Di Nicola Comparato
“La grazia a San Suu Kyi è il più bel finale dopo anni di battaglie per la sua libertà. Ricordo ancora il nostro incontro 10 anni fa in Myanmar, donna coraggiosa e autorevole da sempre in prima linea per la salvaguardia della democrazia e dei diritti umani“(Commento sui social del Ministro degli Esteri Antonio Tajani)
A dare la notizia sono stati i media nazionali dello stato del Myanmar (Birmania). Estromessa dalla scena politica in seguito ad un colpo di stato militare nell’anno 2021, alcuni giorni fa la leader politica, attivista e premio Nobel per la pace nel 1991 Aung San Suu Kyi, era stata trasferita dalla prigione in un edificio governativo situato nella capitale Naypyidaw, ed oggi tutto il mondo apprende della riduzione della pena di 6 anni sui 33 da scontare in totale.
Una grazia parziale, quindi, riguardante solo cinque delle 19 condanne, decretata dalla giunta militare attualmente al governo, che, in occasione della quaresima Buddhista, oltre a lei ha voluto concedere l’amnistia anche ad altri 7.000 prigionieri.

Tra le accuse a suo carico risultano il mancato rispetto delle normative anti Covid-19 e il possesso di Walkie-talkie illegali. Attualmente non è dato sapere se questa scelta della giunta militare porterà anche al rilascio della leader birmana. Dal giorno del colpo di stato ad oggi, più di tremila persone hanno perso la vita in Myanmar e tantissimi sono i dispersi e i fuggitivi.
Nonostante la bella notizia, la situazione nel paese non sembra affatto migliorare e il Myanmar continua ad essere il tremendo teatro di una sanguinosa guerra civile.