Non è solo nel metaverso la dimensione virtuale del nostro futuro ma ci sono anche nel presente non sporadiche manifestazioni di virtualità che, diciamocelo francamente, non di rado ci guastano il gustoso sapore dell’esistenza.
Le due top-ten della settimana sono sulla bocca di due figure di governo ed entrambe di destra.
Entrambi controversi, anche se per ragioni diverse, entrambi accolti dalla fredda perplessità della Meloni, e dei suoi fedelissimi, entrambi aggrediti dalla feroce contestazione della sinistra-sinistra che ogni tanto chiamano “campo largo” ma in realtà è un “due di copp(i)a” e cioè gli Al Bano e Romina de noantri: Elly e Giuseppi.
Ma veniamo ai due. Premesso che il primo gode della mia simpatia per cultura, preparazione, coerenza sentimenti garantisti e riformisti mentre il secondo naviga all’opposto per ignoranza, superficialità, populismo qualunquista, privo di valori e coerenza, questa volta, sempre per ragioni diverse, sento di condividere alcune affermazioni e posizioni di entrambi.
Di Nordio abbiamo già detto tutto ma vale la pena continuare.
Sul concorso esterno ad associazione mafiosa ha ragione.
E mi fanno ridere quando leggo di politici, autentiche capre gonfie di ignoranza, che lo insultano perché vuole cancellare un reato caposaldo per la lotta alla mafia.
Mi fanno ridere perché il “concorso esterno” (viva la brevità) non può essere cancellato semplicemente perché è un reato che non esiste, è del tutto virtuale. Non esiste nel codice un articolo con il numero XYZ che vieta e punisce il “concorso esterno”.
Fu un teorema di alcune procure che ebbe la sua eco soprattutto con il processo Andreotti e che scatenarono una valanga di pronunce giurisprudenziali circa la compatibilità tra l’art.110 C.P. (concorso di persone) e l’art. 416bis (associazione a delinquere di stampo mafioso). Una interpretazione complicata e farraginosa per una materia tanto confusa e virtuale da portare alla assoluzione di due figure storiche della epopea giudiziaria penale come Andreotti e Contrada, due innocenti finiti tra le tenaglie della virtualità penale che ricordano nei tratti il caso Tortora.
Ed ha ragione Nordio quando dice che bisogna regolamentare la materia perché è priva di regolamento e se non ci fosse stata la sentenza del 2015 della Corte di giustizia europea che ribadisce, ai sensi dell’art.7 del CEDU, il principio del “nullum crimen, nulla poena, sine lege”, si sarebbe continuato a navigare nella “fantasia del diritto”.
E non si tratta, per favore, per favore (perché già immagino le obiezioni bolse e frettolose di qualcuno) di fare regali alla mafia o aprire autostrade per farli agire liberamente. Si tratta di garantire delle regole che sono poste per tutti e che servono a evitare abusi che possano trasformare Stati democratici e di diritto in Stati di polizia.
Una di esse è che non solo deve essere certa la pena ma anche e soprattutto deve essere certa la norma che la prevede e che punisce il comportamento configurandolo come reato.
Del secondo personaggio pure abbiamo parlato, ma dei mojito, delle tette del Papeete, dei rosari sventolati nei comizi da chi prenderebbe a cannonate le navi con i migranti a bordo e, alla faccia della famiglia tradizionale di rigorosa osservanza cattolica, ha una tribù di figli con un harem di compagne diverse.
Ma sul fisco ha ragione. O quasi. Il quasi deriva dal fatto che le tasse si pagano e non si può andare avanti a condoni, ma, ma!
E sì perché c’è sempre un ma in ogni cosa.
Ma è altrettanto vero che nella evasione c’è un sacco di gente che non arriva, non ce la fa.
E se è vero, come tanti sostengono sia vero, che la stragrande maggioranza delle tasse evase appartiene ai pochi che detengono grandi capitali, l’accanimento della Agenzia di Riscossione è rivolta ai tanti che hanno basso reddito. È certamente più facile ma meno produttivo e soprattutto non è giusto.
Non è giusto perché tra chi evade per far quadrare uno straccio di reddito nei limiti della soglia di sopravvivenza e chi evade perché non gli bastano i milioni che ha c’è una certa differenza.
Non è giusto perché c’è un altro aspetto che resta irrisolto nonostante le promesse di tutti quelli che si sono alternati al governo, non da meno Meloni e Salvini di cui ricordiamo quanto fossero distanti i loro proclami durante la campagna elettorale dai loro comportamenti nelle attuali vesti di governanti.
E il nodo è la questione della pressione fiscale, di quella pletora di tasse e balzelli che si sommano alle già alte aliquote irpef.
E diciamocelo francamente, fino a che tale pressione non sarà alleggerita, sino a che non ci sarà una sostanziale riduzione dell’irpef, sino a che non saranno eliminate tutta una serie di furti nei risparmi dei cittadini a cominciare dalle accise sulla benzina (vero Giorgia?), la lotta alla evasione avrà sempre l’amaro senso di una ingiusta guerra contro i poveri.
Avremmo voluto sentire tali discorsi dalle parti del Nazareno ma a quanto pare la Schlein è sempre più la “Romina di Al Conte” e ha ragione Vincenzo De Luca quando, nei suoi video esilaranti, tuona contro Elly e prevede la estinzione del PD.
Ma allora lunga vita e “God save the Queen Elly”.