di Fabrizio Montanari
Tra i primi propugnatori del socialismo in terra reggiana, un ruolo di tutto rispetto svolse Giacomo Maffei (1857-1914). Laureato in agraria, fu amico fraterno di Prampolini e stretto collaboratore, fin dal 1884, di Contardo Vinsani nell’avventura della Società cooperativa di consumo. Organo di tale società fu il giornale, prima quotidiano e poi settimanale Reggio Nova, con sottotitolo “giornale quotidiano economico-amministrativo”. Furono anni di grande entusiasmo e di altrettante cocenti delusioni per le alterne vicende della cooperativa di consumo, che prosciugò molti risparmi sia di Prampolini che di Maffei, fino alla sua chiusura.
Fu allora che, essendo Maffei agente generale per l’Emilia della Gresham Life Assurance Society, riuscì offrire un impiego all’amico Prampolini in gravi difficoltà economiche.
Con Roversi e Vergnanini creò poi una organizzazione provinciale di muratori e braccianti, ma anche di falegnami, ferramenti e altre categorie di lavoratori, con lo scopo di finire i lavori previsti negli appalti. Si trattò di una specie di Global Service ante litteram, che favorì la formazione della Federazione delle cooperative e mutue e la nascita, nel 1901, della Camera del Lavoro.
I messaggi politici e gli interlocutori di Prampolini e Maffei, nonostante le comuni battaglie e una intesa tattica che si mantenne nel tempo, furono diversi. Mentre il primo si rivolse sempre ai braccianti, agli operai, ai disoccupati e in generale alla parte più debole del proletariato, il secondo, specie dal 1885 in poi, si soffermò a riflettere su temi non secondari, ma certo riguardanti un ceto economicamente più autonomo. Le sue riflessioni e le sue proposte riguardavano le casse rurali, i caselli, gli imprenditori, il commercio, la mezzadria e i piccoli proprietari.
Candidato nella lista del Comitato Liberale-Democratico nelle elezioni amministrative di Reggio del 1889, venne eletto con 1948 voti, divenendo assessore alla istruzione.
Candidato per i socialisti nella lista di Democrazia Sociale o Fascio Democratico alle elezioni politiche del 23 novembre 1890, fu uno dei primi quattro socialisti a essere eletto alla Camera dei deputati. Gli altri tre furono Andrea Costa, Napoleone Colajanni e Camillo Prampolini.
Nella sua nuova veste di deputato si prodigò molto nel promuovere norme e leggi che permettessero di appaltare alle cooperative di lavoratori. Si trattò, in effetti, di un passo decisivo per consentire lo sviluppo di tutta la realtà cooperativa reggiana. Anche solo per questo può essere considerato uno dei padri della cooperazione reggiana.
Quando, nel 1892, giunse in Parlamento l’enorme scandalo delle crisi bancarie e in particolare quello del Banco di Napoli e il governo, costretto ad affrontare il problema, propose l’Istituzione di una Commissione di inchiesta, da tempo proposta dai socialisti, con il malcelato intento di insabbiare tutto, Maffei, Prampolini, Berenini e Casilli uscirono dall’aula in segno di protesta. Rieletto deputato con 1623 voti alle elezioni a collegio uninominale del 6 novembre 1892, Maffei continuò ad affiancare Prampolini in ogni battaglia parlamentare.
Nonostante tanta attività per elevare il proletariato dalla sua condizione di sudditanza, nel corso del Congresso nazionale di Reggio del 1893 subì un violentissimo attacco di Garibaldi Bosco che lo accusò di non accettare la lotta di classe e di sostenere che l’azione parlamentare fosse indipendente da quella del partito. Maffei fu di conseguenza ufficialmente deplorato da partito.
Quando, nel 1894, si scatenò nel paese la repressione crispina contro gli anarchici e i socialisti, che portò alla chiusura delle sedi di partito, alla censura e alla negazione della libertà di stampa, all’arresto e al confino di molti esponenti politici.
La repressione governativa fu tale che, il 23 settembre, La Giustizia, per poter continuare le pubblicazioni, dovette dichiarare di non essere più l’organo della disciolta Lega socialista.
