La mia regione, l’Emilia-Romagna, sopratutto nel territorio romagnolo, é stata allagata. Sono 14 i morti, quasi 40mila gli sfollati, decine di migliaia senza elettricità. Danni incalcolabili, abitazioni invase dalle acque, strade divenute laghi, in cui i vigili del fuoco e l’esercito hanno nuotato per salvare intere famiglie, auto distrutte, seminagioni violentate, un’intera agricoltura in ginocchio, stalle infangate e contadini che continuano a spalare acqua per salvare le bestie, frutteti di pesche, ciliegie, albicocche interamente devastati. Si impone innanzitutto il rispetto per i morti, la solidarietà per le loro famiglie e il sostegno immediato per coloro che sono stati costretti ad evacuare e per i tanti che hanno perso il lavoro e la loro impresa. Mezzi busti televisivi, basta incrementare dibattiti sul riscaldamento della crosta terrestre, se sia o non sia responsabile degli effetti paradossali del clima, di un marzo che sembra maggio e di un maggio che sembra marzo e di una pioggia caduta in quantità che non se ne vedeva in un anno intero. Basta con la ricerca delle responsabilità dei governi, delle regioni, dei comuni. Servono pale e idrofori per prosciugare sperando che oggi e domani non piova. Servono volontari oltre ai militari, servono aiuti. E naturalmente risorse immediate. Non bastano certo i 30 milioni stanziati dal governo. Poi discuteremo della prevenzione e delle cause e dei soldi del Pnrr non utilizzati e di un piano nazionale contro il dissesto idrogeologico. Discuteremo dei motivi per cui 33 corsi d’acqua possono contemporaneamente esondare. Non é il momento. Gli emiliani romagnoli son gente concreta. Non sanno che farsene delle parole e delle promesse. Questa é una popolazione che proviene dai campi e ha ancora i calli nelle mani. Questa é la terra della musica (Verdi, Toscanini, Pavarotti, Bergonzi, Tebaldi, Dalla, Guccini, Ligabue e Zucchero provengono tutti da qui), é la terra delle automobili (la Ferrari, la Maserati, la Lamborghini), dei poeti (Carducci, Pascoli), dei registi geniali (Fellini, Antonioni, Bertolucci), ma soprattutto di un mondo impastato di lavori diffusi: dalla cucina, alle ceramiche, alla maglieria, alla meccanica e recentemente alla meccatronica, all’agricoltura appunto. E’ la terra delle più ardite sperimentazioni, pensiamo a quelle di Guglielmo Marconi, della capacità di fare impresa, gli imprenditori provengono generalmente dal nulla, e di trasformare in oro un mare tra i meno appetibili del mondo attraverso una micidiale macchina di turismo popolare. Verrà il sole e tra poche settimane le spiagge della Romagna si riempiranno di tedeschi e di tedesche a cui fare il filo e viaggeremo sulle onde al ritmo dei ferriniani pedalò della sua Cesenautica. E nelle pensioni di Cervia e di Riccione, oggi allagate, si ballerà il liscio di Casadei. E forse tutto sarà dimenticato dinnanzi a un piatto di tagliolini al pesce. Ecco, allora si dovrà impedire che questo disastro, questa apocalisse, sia passato invano. Allora si dovrà capire bene come tutto questo sia potuto avvenire, di come si possa morire di pioggia e perché una regione tra le più avanzate abbia conosciuto un evento estremo che non si verificava da secoli. Ma adesso per favore, silenzio e pale in mano. Il presidente della Regione Bonaccini si é presentato in tivù col giaccone dei vigili del fuoco e il ministro Musumeci col maglione tricolore. D’altronde non siamo in epoca di armocromia? Più che sceneggiate servono fatti. L’Emilia-Romagna non apprezza l’immagine. Qui l’abito non fa il monaco. Gli emiliano-romagnoli son gente concreta, appunto. E interi paesi attendono ancora di ritornare alla vita. Li conosco bene, mio padre alla guida di una spericolata 500 con le valige faticosamente legate sul tetto li attraversava con mia madre e me, a luglio, per raggiungere il mare, Bagnacavallo, Cotignola, Lugo e poi Faenza, la città di Pietro Nenni, e Predappio, comune in cui nacque quel suo amico che in gioventù chiamavano “Muslein al mat”, e Cesena che non si é voluta piegare al dominio forlivese e Forlì con la sua architettura fascista e infine l’accogliente e generosa Rimini di tanti straordinari Amarcord. E mi viene un brivido al cuore al pensiero che siano state parzialmente sommerse, e non dal mare che ondeggia poco lontano, ma dalle acque fredde dei fiumi. E che qualcuno, novello Noè, si sia avventurato tra le case a salvare i naufraghi custodendoli in tante piccole arche. No, non servono parole che, come si dice da noi, non fanno farina. Servono aiuti concreti, efficaci, subito. Mia cara Emilia-Romagna, alzati e cammina. Questo non sarebbe neanche un miracolo. E’ una tua consuetudine.
