Non è Lercio. Peccato, almeno Lercio una risata te la strappa.
Questo brillante post sulla Ferragni mi fa oscillare tra la misurazione della pedata e la rincorsa alle ovaie che rotolano, inesorabili, laggiù, nel sacro tempio delle sacerdotesse, nella valle della somma sapienza e’l primo amore. Dinanzi a loro non furon cose create se non etterne, e loro etterno durano. Lasciate ogne speranza, voi sbagliate.
Si! Donne di ogni nazionalità, tendenza, età e istruzione: siamo sbagliate e dobbiamo prenderne atto. Al massimo possiamo vantarci di sapere che i giornali fanno cronaca e non telecronaca, nonchè di esercitare l’arbitrio di non leggere un articolo o cambiare canale, se venisse trattato di un argomento poco attraente, tipo il Festival di Sanremo. Magra consolazione, indubbiamente.
- Le Donne Sbagliate
Noi sbagliate, siamo femministe (scusateci se osiamo utilizzare questo termine) annacquate (il whiskey, ragazze, solo on the rocks). Consoliamoci constatando che non dovremo assumerci la responsabilità di aver ridotto il femminismo a una macchietta, da cui le donne stesse si sentono di doversi ora allontanare, ora posizionare, talvolta scusare. Le più ortodosse dovranno perdonarmi se seguito nell’errore di considerarmi donna e non femmina, ma io sono anima oltre che corpo, e tutta questa eugenetica mi disturba.
Senza libero arbitrio
Noi sbagliate siamo l’emblema della donna oggetto che, con smalto e rossetto, avalla giorno dopo giorno il patriarcato. Noi sbagliate non comprendiamo. Ci siamo convinte di aver voce in capitolo, ma non è così. Siamo plagiate e boccalone. Ad esempio crediamo che il gusto estetico personale sia davvero frutto delle nostre preferenze, ma non è così: sei convinta che ti piaccia un quadro, una canzone, un capo d’abbigliamento, in realtà non è una tua scelta, ma della società sessista e patriarcale.
Quando ti vesti, ti trucchi, ti pettini, non sono scelte tue. Siamo inconsapevoli vittime del sistema. Dobbiamo dunque divenire discepole, e affidarci agli oracoli prima che sia troppo tardi, prima che la possibilità di raggiungere l’anelato libero arbitrio ci sia definitivamente preclusa.
Le sacerdotesse si stanno sacrificando per noi. La nostra incapacità di comprensione è irrilevante perchè loro ci indicheranno la giusta via; butteremo mascara, lamette e bikini. Impareremo ad amarci così come siamo: con le orecchie da elfa e i capelli blu. Noi sbagliate, una volta espiate le colpe e purificate, potremmo anche ambire all’agognato titolo di femminista e, fieramente, diffondere il verbo tra le altre peccatrici.
Femministe “vere”
Iniziamo dunque ad analizzare il versetto del Vangelo secondo Female Matters. Tra una critica e l’altra -mossa a una donna italiana arrivata ai vertici della notorietà grazie al proprio lavoro e alle proprie capacità, una delle rare compagne di vip non adombrata dal compagno (non è lei Barbie ma lui Ken)- e in linea con la rinomata solidarietà femminile, le guardiane del tempio affrontano il tema dello stereotipo. Lo stereotipo di genere è da loro affrontato sempre con grande veemenza: va combattuto, ma a senso unico. Il pene-munito Blanco è infatti accusato di rappresentare la “tipica” violenza maschile. Un ragazzo di vent’anni a cui non è concesso il beneficio del dubbio; se il suo fosse stato un tentativo (pessimo ma riuscito) per far parlare di sé ? Se gli fosse stato chiesto? A me è suonato più falso del tentato suicidio ai tempi di Baudo. Personalmente confido nel giorno in cui la violenza contro gli oggetti sarà tipica per gli uomini, Immagino i titoli “ennesimo caso di oggetticidio”. Fantastico.
