Ma chi comanda in Libia? La domanda è legittima non solo perché riflette l’attuale situazione che vede due Governi diversi alla guida del Paese ma anche perché questo stesso stato di cose non eè sufficiente a spiegare quanto sta avvenendo.
Non parliamo tanto dei fondamentalisti islamici che sfruttano la confusione istituzionale per aumentare la loro influenza e organizzare attentati terroristici, ma piuttosto delle tribù che hanno sempre determinato e determinano tuttora le sorti dell’Esecutivo di Dabaiba , considerato legittimo da Onu , Stati Uniti, soprattutto Turchia e con alcune differenziazioni da gran parte dell’ Europa e il Capo del Consiglio presidenziale Menfi sostenuto dal gen. Haftar e a livello internazionale da Egitto Russia e Francia con gli Emirati Arabi che , dopo gli accordi di Abramo, tengono una posizione di equidistanza.
Proprio tra le tribù e i loro corpi armati sono avvenuti, nei giorni scorsi, violenti scontri che hanno causato una cinquantina di vittime oltre a duecento feriti. Gli scontri sono avvenuti tra la Brigata 444 e la milizia al Radaa . A innescare i combattimenti è stati l’ arresto, da parte del Governo di Tripoli di Hamza Mahmoud comandante nella Brigata 444 , una delle più forti dell’ Ovest e addestrata dai turchi, eseguito della milizia di al Radaa controllata da Dabaiba. Mahmoud pare avesse assunto, secondo al Radaa, un ruolo di collaboratore del gen. Haftar. La situazione è evidentemente sfuggita di mano a Dabaiba tanto che lo stesso ha condannato le violenze e ha visitato alcuni quartieri della capitale particolarmente interessati agli scontri. Ma proprio dall’ ampiezza di questi si è avuta la dimostrazione di come Dabaiba sia ben lontano da controllare la parte della Libia da lui governata e che invece siano i gruppi armati delle varie tribù a comandare e a imporre la loro legge secondo i propri interessi.
Così si è arrivati a vedere due corpi armati ,in teoria ambedue alleati con il Governo di Tripoli ,affrontarsi con le armi , il primo inquadrato sotto il ministero della Difesa, il secondo sotto il comando della polizia. Sullo sfondo l’ ennesimo rinvio del voto che, secondo gli accordi internazionali, dovrebbe portare alla riunificazione del Paese e a nuove istituzioni democraticamente elette. Un voto che ormai si allontana sempre di più congelando l’attuale confusione. Il sospetto è che le tribù sia quelle allineate all’ Esecutivo di Tripoli sia quelle quelle schierate con Hartar e la Cirenaica non vogliano le elezioni temendo di perdere fette di potere.
Nel caos libico il ruolo dell’ Italia è sempre più complicato. Nel settore del Mediterraneo il nord Africa rappresenta per il nostro Paese una delle aree più importanti per la sua sicurezza e stabilità. Da questi territori continuano ad arrivare sulle nostre coste migliaia di migranti spesso clandestini che , finora inutilmente i nostri Governi hanno cercato di regolamentare con la sottoscrizione di accordi con gli Stati dell’ Africa mediterranea.
Negli stessi Stati si trovano ingenti giacimenti di idrocarburi fondamentali per i nostri approvvigionamenti energetici (e anche per quelli dell’ Europa) soprattutto dopo la rinuncia al gas e al petrolio proveniente da Mosca d Ucraina dopo l’ aggressione di Putin all’Ucraina. La Libia ha un posto preminente in questa prospettiva e con questo Paese sono stati firmati recentemente nuovi accordi con il Governo di Tripoli. Ma quanto valgono e quanto saranno confermati dalle bizze e dagli interessi delle varie tribù che stanno trasformando la Libia in una vera e propria polveriera pronta a scoppiare in qualsiasi momento?