di Alessandro Palumbo
La notizia più clamorosa di questo periodo è sicuramente l’assoluzione (l’ennesima) di Silvio Berlusconi nel processo Ruby ter, soprattutto la motivazione, che per i giornalisti del Fatto Quotidiano è un cavillo, mentre per noi è la violazione dei diritti dell’imputato commessa pur di arrivare allo scopo. Ma la riflessione che vorrei proporre è su un altro scandalo che appare e scompare dai media ad intermittenza e che dimostra che esiste un problema nei rapporti tra magistratura inquirente, media e politica che non è solo italiano, ma purtroppo investe tutta l’Europa. Il cosiddetto Qatargate.
Scoppiato come scandalo epocale che addirittura minava le fondamenta della democrazia europea e progressivamente scomparso per poi riapparire con fiammate che si spengono subito.
Il legame in questo caso con i media è evidente e palese, le immagini di banconote, la biografia dei protagonisti, belli, giovani, abbronzati, quasi a creare un evidente rigetto da parte di una opinione pubblica smarrita, impoverita e preoccupata.
Ripercorriamo i fatti e vediamo con lucidità di ricavarne una morale.
Eva Kaili, vice Presidente del Parlamento Europeo, massima espressione del volere popolare, viene arrestata anche se coperta da immunità, che ricordiamo non è un privilegio, ma una protezione da abusi. Un fatto sicuramente qualificabile come un grave abuso da parte della magistratura, qualcosa di più, una violazione del principio di separazione dei poteri su cui si fonda il sistema democratico. La giustificazione addotta è che si trattava di un arresto in flagranza (atto di commettere un reato, ovvero fuga dopo un reato o in ultima fattispecie quando si trovi del materiale che dimostri la commissione immediatamente prima dell’arresto).
Non è necessario un giurista per capire che non è questa la situazione in cui si trovava la vice Presidente del Parlamento Europeo.
La Kaili scompare dalle cronache, dopo una carrellata di immagini della politica in minigonna, in vacanza sorridente, nessuno se ne occupa più, si proclama innocente, non confessa e quindi merita di sparire nelle carceri belghe, il suo avvocato ne denuncia le condizioni carcerarie durissime e umilianti (nei confronti di chi fino a prova contraria è innocente), ma si attira solo commenti malevoli o la totale disattenzione.
Il Parlamento Europeo non si attiene alla presunzione di innocenza, non protesta per la immunità violata, supino alla magistratura inquirente condanna di fatto la sua rappresentante.
Vorrei qui ricordare che rimane in me il giudizio politico fortemente negativo nei confronti della posizione della Kaili sulla situazione dei diritti umani in Qatar, ma rimane la necessità fondamentale di non confondere mai il giudizio politico col giudizio penale.
Mettiamo a confronto la posizione della Kaili con un altro imputato eccellente , Panzeri, pure lui arrestato, in questo caso insieme a moglie e figlia.
Dopo un periodo di resistenza Panzeri fa quello che gli viene chiesto, confessa, fa nomi e immediatamente i gravi indizi contro moglie e figlia cadono del tutto e vengono liberate (una forma di pressione sul detenuto? A voi la sentenza) la condanna nei suoi confronti è di un anno.
Un anno nei confronti di chi era indicato come il grande manovratore di uno dei più grandi scandali europei.
I nomi che Panzeri fa sono il parlamentare belga Tarabella e il parlamentare italiano Cozzolino.
Il Parlamento europeo revoca la immunità senza neanche guardare le carte.
Un istituto creato per tutelare la massima espressione della volontà popolare da eventuali abusi viene del tutto ignorato e malgrado da tempo i due parlamentari si erano detti disponibili ad essere interrogati i due vengono immediatamente arrestati. Nel frattempo si perdono le tracce di questa inchiesta, il più grande scandalo europeo non trova più spazio nei media. Gli imputati sono in carcere e tanto basta. Le condizioni delle carceri belghe sono tali che la stessa magistratura italiana si sente in dovere di chiedere alle autorità belghe una relazione, che mai arriverà.
Che gli imputati siano colpevoli o meno dovrebbe stabilirlo un giudizio che valuti tutte le prove e ascolti la difesa, ma l’opinione pubblica, il Parlamento Europeo li hanno già condannati e non importa se tutto si è svolto con forzature, purtroppo una storia che in Italia conosciamo bene.
Sven May legale di Kaili “non vi sono rischi di inquinamento delle prove ne di collusione, la detenzione inumana non è assolutamente necessaria” Maxim Toeller avvocato di Tarabella “si utilizza la detenzione preventiva per fare pressione….penso che in una inchiesta che tratta di un attacco alla democrazia sia necessario ricorrere alla applicazione rigorosa della legge”.
Come sempre è impopolare porre questioni di questo tipo, si rischiano gli attacchi alla Travaglio su cavilli, ma è necessario perché le procedure di garanzia sono poste a tutela di tutti noi e se si violano si torna all’arbitrio.
Ma c’è altro che indigna in questa storia, mentre noi giustamente ci scandalizziamo per le opinioni sui diritti umani in Qatar, questo paese ha ospitato i campionati mondiali di calcio con un giro di affari di miliardi, le nostre tv sono piene di spot pubblicitari che decantano le meraviglie del Paese, i nostri politici vanno in visita in Qatar per concludere accordi milionari senza che nessuno si preoccupi di sollevare un minimo problema su violazione diritti umani e fiancheggiamento del terrorismo.
Una esibizione di ipocrisia e doppia morale sconcertante.