Prima di arrivare al punto focale, vorrei farvi notare che il post che sto commentando presenta il nome del gruppo, ma non è firmato. Non si sa a chi appartenga questa idea. Una femmina senza faccia critica aspramente una donna che la faccia ce la mette, eccome, nel bene e nel male, rendendola spesso bersaglio prediletto degli haters. L’anonimato, immagino, sia per motivi di sicurezza: chi scrive non è una leonessa da tastiera ma, probabilmente, un’importante esponente della lotta al terrorismo, o forse è un’agente della CIA. L’acume della riflessione ci prova che sicuramente lavora alla NASA.
Chiara la “banale”
La donna sbagliata Chiara Ferragni, il fulcro del piccato post, la tratto nelle conclusioni. La scelta è voluta: il finale è la parte di uno scritto maggiormente ricordata. La Ferragni è definita una “femminista (annacquata) liberale”. La colpa di questa bella donna, diplomata al liceo classico e con studi in giurisprudenza, sta nel sacrilegio di aver proposto a Sanremo, emblema della musica e dell’Italia nazional popolare (guardato dalla nonna, dalla badante, dalla professoressa, dalla casalinga e dalla bambina), un suo scritto di facile comprensione, di buoni principi e di incoraggiamento.
Banale? Sicuramente. Banale come la violenza, banale come l’insicurezza, banale come il timore di sbagliare, comune a ogni madre, banale come le difficoltà di una donna nel mondo del lavoro, banale come lo stigma sociale che ancora incombe sulle donne. (Leggi anche Donne dietro al muro)
Chiara Ferragni, che è una donna intelligente, ha scelto giustamente la semplicità e la banalità. Sono certa che queste sibille cumane conoscano l’etimologia della parola banale (la trovate sulla Treccani). Banale significa “che appartiene a tutto il villaggio”, ed è così. Chiara ha esposto verità e problematiche, a tutti note ma, evidentemente, non ancora risolte, e le ha comunicate con un linguaggio semplice e quindi efficace. E’ probabile che le nostre eroine, nella stessa situazione, ci avrebbero proposto una filippica ricca di parole ampullose, su istanze e “problemi” che il popolo delle donne non ritiene tali e di cui non avverte urgenza; il tutto contornato da Pizie e Ipazie. I discorsi tracotanti e dall’aspetto erudito, celano soventemente vuoti di pensiero e inconsistenza della tesi; validi per ammaliare i semplici e gli stolti, forieri di derisione tra i colti, che non sentono mai la necessità di dimostrarsi tali.
Le vesti del Patriarcato
Le Female attaccano la Ferragni anche nell’abbigliamento: il suo vestito dimostra “il bisogno di sentirsi valide per il sesso maschile“. Questa verità le è stata riferita dai tarocchi; carta “La sacerdotessa”: un segno del destino! Per la gioia le si sarà aperto un nuovo chakra. La Sacerdotessa ha sdoganato il parlare dell’aspetto altrui. Prima che si chiuda questo portale ne approfitto per due coming-out, mi trattengo da troppo tempo: non riesco a guardare il viso di Gasparri in tv mentre mangio. Il taglio dei capelli della Schlein mi disturba.
La vestale, nei commenti, ci consegna anche il comandamento finale: la donna giusta, la tetta capezzolata può mostrarla solo quando allatta, va a prendere il sole (in spiaggia, nel prato? -da chiarire-) Le tette sono ammesse solo per foto scientifiche e medicinali (in che senso?), in spettacoli e film dove è strettamente necessario… quindi negli spogliarelli e nei film porno? (da chiarire)
Ce ne faremo una ragione
Voglio chiudere ringraziando Chiara Ferragni che, tornando al tema della violenza di genere, ha devoluto il suo intero cachet per i Centri Antiviolenza (chi sa fa, chi non sa insegna) e trasmesso un messaggio di incoraggiamento. Le donne vittime di violenza, e so di cosa parlo, non hanno bisogno di ulteriori giudizi, nuove imposizioni, e soprattutto di sentirsi sbagliate. Non necessitano di persone che dipingono la donna come una vittima debole. Noi donne sbagliate facciamo errori, subiamo ingiustizie e discriminazioni e, proprio per questo sappiamo lottare. Noi donne siamo fottutamente forti.
Per correttezza farò pervenire al gruppo coinvolto, questo mio umile e peccaminoso scritto, invitando, per un confronto video da remoto, una rappresentante del gruppo (se preferisce può portare un’amica), certa di un riscontro positivo.
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1 commento
grazie anche se complicato per me