Come al solito tutti si dichiareranno, per un motivo o per l’altro, vincitori per i risultati delle elezioni politiche in Polonia ma il dato incontrovertibile di fondo è la vittoria degli europeisti e la sconfitta della destra sovranista. Era molto attesa questa prova elettorale per motivi non solo interni ma anche di ordine internazionale. Il Governo uscente si fondava su una maggioranza che politicamente potrebbe essere definita di destra – estrema destra in cui il Pis ( Diritto e Giustizia ), caro alla nostra Premier Giorgia Meloni, con il partito della quale condivide la presenza nel gruppo dei Conservatori e riformisti europei, con l’ausilio degli ultra nazionalisti di Konfederacja aveva formato un Esecutivo che si era distinto per i suoi programmi anti migranti e penalizzanti dei diritti civili, come la ulteriore riduzione della possibilità di abortire e l’attacco alla libertà di stampa con un progressivo allontanamento dai valori e dalle istanze dell’Unione Europea. Non parliamo poi della riforma della giustizia per asservirsi completamente la magistratura. Le elezioni di domenica 15 ottobre dovevano essere la cartina di tornasole per verificare se il popolo polacco avrebbe voluto continuare in questa direzione o avrebbe scelto il cambiamento. C’era da rinnovare l’Assemblea nazionale (Sejm e Senato). Il sistema elettorale polacco varia in base alla Camera, essendo il Sejm più rilevante politicamente del Senato. Sono 400 i deputati eletti secondo un sistema proporzionale a lista chiusa di partito applicato in vari collegi plurinominali. E’ prevista una soglia di sbarramento del 5%per i singoli partiti e dell’ 8% per le coalizioni, ma da questo sono escluse le forze politiche che rappresentano le minoranze. Per il Senato invece è previsto l’uso di un sistema maggioritario secco, applicato in collegi uninominali. Bene, il Pis dell’attuale Premier Morawiecki, pur confermandosi primo partito con circa il 36% , non sarà più in grado di formare una maggioranza con l’estrema destra ferma a una percentuale di poco sopra la soglia dello sbarramento. A ragione Donald Tusk, l’ ex Presidente del Consiglio europeo e leader di Piattaforma civica, la coalizione europeista uscita con circa il 32% dei consensi ha potuto rivendicare la vittoria in quanto con l’apporto di altri partiti (Terza via e Nuova sinistra) sarà probabilmente in grado di formare il nuovo Esecutivo che rappresenterà una vera e propria svolta. Tusk ha ottenuto un grande risultato non solo a Varsavia e nei grandi centri ma anche in quelle zone rurali che sembravano essere quasi totalmente predominio del Pis. Vi è stata un’affluenza record alle urne Secondo la Commissione elettorale si è recato ai seggi il 73% dei polacchi, la percentuale più alta dalla caduta del comunismo nel 1989. Tusk si è presentato raggiante davanti ai suoi sostenitori affermando che il 15 ottobre sarà ricordato nella storia come un giorno luminoso che ha permesso alla Polonia di rinascere e di riprendere il cammino democratico. Ha anche aggiunto di essere sicuro di riuscire a fare nascere il nuovo Governo. Da parte sua Jaroslaw Kaczynski, Presidente del Pis, ha espresso soddisfazione per il fatto che il partito è stato quello più votato ma ha dovuto ammettere che difficilmente sarà possibile confermare l’attuale maggioranza e che il Paese è atteso da giorni di tensione e di lotta. Il risultato delle elezioni in Polonia avrà sicuramente conseguenze anche a Bruxelles ed è importante anche per le proiezioni del voto europeo del 2024 allontanando l’ipotetica maggioranza sovranista nel nuovo Parlamento di Strasburgo.
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Autore. Alessandro Perelli è Vice Presidente di ALDA (Associazione del Consiglio d'Europa) e membro del Consiglio di amministrazione, in rappresentanza della Regione Friuli-Venezia Giulia, Italia. Dal 1980 ha lavorato alla Regione e dal 1999 presso il Servizio Relazioni Internazionali dove si è occupato di progetti e accordi di cooperazione internazionale fino ad agosto 2017. Dal 2000, anno in cui la Regione Friuli-Venezia Giulia è entrata a far parte di ALDA, Perelli ne ha seguito la vita associativa per conto della regione , facendo parte del Consiglio Direttivo, dove ricopre dal 2016 il ruolo di Vice Presidente. È particolarmente interessato all'area del Mediterraneo e alla creazione delle nuove Agenzie della Democrazia Locale in Tunisia e Marocco. Inoltre, Perelli ha seguito le attività delle Agenzie a Verteneglio, nell'Istria croata e Gyumri in Armenia con cui è associata la Regione Friuli-Venezia Giulia e Niksic in Montenegro di cui la Regione che rappresenta è capofila. Ha partecipato ai lavori preparatori della neonata Rete Balcanica per la Democrazia Locale (BNLD) svolgendo attività di promozione di ALDA in qualità di ambasciatore organizzando convegni di cui uno a Lecce con la presenza di enti e associazioni locali e uno all'Università di Trieste insieme a l'Associazione giovanile serba. Inoltre, per conto della Regione Friuli-Venezia Giulia, è entrato a far parte della Commissione Consultiva Nazionale sulla nuova Legge di Cooperazione e del Gruppo di Lavoro Interregionale Nazionale, occupandosi in particolare del tema dell'adesione dei Paesi dei Balcani Occidentali all' Unione Europea e alla creazione di un mercato unico, proseguendo la collaborazione con la Camera di Commercio serba anche dopo il suo pensionamento. Alessandro Perelli ha inoltre svolto attività politica come segretario provinciale del Psi, assessore e consigliere comunale di Trieste. Ha collaborato scrivendo articoli di politica estera per il quotidiano Avanti! i e oggi per la Giustizia online È anche presidente dell'Associazione Culturale "Socialisti liberali triestini".