Non si faranno emendamenti, dicono dal governo e l’impegno dei gruppi di maggioranza pare assicurato, ma un maxi emendamento alla fine. Porterà novità? Il punto dolente é rappresentato proprio dalla manovra sulle pensioni. Salvini canta vittoria su quota 103. In effetti sarebbe stata scongiurata quota 104. Ma guardiamoci dentro. Per andare in pensione con 62 anni e 41 di contributi occorre accettare tre penalizzazioni pesanti: il calcolo contributivo della pensione anche prima del 1996, anno di entrata in vigore della legge Dini (con ombre di evidente incostituzionalità perché non si può applicare una legge retroattivamente), il fatto che la pensione non possa superare di 4 volte il minimo Inps, cioè non possa essere superiore a 2.200 euro circa, la finestra tra l’uscita dal lavoro e il percepimento della pensione allungata da 3 a 7 mesi per i privati e da 6 a 9 mesi per i pubblici. Quota 103 diventa solo un numero che difficilmente i pensionandi recepiranno. Se devo andare in pensione un anno prima, prendere 200 euro in meno al mese, rischiare di abbassare il corrispettivo e perfino vedermi arrivare la pensione più tardi, chi me lo ordina? E difatti si calcola che saranno solo poche migliaia i lavoratori che andranno in pensione nel 2024 con queste regole.
Poi c’é l’articolo 33 della legge di bilancio che rivede il rendimento relativo agli assegni degli iscritti alla Cassa dei sanitari, ai maestri d’asilo, ai maestri delle scuole primarie, ai dipendenti degli uffici giudiziari, a quelli degli enti locali. Per costoro, se godono di una quota retributiva inferiore ai 15 anni (si parla di coloro che sono andati al lavoro tra il 1981, se il contributivo scatta per costoro nel 1996, e il 1995, se scatta nel 2010) é prevista una decurtazione. Ma le penalizzazioni più evidenti riguardano Ape sociale e Opzione donna che sono abolite, confluendo in uno strumento unico finanziato dal Fondo per la flessibilità in uscita. Per utilizzarlo ci vorranno 63 anni di età e l’appartenenza a una delle quattro categorie di aventi diritto (disoccupati, caregiver, disabili al 74%, e addetti a mansioni gravose). Il requisito contributivo è pari a 36 anni per gli uomini e 35 anni per le donne.
I medici sono la prima categoria entrata in agitazione. E qui si tocca un argomento molto delicato. Il trasferimento dei medici dal settore pubblico a quello privato é sotto i nostri occhi. Percepiscono già emolumenti più elevati. Tagliare le loro pensioni produce un ulteriore incentivo. Landini e la Cgil ma anche la Uil annunciano sciopero generale. Salvini esalta due suoi cavalli di battaglia (i soldi per iniziare i lavori del ponte sullo stretto e l’abbassamento del canone Rai da 90 a 70 euro). La Meloni e Fratelli d’Italia si gongolano con i bonus famiglia, secondo figlio, maternità e congedo parentale all’80%, Forza Italia per avere scongiurato ogni ipotesi di tassa di successione. Calenda definisce la legge “populista e pericolosa”. In effetti non c’é nulla sulla politica industriale, sulla transizione, sull’orizzonte economico da perseguire. La premier si giustifica di non aver potuto fare di più accusando la Bce e il governo Conte (13 miliardi per maggiori interessi e 20 di superbonus, più dell’importo dell’intera manovra). La verità ë che le promesse elettorali vanno a farsi benedire. Giusto così. Un conto é parlare e spesso sbraitare in piazza. Un conto é governare. E la Fornero? Sogghigna e cosi commenta le novità sulle pensioni, rivolgendosi a Salvini: “Peggioramento della mia riforma? La verità é che lui non se n’é nemmeno accorto”.