Di Edoardo Crisafulli
A caldo, su Facebook, ho scritto che – con il fragore dei missili russi nelle orecchie – ho rivalutato Oriana Fallaci. A freddo: confermo, anche se trovo tuttora inaccettabili certe sue bordate a pallettoni contro la civiltà arabo-islamica in blocco. Quel che mi è congeniale, e che trovo sacrosanta, è la sua difesa appassionata dell’Occidente libero e democratico. Oriana non si ferma all’elogio dei principi su cui si regge il nostro sistema politico: afferma chiaramente che siamo figli di una straordinaria civiltà, di cui dovremmo andar fieri. L’Occidente, accanto a esecrabili tragedie – colonialismo, schiavismo, guerre di religione, nazifascismo, persecuzioni antiebraiche culminate nella Shoah ecc. – ha creato forme di vita superiori e universali: le libere poleis greche e la filosofia; il diritto romano; il Rinascimento e le città stato italiane; il liberalismo dei protestanti; l’illuminismo e la cultura dei diritti individuali; la democrazia moderna; lo Stato laico e lo Stato sociale, la social-democrazia ecc. Insomma: noi abbiamo combattuto e infine sconfitto il male da noi stessi generato; l’Unione Europa, sotterrata per sempre l’ascia di guerra, ha bandito l’odio e l’aggressione. Possiamo dire altrettanto delle teocrazie e delle dittature che violano sistematicamente i diritti umani, sopprimono le libertà, e rivendicano il diritto di farlo? Leggetevi quel capolavoro che è L’Occidente e i suoi nemici, di Luciano Pellicani. Capirete le radici ideologiche dell’odio antioccidentale. Per comprenderne le radici psicologiche, vi suggerisco i classici di Freud: solo la psicanalisi può spiegare la dissociazione schizofrenica per cui alcune persone, privilegiate per censo e cultura, provano un orgasmo nel gettare fango sulla civiltà che li accudisce, e li protegge, e garantisce loro amplissima libertà.
Vi lascio con una chicca, appropriata per un giornale che si chiama, orgogliosamente, La Giustizia. A proposito di guerre giuste e ingiuste. Il digesto giustinianeo – un compendio del grandioso diritto romano – stabilì un principio che giustifica l’autodifesa in tutti gli ordinamenti giuridici: “VIM VI REPELLERE LICET” – è lecito respingere la violenza con la violenza. Parliamo, qui, di quell’Imperatore illuminato, Giustiano, che Dante elogiò nella Commedia: colui che dalle leggi eliminò il troppo e il vano. Agli ingenui che tirano in ballo la massima evangelica “porgi l’altra guancia”, va ricordato che il Cristo si riferiva ai rapporti individuali, non già alla sfera del diritto pubblico e ancor meno alle relazioni internazionali (così E. Severino, Pensieri sul Cristianesimo, citando Feuerbach). Non entro in quel groviglio che è il rapporto fra cristianesimo e violenza. Dico solo che la Chiesa medievale elaborò la dottrina della guerra giusta. E lo fece a ragion veduta: non già, come afferma la vulgata anticlericale, per edulcorare le crociate: i papi sapevano che belare come pecore serve solo ad attirare i lupi. E infatti nel 1571 la Lega Santa, ottenuta la benedizione di Pio V, combatté legittimamente a Lepanto: erano gli ottomani gli aggressori, in quell’epoca. E i turchi che, nel 1683, cinsero d’assedio Vienna, bisognava forse respingerli con i rametti d’ulivo della Terrasanta? L’aggressione era stata provocata dal vile Occidente anche quella volta? Certo: era una lotta di egemonie, fra interessi economici e politici contrapposti (e ‘moralmente equivalenti’, direbbe un marxista). Ma si dà il caso che noi fossimo cristiani, e gli altri musulmani. Questo qualcosa vorrà pur dire. Confesso che sono molto affezionato alla Cappella degli Scrovegni, affrescata da Giotto. Mi accuserete di soffiare sul fuoco degli scontri di civiltà se non parteggio per i saraceni? “In me”, diceva l’indimenticabile Pasolini, “ci sono duemila anni di cristianesimo”. Poiché io rispetto le civiltà altrui, e ammiro Dante anche perché stimava l’islamico Averroè, non mi garba l’idea che qualcuno, scimitarra in pugno, miri a cancellare la mia tradizione. Un po’ di reciprocità non guasterebbe.
Senonché la Chiesa postconciliare, pur incamminandosi sulla strada del pacifismo integrale, ha ribadito una posizione che è saggia: “una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa”. (Gaudium et Spes, 1965) Non si poteva ignorare San Tommaso D’Aquino, il più grande filosofo del Medioevo, il quale aveva richiamato, approvandolo, il principio di Giustiano – Vim vi repellere licet. Purché la reazione sia proporzionata all’offesa, ovviamente. San Tommaso lo afferma in quel pilastro del canone occidentale che è la Summa Theologiae. In sintesi: il cristianesimo, lievito della nostra civiltà assieme al patrimonio greco-romano, riconosce il diritto sacrosanto all’autodifesa. Meditate, pacifinti e partigiani della pace a senso unico.