Sorse così la Lega per la libertà, che raccolse molte adesioni non solo di socialisti, ma anche di repubblicani, radicali e democratici. Tra i socialisti vi fu in prima fila ancora una volta Giacomo Maffei.
Sempre nel 1894 Maffei fu uno dei protagonisti della nascita del quotidiano socialista Il Punto nero, la cui avventura durò appena tre mesi e mezzo, dal 1 gennaio al 15 aprile 1894. Pur supportato dalla Giustizia, che invitò i compagni a sottoscrivere l’abbonamento e a diffonderlo, dovette cessare le pubblicazioni, per la mancanza di fondi e perché al centro di un’aspra polemica legata a un presunto finanziamento di seimila lire da parte della Banca Romana, la stessa che aveva coinvolto nello scandalo l’ex presidente del Consiglio Giovanni Giolitti.
Nonostante tutto, Il Punto Nero rappresentò il primo tentativo di dotare il partito di un quotidiano nazionale. Nel commiato ai lettori restava tuttavia la speranza di riprendere un giorno le pubblicazioni. “L’opera nostra lascia traccia nel partito ed aprirà la strada alla ripresa vitale e sicura della pubblicazione quotidiana socialista…abbiamo assistito ad un aumento confortante di risveglio, che riteniamo- sia pure in piccola parte- dovuto alla esistenza del nostro giornale.
Noi lavoreremo assiduamente nel senso di mantenere alla nostra causa un periodico quotidiano, della cui necessità, insieme con noi, sono convinti certamente tutti i compagni, e se con noi lavoreranno gli amici, questo desiderio diventerà un fatto”.
Alle elezioni politiche del 1895 la sua candidatura non venne sostenuta dal PSI e per la prima volta fallì il tentativo d’essere eletto in Parlamento. Ritiratosi dalla vita politica attiva per molti anni, nel 1912 aderì al PSRI di Bissolati, dal quale però prese le distanze. Nel 1913 lanciò a Reggio un nuovo giornale: Il Riformatore.
Morì l’anno seguente a cinquantasette anni. La Giustizia lo ricordò con affetto, additandolo ai compagni come uomo generoso e onesto, che tanto si spese nella fase pionieristica del socialismo reggiano.
1 commento
Leggo sempre con interesse queste “reminiscenze” riguardo a figure e personalità politiche del passato che meritano di essere ricordate, e la cui storia può introdurci nelle vicende dell’epoca, o farcele quantomeno percepire, il che non è indifferente o secondario giacché le situazioni talora si ripetono o si assomigliano, pure a distanza di anni, ancorché non siano ovviamente gemelle perché cambia il contesto.
Per quanto ne so, il Partito Socialista Riformista Italiano (PSRI) di Leonida Bissolati nacque nel 1912, al Congresso straordinario di Reggio Emilia che ne decretò l’espulsione per le posizioni cosiddette gradualiste, che a loro volta si distinguevano da quelle di Turati, sempre di area analoga o vicina, e tale fatto rappresentò verosimilmente un anticipo della frattura più profonda che si consumò a Livorno nove anni dopo..
Quel fatto, sempre da quanto posso saperne, maturò perché il PSRI era orientato a sostenere l’Esecutivo Giolitti, ai tempi della Guerra di Libia, o comunque a non opporvisi, e si delineò pertanto un’ala “governista”, destinata poi a riproporsi nel trascorrere degli anni, ricevendo critiche da chi la vedeva come voglia di potere, o di “poltrone”, e chi invece l’apprezzava quale lodevole vocazione ad assumere responsabilità.
La storia socialista ha avuto momenti alterni, e tribolati, e non è certo scevra da errori, limiti e contraddizioni, ma si è lungamente intrecciata con la vita del Paese, non tirandosi indietro in fasi difficili, e molto difficili, e allorché le sue componenti si sono divise o separate è successo per ragioni di non poco conto, avendo reciprocamente maturato decisioni divenute incompatibili sul piano della linea politica da seguire.
Paolo Bolognesi 22.08.2023