di Alessandro Perelli.
Che in Croazia i rapporti tra il Presidente della Repubblica Zoran Milanovic e il Premier Andrej Plenkovic non fossero idilliaci lo si era capito da tempo anche per la differente provenienza politica. Il primo, socialdemocratico, eletto Capo dello Stato in un periodo in cui i conservatori dell’ Hdz contavano di una solida maggioranza di consensi. Il secondo rieletto Primo Ministro proprio quando ,alle ultime elezioni politiche, il suo partito, l’ Hdz, aveva dovuto subire una scissione a destra con l’accusa di tradire gli interessi nazionali essendo troppo favorevole ai valori europei. Ma quanto avvenuto negli ultimi giorni ha, di fatto, posto il Paese di fronte ad una vera e propria crisi istituzionale dai contorni incerti e non ancora risolti e che, in ogni caso, hanno portato un grave danno non soltanto sul piatto interno ma sull’immagine internazionale di Zagabria. Il motivo scatenante la nuova querelle tra i due e’ stata la nomina del Direttore dei Servizi segreti militari che, per dettato costituzionale, deve essere controfirmata sia dal Presidente che dal Premier. Milanovic non ha la minima intenzione di apporre la sua firma sul nome proposto dalli Esecutivo. E per spiegare le sue ragioni ha lanciato, in una conferenza stampa, accuse durissime a Plenkovic che, a suo giudizio, attaccherebbe l’ordine costituzionale e la democrazia volendo porre sotto il proprio controllo tutte le istituzioni dello Stato. Immediata e’ stata la replica di Plenkovic. Il Primo Ministro ha prima contestato duramente le parole del Capo dello Stato rinfacciandogli di aver minacciato l’Esecutivo e di aver criticato una legittima proposta del Governo per poi entrare nel merito e difendere la scelta di Mijo Validzic come capo dell’intelligence militare . Validzic e’ un membro dell’ Unità antiterrorismo e, secondo il Premier, non può essere accusato di politicizzazione del settore dei Servizi segreti, come afferma Milanovic. Naturalmente lo scontro non si è esaurito qui. A parte la risonanza immediatamente acuita dai commenti dei media, l’ opposizione ha colto l’occasione del braccio di ferro per chiedere una sessione straordinaria del Sabor ( il Parlamento di Zagabria), che, pur inattivo per il periodo di ferie estive, dovrebbe riunirsi per affrontare la questione in caso di sua mancata soluzione. L’ opposizione unisce tra l’altro questo problema al cosiddetto scandalo del gas che, per una questione di pagamenti sottocosto, ha coinvolto l’Esecutivo e alla crisi che ha colpito il settore della giustizia con lo sciopero ad oltranza messo in atto dagli impiegati di Tribunali e Procure. Un periodo non facile per il Governo Hdz (partito che fa parte del gruppo parlamentare dei popolari europei), già alle prese, dopo la recente entrata della Croazia in Schengen e l’adozione dell’ euro, di una serie di rincari pesanti sui generè di consumo che si stanno riflettendo anche sul buon andamento della stagione turistica i cui introiti sono indispensabili per il buon andamento della situazione finanziaria ed economica. Si stanno intensificando i tentativi anche sotterranei di cercare una mediazione tra le due posizioni. Nonostante nessuno dei due dica di voler fare passi indietro si ha la sensazione che un possibile compromesso possa essere trovato per il bene del Paese. E vi e’ anche chi fa notare che Milanovic e Plenkovic siano , tutto sommato, due “vecchie volpi” della politica croata. E che lo scontro che li ha visti protagonisti sia anche un mezzo per rinforzare la popolarità dei due partiti, quello socialdemocratico e quello conservatore di centri destra, di cui sono i principali rappresentanti e che nelle ultime prove elettorali hanno visto molti dei loro consensi uscire verso nuove formazioni politiche di destra e di sinistra ecologista. Un gioco delle parti fatto anche per riportare l’ attenzione di un elettorato croato sempre più demotivato verso la forze politiche tradizionali in cerca di nuova credibilità per fermare l’ assenteismo e la progressiva delegittimazione.