Uno, uno, uno.
Era il 111′ minuto di una partita sfiancante, per il caldo del giugno messicano e per la rarefazione dell’aria ai 2.256 metri di altezza di Città del Messico.
Il risultato era 3 a 3 grazie al pareggio di Muller di qualche secondo prima. D’un tratto la palla rotola verso Boninsegna che in uno scatto sovrumano lascia dietro il difensore e quasi dal fondo lancia una rasoiata verso il centro dell’area.
Qualunque altro giocatore del mondo intero, in quelle condizioni e con quella stanchezza addosso, avrebbe chiuso gli occhi e avrebbe tirato una cannata con il rischio di mandarla in curva o in bocca al portiere.
Lui no. Lui non era un qualunque altro giocatore del mondo. Non chiuse gli occhi e non tirò una sassata. Alzò la testa e guardò il movimento del portiere e con un piatto preciso e millimetrico la appoggiò sul palo mandando in controtempo Maier dalla parte opposta.
Quella partita ci regalò la finale. Quel gol scrisse la storia.
Non era un giocatore qualunque. Era Gianni Rivera il più grande giocatore italiano. Oggi compie 80 anni.
Auguri Golden Boy.
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Massimo Carugno
Vice Direttore. Nato nel 1956, studi classici e poi laurea in giurisprudenza, oggi è avvocato nella sua città, patria di Ovidio e Capograssi: Sulmona. Da bambino, al seguito del padre ingegnere, ha vissuto, dall’età di 6 sino ai 12 anni, in Africa, tra Senegal, Congo, Ruanda, Burundi, rimanendo anche coinvolto nelle drammatiche vicende della rivolta del Kivu del 1967. Da pochissimi anni ha iniziato a cimentarsi nell’arte della letteratura ed ha già pubblicato due romanzi: “La Foglia d’autunno” e “L’ombra dell’ultimo manto”. È anche opinionista del Riformista, di Mondoperaio e del Nuovo giornale nazionale. Impegnato in politica è attualmente membro del movimento Socialista Liberale.