Di Nicola Beltrami.
Più di 30 anni fa al liceo di Codigoro il mio docente di filosofia, Prof. Arveda, mi diede da studiare un articolo tratto dall’inserto culturale di un quotidiano sull’ingegneria politica teorizzata da Popper. Il significato che ne trassi fu: la politica non può pianificare tutto nel futuro su scala globale ma occorrono più misure che tentino di dare risposte di volta in volta ai diversi bisogni sociali. Ecco, arriviamo al punto esaminando il programma elettorale che la gioiosa macchina da guerra del “Pd e accoliti” ha offerto agli elettori a settembre 2022. Noto che gli agricoltori sono stati quasi dimenticati. Il segretario del Partito Socialista Unitario, Matteotti, era avvocato come l’attuale segretario del PSI e conosceva bene i problemi dell’agricoltura perché difendeva “a gratis” i braccianti del Polesine.
Si può dire la stessa cosa di Maraio? Non ci è dato sapere. Mai abbiamo sentito una proposta per gli IAP (Imprenditori Agricoli Professionali). Ricordo che in occasione delle scorse elezioni per la Regione E.R., il segretario nazionale intervenne ad Argenta parlando di nuovi posti di lavoro pubblici da creare al SUD e poco altro. Uno dei nostri compagni storici di Lagosanto, che bonificò centinaia di ettari di valli malariche e improduttive a beneficio di tanti braccianti poi diventati coloni e proprietari, preconizzò: “ma questo qui non parla “bene”, con uno così non si va lontano”. E infatti… Dunque che fare per dare una prima risposta al “nulla” e seguire la teoria di Popper? Inizierei con una proposta.
Problema: gli IAP negli ultimi anni hanno affrontato grossi investimenti in attrezzatura agricola più moderna utilizzando il sistema dei crediti di imposta: il 6%, 10%, 50% del costo sostenuto si è trasformato in credito verso lo Stato a seconda dei tempi di ordini/consegne e del tipo di cespiti. Le somme a credito per investimenti di una media azienda raggiungono con facilità i 70.000 Euro: si pensi al leasing di un trattore da 200 CV, con sistema di gestione da satellite classificato 4.0 e quindi con un credito di imposta al 50% del costo sostenuto. Ebbene, tali crediti non vengono trasformati in soldi dallo Stato, non vengono pagati direttamente, l’agricoltore li può solo compensare con altri debiti in F24… Ma quali altri debiti? Gli imprenditori agricoli professionali non pagano più IRAP né IMU sui terreni condotti direttamente. Con cosa si potrebbero compensare?
Proposta: i contributi di bonifica (ad esempio in alcune zone del Delta del Po’ ammontano a €200,00 per ettaro: min. €5000,00 all’anno per aziende di 25 ettari) potrebbero essere pagati con F24 (oggi non è possibile) e quindi lo IAP potrebbe compensare subito in parte i crediti di imposta e potrebbe trattenere la liquidità per far fronte ad altre spese. In più sul pagamento del modello F24 l’imprenditore agricolo non pagherebbe commissioni.
Come si fa:
1) i Consorzi di Bonifica affidano al Ministero delle Finanze l’attività di liquidazione, accertamento e riscossione dei contributi di bonifica, nonché il relativo contenzioso;
2) i Consorzi di Bonifica possono attribuire all’Agenzia delle Entrate, sulla base di una convenzione, la gestione delle funzioni ad essi spettanti riguardo amministrazione, riscossione e competenza dei contributi di bonifica;
3) la convenzione stabilisce le modalità gestionali e operative dei contributi di bonifica nonché di ripartizione degli introiti derivanti dall’attività di recupero dell’evasione;
4) per il pagamento, la compensazione con altri crediti fiscali e previdenziali e il contenzioso si applicano le medesime regole statuite per la liquidazione delle altre imposte erariali. Questa è una proposta utile e concreta che formulo da commercialista di campagna e che vorrei fosse portata avanti da un PSI vicino anche a chi produce e/o lavora la terra.
1 commento
C’è chi sa come fare e chi no. Brava.