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Direttore. Nasce a Reggio Emilia nel 1951, laureato in Lettere e Filosofia all’Università di Bologna nel 1980, dal 1975 al 1993 é consigliere comunale di Reggio, nel 1977 é segretario provinciale del Psi, nel febbraio del 1987 è vice sindaco con le deleghe alla cultura e allo sport, e nel giugno dello stesso anno viene eletto deputato. Confermato con le elezioni del 1992, dal 1994 si dedica ad un’intensa attività editoriale (alla fine saranno una ventina i libri scritti). Nel 2005 viene nominato sottosegretario alle Infrastrutture per il Nuovo Psi nel governo Berlusconi. Nel 2006 viene rieletto deputato nel Nuovo PSI. Nel 2007 aderisce alla Costituente socialista nel centro-sinistra. Nel 2009 é assessore allo sport e poi all’ambiente nel comune di Reggio. Dal 2013 al 2022 dirige l’Avanti online.
3 commenti
Nel leggere, in questo appassionato Editoriale, che “verrà il sole e tra poche settimane le spiagge della Romagna si riempiranno ….”, mi tornano alla mente le parole pronunciate da don Camillo, in una delle celebri pellicole tratte dalla geniale penna di Giovannino Guareschi, altro illustre figlio di questa terra, e dove compare anche l’esondazione che nel 1951 colpì quei luoghi: un giorno però le acque si ritireranno ed il sole tornerà a splendere, e allora ci ricorderemo della fratellanza che ci ha unito in queste ore terribili …
Paolo Bolognesi 19.05.2023
Emozionanti le immagini della persone che provano subito a rialzarsi intonando Romagna Mia, insieme ai ragazzi accorsi per dare una mano.. è il momento di questo e per foruna succede. Poi verranno anche le responsabilità, anche della politica (quella brava a indossare le divise dopo che il fatto è successo). Che torni il sole, ad asciugare.. e riscaldare i cuori!
Dobbiamo innanzitutto augurarci che l’emergenza possa concludersi quanto prima, per poi assistere al progressivo ritorno della normalità nelle zone colpite, lasciando al dopo l’eventuale insorgere di polemiche e contrapposizioni, ma viene intanto da fare una considerazione o riflessione di carattere generale..
Quando succedono eventi calamitosi , sul piano ambientale, capita non di rado che per la “ricostruzione”, o per predisporre un sistema di interventi, ed opere, ritenuto in grado di prevenire il ripetersi dell’evento, o quantomeno di contenere le relative conseguenze, si ricorra alla figura di un Commissario Straordinario.
E’ vero che i “poteri” in deroga conferiti al Commissario hanno durata temporanea, e ci sono verosimilmente interventi la cui complessità richiede di affidarsi ad una procedura straordinaria, ma se il ricorrervi diventa ricorrente, o quasi, significa che sono probabilmente da rivedere i criteri e protocolli ordinari.
Una revisione che spetta ovviamente alla politica, e che dovrebbe trovare presumibilmente d’accordo la pluralità dei partiti, trattandosi di problematica che non appartiene all’una o altra parte, ma se così non fosse credo che il Governo in carica dovrebbe prendere comunque l’iniziativa di affrontare la materia (come forse sta già facendo).
Paolo Bolognesi 21.05.2023