Giacomo rappresentava la minoranza nel Partito Socialista Italiano. La minoranza che, per dirla con moltissimi testimoni sopravvissuti, ebbe ragione quando Togliatti, Gramsci, Menotti Serrati, Nenni, Lazzari e altri ebbero torto. Matteotti è la testimonianza vivente del fatto che essere maggioranza e avere ragione sono due piani distinti. La maggioranza del PSI ebbe torto. La minoranza espulsa, quella di Turati e Matteotti, ebbe ragione. E furono addirittura gli elettori a riconoscerglielo nel 1924: malgrado i brogli fascisti, il Partito Socialista Unitario fu il terzo partito votato. Il primo dei partiti di sinistra.
Matteotti è patrimonio immateriale non solo dell’antifascismo. Lo è, soprattutto, del socialismo eretico. Non, quindi, dei socialisti tutti. Giacomo è stato più socialista di molti socialisti con la tessera del PSI.
Esistono troppe similitudini tra il PSI di un secolo fa e quello odierno. Non il massimalismo, certo. E non la statura politica dei dirigenti, al cui cospetto quelli di oggi appaiono analfabeti ideologici e nani politici. E neppure la composizione dei tesserati, che da lavoratori sfruttati sono passati ad essere per lo più pensionati che rimpiangono i fasti d’un tempo.
Esistono però delle similitudini nei trattamenti riservati alle minoranze interne. Da mettere a tacere, da espellere, da rendere inoffensive. Mentre il PSI massimalista però affrontava di petto la questione ai congressi, il PSI odierno agisce in maniera più silente. Tutto perfetto, tutto ordinato, tutto va bene secondo le comunicazioni dei vertici. Stiamo mandando il cuore oltre l’ostacolo, e brindiamo festeggiando il 20% in paesi di mille o duemila abitanti.
Poi scopri che il PSI corre ed elegge in coalizione con partiti di destra nazionalista, caso principe nel capoluogo di provincia del vicesegretario nazionale Oddo. Scopri che il presidente del partito, chiamato ad essere organo terzo e di garanzia, mantiene la sua segreteria regionale del partito. E che il partito non prende provvedimenti, quando queste cose a farle sono esponenti della maggioranza del partito.
Scopri che ai dissidenti i trattamenti sono di tutt’altra natura. Scopri che la provincia di Palermo viene commissariata ventiquattro ore prima del congresso, perché l’orientamento non era altrui gradito. Scopri che una regione intera rischia di essere commissariata dopo un congresso perché la regione, non allineata, non ha ceduto a forme di bullismo politico.
Insomma: viva Matteotti, testimone del socialismo eretico, che ebbe ragione quando la maggioranza del PSI ebbe torto. Tre volte hanno provato ad espellerlo. Il PSI oggi ha imparato: invece di espellere i dissidenti, li “silenzia”. Perché meglio un socialista vero zittito tra tanti socialisti finti che un socialista vero fuori dal partito che, avendo ragione, dice le cose come stanno.
Matteotti morì anche per la pavidità e i silenzi, complici del fascismo, dei massimalisti e dei rivoluzionari. Non dimentichiamolo mai.