Siamo sempre al solito punto. Parlo della sinistra ideologica, quella radical chick, quella di piazza e di champagne. Quella che ho sempre contestato in nome del riformismo muto e del socialismo liberale e dei diritti. Quello di una sinistra che cambia, non dogmatica e settaria. Di una sinistra che sa mutare opinione mantenendo una sua coerenza sulle idee di fondo. E che forse si é dispersa e rarefatta in Italia perché non la vedo. E se la cerco non la trovo. Tentiamo uno scambio di ruoli. E cioè che sia stata Israele a invadere con alcune centinaia di kamikaze la Striscia di Gaza ammazzando e sgozzando ragazze e ragazzi e perfino bambini. E facciamo che la sera stessa in Italia si promuovessero manifestazioni contro i palestinesi così orrendamente trucidati. E’ talmente inverosimile questo capovolgimento della realtà da non poter essere minimamente creduto, lo so. Ma sapendolo si acquisisce già una differenza incancellabile tra Tel Aviv e Hamas che non può essere ignorata neppure da Santoro, quello del né-né come ai tempi delle Bierre. Ma continuiamo col paradosso inverosimile. Pensate voi che la sinistra della piazza non si sarebbe riversata compatta in tutti i vicoli, non avrebbe issato le bandiere palestinesi ovunque, non avrebbe gridato all’orrore? Beppe Severgnini si chiede oggi il motivo per cui una certa sinistra non riesce a condannare fermamente Hamas. E’ poi la stessa sinistra che non riesce, se non dopo molti distinguo, a stare da una parte sola della barricata in Ucraina, cioè dalla parte dell’aggredito. E la ragione sta nella natura prevalentemente anti occidentale della sinistra italiana, nella sua ideologia che nega all’Occidente il diritto di vivere come vive. Anche in questo secco e superficiale ragionamento ci stanno molte possibili variabili. Le teocrazie medio orientali, i vari sceicchi che hanno alimentato il terrore, gli stati che usano il dollaro come noi lo zucchero nel caffè, sarebbero stati sfruttati da noi? E i palestinesi che avrebbero diritto a uno stato, e che non ce l’avevano neanche prima della costituzione dello stato di Israele, da chi sono stati precipuamente oppressi? Perché Egitto, Giordania e Libano hanno subito occupato i territori sui quali, secondo l’Assemblea dell’Onu del 1947, doveva sorgere lo stato palestinese? E perché tutti i territori conquistati nel 1967, tranne le colonie israeliane in Cisgiordania, sono poi stati riconsegnati a Egitto e Giordania un minuto dopo il trattato tra Israele e quei due paesi che hanno riconosciuto il diritto all’esistenza di Israele? Oggi ovviamente tutti in piazza per protestare contro i bombardamenti a Gaza. Nel precedente editoriale ho tentato di spiegare come a Gaza gli obiettivi militari siano mischiati alle residenza per volontà di Hamas che cerca la strage e di come Israele sbagli a colpire ovunque e comunque sia per motivi umanitari, perché sono ormai troppe le vittime civili palestinesi, sia per motivi politici, per non prestarsi al gioco di Hamas, come ha osservato Thomas Friedman, uno dei più riconosciuti esperti della situazione medio-orientale. I bombardamenti, soprattutto quando colpiscono i civili, sono sempre uno strumento di guerra orribile. Le perdite collaterali una cinica definizione di un dramma umano. Eppure mi sono sempre chiesto perché le bombe che nel 1944 hanno colpito l’Italia seminando decine di migliaia di vittime, anche bambini, non avessero suscitato da parte della popolazione italiana una comprensibile avversione nei confronti di chi quelle bombe lanciava sulle case, sulle stazioni, sulle fabbriche delle nostre città, cioè gli anglo-americani, ma aumentassero invece l’avversione degli italiani nei confronti dei nazifascisti. In fondo chi chiama “ebrei” gli israeliani e chi ostenta bandiere naziste oggi non é poi così politicamente lontano da allora. Ma forse anche questo é un paragone che non tiene, vero onorevole Fratoianni e signora?
3 commenti
Perfettamente d’accordo, come quasi sempre, salvo la tua totale adesione al famoso articolo di Friedman sul Corriere di qualche giorno fa. In quell’articolo Friedman in sostanza diceva cosa Israele non dovesse fare , cioè invadere Gaza, ma alla domanda su cosa Israele dovesse fare , rispondeva : ” non lo so “. E’ la stessa posizione di tutti i commentatori non palesemente filo Hamas ( vero Amnesty Internationel ? Vero Medici senza Frontiere ? ) , e mi sembra una posizione di comodo .
E’ piuttosto imbarazzante passare alle questioni interne, cioè nazionali, mentre si sta parlando di conflitti in corso, col rispettivo carico di vittime e di dolore, ma nel leggere qui del “né – né come ai tempi delle Bierre”, mi viene naturale fare il confronto con quanto ebbi a scrivere dieci giorni fa commentando su queste pagine l’articolo “Nemesi”.
Dicevo in quelle righe che Craxi, da statista qual’era, aveva sempre saputo da che parte stare, senza tentennamenti, e nel contempo senza perdere di vista le eventuali ragioni dell’altra parte, il che è cosa ben diversa dalla “doppiezza” abbastanza ipocrita di chi professa o caldeggia un’equidistanza che rischia di apparire casomai equivoca.
L’avere idee precise, o comunque non incerte, riguardo agli accadimenti, di qualsivoglia natura essi siano, a me sembra inoltre il modo di essere più credibili e convincenti anche in veste di eventuali mediatori, rispetto a chi tergiversa rischiando di trasferire la propria titubanza anche alle parti per le cui controversie si cerca di trovare una composizione.
Paolo Bolognesi 25.10.2023
Mauro sei un grande! Bravo e complimenti