Di Alessandro Perelli
In molti si chiedevano su quale buccia di banana sarebbe potuto scivolare Aleksander Vucic , Presidente della Repubblica e leader incontrastato del Partito progressista serbo, dopo aver stravinto le elezioni presidenziali, quelle politiche e quelle amministrative delle principali città tra cui la capitale Belgrado. Un’opposizione divisa e ridotta ai minimi termini non avrebbe presentato in Parlamento nessun particolare pericolo.
La situazione economica , tutto sommato, faceva della Serbia , Paese dei Balcani occidentali , quello in migliori condizioni per quanto riguarda l’occupazione e gli investimenti esteri. Il problema della collocazione rispetto all’ aggressione di Putin all’ Ucraina era stato risolto con una condanna dell’ intervento russo ma con una mancata adesione alle sanzioni che avevano causato qualche malumore in Occidente ma nulla di più. Il cammino verso l’ adesione all’ Unione Europea proseguiva con un progressivo adeguamento ai criteri richiesi dall’ UE.
Rimaneva forse il problema legato al riconoscimento dell’ indipendenza del Kosovo spinto dagli Stati Uniti e dalla gran parte degli Stati europei, ma anche da questo punto di vista sia da parte americana che da quella di Bruxelles si era dato atto a Vucic di una volontà costruttiva concreta che anzi, negli ultimi tempi, aveva trovato come ostacolo solo l’ oltranzismo del Premier kosovaro Kurti. E su tale questione l’ opposizione serba, a parte forse l’ estrema destra, aveva poco da speculare. Ma ecco che nello spazio di due giorni dal 3 al 5 maggio scorso si è assistito a due stragi in cui sono morte 17 persone con parecchi feriti, molti minorenni.
Fatti inauditi che hanno messo il Paese sotto shock. La prima avvenuta nel centro di Belgrado, in una scuola, dove un tredicenne con una pistola ,che aveva nello zaino, ha sparato uccidendo otto studenti e un bidello. L’ altra si e’ verificata nel villaggio di Dubona, non lontano dalla capitale, dove un ventunenne, dopo una lite , ha aperto il fuoco con un arma automatica uccidendo otto persone. Fatti di violenza in Serbia si erano già svolti nel passato ma mai così ravvicinati, di queste dimensioni e così difficili da spiegare.
L’impatto con l’opinione pubblica è stato devastante e all’opposizione, priva di nuovi argomenti politici, non è sembrato vero poter cavalcare lo sconcerto popolare. Subito sono state chieste le dimissioni del Governo giudicato colpevole da una parte di aver ignorato le circostanze e le cause che hanno determinato l’ esplosione della violenza dall’altra di non prendere nessun provvedimento in proposito.
Per la verità, il Governo ha approvato una serie di misure in risposta a quanto accaduto come una prossima modifica della legge sulle armi e sulle munizioni con immediate sanzioni più severe per i trasgressori e per coloro che detengono armi illegalmente ma ciò non è servito a calmare l’indignazione popolare che si è concretizzata in una serie di manifestazioni a Belgrado, Novi Sad e nelle principali città partecipate da decine di migliaia di persone che naturalmente gli oppositori di Vucic hanno visto come una chiara condanna del Governo.
Ma Aleksander Vucic ha affrontato gli avvenimenti con la consueta lucidità. Non tanto perché a voluto rispondere con una oceanica manifestazione nella capitale in cui ha fatto capire che la maggioranza del popolo serbo sta sempre dalla sua parte quanto con un iniziativa politica nuova che nessuno poteva prevedere .Ha lanciato la proposta della formazione di un nuovo Movimento per la Serbia oltre i partiti tradizionali che dovrebbe raccogliere tutti coloro che operano per il bene e il futuro del Paese, non escludendo neppure nuove elezioni.
Un Movimento per lo Stato, secondo le sue parole non antipartitico ma sopra i partiti . Secondo Vucic il Paese attraversa il suo piu ‘difficile periodo politico e ha bisogno di unità. Il lancio è stato fatto qualche settimana prima delle due stragi ma proprio in seguito a queste ha guadagnato una grande attenzione popolare. I prossimi giorni ci permetteranno di conoscere meglio gli scopi politici di questa iniziativa ma l’ impressione e’che il Presidente serbo abbia ancora una volta colto nel segno puntando sull’ orgoglio e sul senso nazionale dei cittadini e togliendo spazio all’ opposizione.