di Fabrizio Montanari
La grande influenza esercitata dalla “predica” di Prampolini sul proletariato, soprattutto quello di campagna, irritò e spaventò molto la chiesa reggiana, che constatava un progressivo allontanamento di molti seguaci. Il suo rapporto con la Chiesa, non quello con il cristianesimo, fu sempre difficile e contrastato. Si trattò di un convinto anticlericalismo, considerato uno dei principali argomenti per riscattare il popolo dalla schiavitù di pratiche, riti e convinzioni contrarie all’etica cristiana.
Il “Cristo dei poveri”, come venne definito, passò il limite quando osò pubblicare su La Giustizia del 1897 la sua, ormai famosissima, “Predica di Natale”, nella quale Prampolini immaginò che un predicatore socialista tenesse un discorso davanti a una chiesa il giorno di Natale e arringasse i fedeli all’uscita dal rito religioso, dimostrando loro che Cristo non desiderava l’ingiustizia in questo mondo, ma l’eguaglianza. La Chiesa, sempre schierata dalla parte dei potenti e dei ricchi, non insegnava tutto questo, ma postulava l’etica della rassegnazione. Atteggiamento questo del tutto contrario all’etica cristiana.
Pertanto i veri cristiani, insistette Prampolini, avrebbero dovuto abbracciare la causa socialista, anche perché Cristo era stato il primo socialista. Si trattò evidentemente di una sfida aperta e senza sconti al clero e ai suoi riti vuoti e cerimonie prive di significato che nulla avevano a che fare con il messaggio cristiano.
Tutta la Chiesa reggiana si mobilitò per sconfessare quel miscredente e difendere sé stessa. Il primo a farsi sentire fu don Ercole Bedeschi con una vera e propria anti-predica per confutare punto per punto le tesi esposte da Prampolini. Poi, nel 1901, arrivò la scomunica del vescovo Vincenzo Manicardi, che bollò Prampolini come anticattolico, eretico e irreligioso.
La scomunica si estese inevitabilmente anche tutti coloro che seguivano il suo insegnamento o leggevano La Giustizia. Nella “Lettera aperta” pubblicata il 3 febbraio 1901, chiaramente attribuibile al direttore, Prampolini sottolineò come la scomunica contro il giornale “più sollecito di combattere la religione che di propugnare un programma ecumenico” fosse assolutamente contraria alla verità, e come questa battaglia socialista fosse in fondo assai più cristiana ed evangelica della predicazione clericale, che aveva preso in mano le armi dei padroni per opprimere gli umili ed i diseredati”. La scomunica ebbe in realtà l’effetto di aumentare il numero sia delle copie stampate, che di quelle vendute, arrivando a fine maggio a quasi diecimila copie. Un record.
Ad aggravare la situazione e a complicare ulteriormente i rapporti tra socialisti e Vescovado, si aggiunsero anche diverse scelte dell’amministrazione comunale a guida socialista. Le più dirompenti furono: l’esclusione delle suore dall’ospedale, l’ora di religione nelle scuole facoltativa, l’abolizione del cappellano del cimitero e il permesso di svolgere il funerale civile.
Il culmine però fu raggiunto quando due presti, don Rodrigo Levoni e don Rodolfo Magnani, divennero militanti socialisti e si abbandonarono alla predicazione anticlericale. La scomunica del vescovo Vincenzo Manicardi arrivò comunque per seconda.
La prima fu opera del vescovo Rocca al tempo de Lo Scamiciato (1882), il suo primo giornale di ispirazione anarco-socialista. La risposta di Prampolini non si fece attendere: “Prete Rocca, ci vuol altro che scomuniche. Noi siamo più cristiani di voi, perché Cristo fu più socialista che prete. Cristo è il popolano ribelle che tuona contro l’ingiusta oppressione dei ricchi e mostra l’ipocrisia dei suoi preti”.
Il riformismo socialista reggiano fu dunque anche questo, tanto che l’on Meuccio Ruini (1877-1970), già ministro e Presidente del Senato, molti anni dopo ebbe a pronunciare alcune frase significative “Reggio era definita l’Arca santa del riformismo”, o “Andare a Reggio significava andare nella Palestina del socialismo italiano”. La sua “Predica di Natale”, ormai famosissima e la lettura o rilettura della quale caldamente raccomando, rappresenta ancora un insegnamento prezioso per coloro che intendono lottare per la loro emancipazione culturale e sconfiggere ogni oscurantismo politico e religioso.
Ogni anno per ricordare quegli eventi e la statura morale di Camillo Prampolini, i socialisti reggiani si danno appuntamento attorno alla sua statua, sotto il portico del Comune di Reggio Emilia, per leggere e commentare alcuni passi della sua Predica.
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