Secondo l’ex capogruppo del Pd al Senato Marcucci per i riformisti e i liberaldemocratici non c’é più spazio nel Pd, mentre in un post il presidente di Azione Matteo Richetti invita esplicitamente “popolari, liberali e socialisti” a considerare il cosiddetto Terzo Polo come la loro casa naturale. Lorenzo Guerini, leader di Base riformista, continua la sua polemica interna sull’elezione dei presidenti dei gruppi Pd alla Camera e al Senato (Braga e Boccia, due fedelissimi di Elly Schlein, la prima franceschiniana storica) e sugli assetti della nuova segreteria, nonché sui vice segretari.
Complessivamente non sono certo sparite le correnti. Anzi, ne é nata una nuova. Come sempre capita alcuni parlamentari, una ventina, che avevano votato per Bonaccini, hanno disertato l’incontro col loro ex leader e fondato un nuovo gruppo che si chiama Nuovi ulivisti pronti a trasferirsi sul carro del vincitore. Dal nome scelto pare che costoro, più che a Elly, intendano riferirsi a Romano Prodi, che di questa nascita non credo sia stato avvertito. Ma resistono gli altri gruppi. Tra questi c’é anche Piazza grande, fondato non da Lucio Dalla, ma da Zingaretti, che delle correnti aveva combattuto l’abuso dimettendosi da segretario. Evidentemente delle altre correnti, non della sua.
Resiste anche il gruppo dei Giovani turchi, non di Ataturk, ma solo di Matteo Orfini. E poi quelli, diciamo cosi, tradizionali: la componente di sinistra di Cuperlo, quella di semi sinistra di Orlando, la corrente di centro di Franceschini, detta Area dem, e quella ex renziana di Guerini. Ma il frazionamento non finisce qui. Ci sono i potentati regionali di De Luca e di Emiliano. E, naturalmente, i riconvertiti ex Articolo 1 di Speranza. In mezzo a questi intrighi Elly sta passando dalla poesia alla prosa della politica, dagli slanci ideali e dagli accordi di piazza, dai clamori della vittoria e dalla sua luna di miele, ai bilancini delle richieste e delle compensazioni.
Le vice segreterie saranno due o a tre? Comprenderanno anche un esponente della minoranza oppure no? E la segreteria di quanti esponenti sarà composta? La minoranza avrà due o quattro o più posti? Quando non si é al governo e si é esclusi dalle nomine degli enti di Stato, quando non si hanno presidenze di commissioni parlamentari, quando si deve vivere di solo Copasir, la vita si fa dura. E tutte le aspettative si concentrano sugli incarichi di partito. E già balena la domanda sui cacicchi da punire. Cacicco l’è De Luca, al quale si intende negare un terzo mandato, a causa delle tessere gonfiate in Campania, ma in realtà dell’appoggio a Bonaccini. Poco importa di un possibile ribaltone in Regione. De Luca off limits. Anche Emiliano è a due mandati pieni. Cacicco II?
Elly di prosa appare diversa e anche un po’ spaesata. Ma dietro di lei, pronti ad aiutarla, non mancano i soliti capi corrente, ognuno con la sua bilancia a pesare i suoi prodotti e a dimostrare che valgono di più. E lei, col sorriso, dicono ascolti tutti. Vedremo cosa riuscirà a combinare. Per ora ha solo cambisto abito, imborghesendosi un po’. Ma l’abito, com’è noto, non fa il monaco.
2 commenti
Caro Mauro.
Questi che elenchi con chiarezza sono solo giochi interni…. “Lotta per bande” direbbe uno che conosco.
La realtà politica mi pare peggio.
Nel discorso di insediamento ha definito il Governo Meloni come quello più a destra della storia Repubblicana.
Oggi pare che non la pensino così i giornali esteri.
Da subito e da Reggiano ho pensato ad un vero governo fascista di destra… Tambroni/Scelba.
Penso che l’aggettivazione di un comportamento non stia nella semantica del nome attribuitogli ma nel comportamento stesso ovvero nei fatti che lo caratterizzano.
Se il buongiorno si vede dal mattino sbagliare la mira sull’avversario politico significa sbagliare politica.
Sinceramente credo che il deserto in cui si trova ora la Sinistra sia ancora lungo da attraversare e gli attuali caravanieri non siano certamente dei Tuareg.
Con passione socialista
Roberto
Parto dalle conclusioni di questo Editoriale, laddove si legge che “l’abito, com’è noto, non fa il monaco”, per trasferire detta massima sul versante di chi si dichiara oggi riformista e liberaldemocratico, posto che le due parole sono indubbiamente seducenti, ma per non renderle concetti astratti e fantasiosi, e di sola e semplice facciata, vanno poi tradotte in atti concreti, il che, a mio modesto vedere, lo si può constatare soprattutto nella gestione delle materie delicate e problematiche, dove si misura la capacità di proporre soluzioni realistiche e praticabili (che uniscono idealità e pragmatismo).
Almeno questa è l’idea che mi sono fatto del riformismo e della liberaldemocrazia, il cui esercizio tuttavia, e salvo mie sviste, non mi è sembrato essere una costante all’interno di quelle componenti della sinistra che ora si definiscono riformiste, ma il futuro potrà forse riservarci qualcosa di diverso. Circa il reddito di cittadinanza, per es., tematica sicuramente complessa, ho sentito ripetutamente dire che andrebbero introdotti dei correttivi, ma poi, di fatto, ho ascoltato soltanto critiche all’operato del Governo in carica (sbaglierò, ma non mi pare un atteggiamento di segno riformista)
Paolo Bolognesi 30.03.2023