistenza e per una vita dignitosa.
Non solo,ma a corollario degli auspici dei costituenti venne appositamente costituito il CNEL formato da personalità e funzionari nominati dalle parti sociali, una sorta di camera di compensazione sociale nel quale venivano analizzate i mutamenti della società
Il CNEL è inoltre il depositario di tutto l’archivio storico della contrattazione italiana e se il 95% dei contratti depositati sono firmati dalle organizzazioni maggiormente rappresentate, e la CGIL ha più consiglieri di tutti, 6,di cosa stiamo parlando, direbbe Landini.
Tutta la giurisprudenza del lavoro, almeno fino a ieri, ha sempre considerato come contratto applicabile al lavoratore ,quello del settore di appartenenza e la prassi fatta di 70 anni di storia giurisprudenziale, non ha mai messo in discussione questo dato, così come l’erga omnes, che sia detto per inciso, con l’attuale livello di consenso, anche nel settore industriale del sindacato confederale oggi non avrebbe alcun motivo di esistere. Quello che i giocatori di questo Arcade non considerano assolutamente, perché ne ignorano i contenuti, è la straordinaria originalità del modello sindacale italiano che ha ottenuto tutte le conquiste condensate in quei contratti come frutto di grandi elaborazioni culturali e di anni di lotte e di grandi mobilitazioni, che si sono concretizzate proprio nella costruzione di strutture sindacali come i consigli di fabbrica e le RSU ,non nominate dai soli sindacati, ma elette democraticamente a voto segreto da tutti i lavoratori.
Sembra oggi ,quasi di tornare in una sorta di metaverso ,agli anni in cui il salario era una variabile indipendente.
O per i più scafati di tornare al famoso accordo di San Valentino 84 che fece si saltare l’unita sindacale, ma che ci portò diritti alla firma di quel patto sociale, accordo Ciampi 93, che ci aprì le porte, fino ad allora sbarrate dell’Europa.
Ora che il mondo della Fiom e della grande dinastia comunista reggiana, che dovette soccombere alla volontà carismatica di Bruno Trentin che con Veronese inventò la politica della concertazione, è comprensibile che voglia tornare al tempo che fu. Per la loro concezione di sindacato che sembra scimmiottare il vecchio anarco sindacalismo del biennio rosso, , ciò che è vitale è separare i destini delle classi, e creare sul luogo di lavoro un regime di conflittualità perenne ,dando per assunto che vada superato il sistema di mercato.
Noi riformisti che invece ci poniamo, modestamente , l’obiettivo di migliorare le condizioni dei lavoratori dipendenti e autonomi, pensiamo che l’azienda sia un vero e proprio valore sociale nella quale il fattore lavoro, debba avere lo stesso peso del capitale che viene investito , da chi ne possiede la proprietà , e per questi motivi il nostro orizzonte non è la conquista del sol dell’avvenir ma la Cogestione alla tedesca e l’azionariato dei lavoratori .
Ed infatti tutto il sindacato fino a ieri aveva sempre osteggiato unitariamente qualsiasi tentativo di definizione del salario per legge, consapevole che questo fatto di per sé testimonia l’insussistenza del sindacato stesso.
Per tutti questi motivi è incredibile che il popolo dei riformisti non si renda conto di quali pericoli possa causare, una simile idea populista come quella del salario minimo che ripropone alla lettera la proposta Grillina della ministra Cataldo.
Sempre meno lavoratori si iscrivono ai sindacati e sempre meno aziende alle associazioni di categoria, cosa impedirebbe alle aziende di rispettare il salario per legge e di uscire dalla contrattazione ,niente, a meno che non si pensi di affidare un giudice a ogni azienda.!!
La cosa ancora più paradossale è che non ci si renda conto che verrebbe colpita tutta quella fascia mediana che sarebbe livellata verso il basso e non si venga a dire che sarebbe solo una base minima, perché essendo tutta la contrattazione dei livelli basata sulla parametrazione 100/200,di fatto si esproprierebbe le parti sociali dal compito che gli hanno assegnato i padri costituenti.