Di Alessandro Palumbo
Purtroppo siamo stati facili profeti, quando sulle pagine di questo giornale scrivevamo che la riforma della giustizia annunciata con una certa ingenuità dal ministro Nordio, sarebbe rimasta al palo e che invece di impegnare il Parlamento, avrebbe impegnato solo le inutili aule di qualche tavola rotonda.
Così infatti è, il Governo e il Parlamento che ad ogni inizio dell’anno giudiziario si ricordano che riformare la giustizia è esiziale per un Paese civile e moderno, hanno già riposto il tema per il prossimo convegno. Un Paese che vive di emergenze, non può certo programmare, e questo Governo sull’uso e l’abuso delle emergenze prospera.
Il ministro Nordio si sforza di riportare l’attenzione sul problema, ma viene snobbato dalla grande stampa più interessata ai pettegolezzi e ai vaniloqui di tal Calenda, tanto che non solo la giustizia, ma anche le gravi crisi geopolitiche, sono in secondo piano (classifica odierna delle notizie secondo l’algoritmo di Dagospia: Giletti e il suo show, tennis a Montecarlo, fuga spia russa, separazione Bonolis etc.).
A occuparsi ancora di giustizia sono rimasti i soliti noti, figure magari autorevoli, ma marginali nel sistema politico. Quello che più è preoccupante è che su un tema cosi delicato e importante, non si riesca a trovare una opinione pubblica disposta a spendersi per portare a casa una riforma seria, nel segno dell’efficienza e della garanzia per tutti i cittadini.
Eppure ancora in questi giorni vediamo processi imbastiti su un forte sostegno mediatico, che alla prova dei fatti si sono rivelati privi di fondamento, con persone assolte dopo anni di carcerazione preventiva (parliamo del solito Gratteri).
Forse l’impressione popolare è che questi problemi tocchino soltanto fasce alte della popolazione o vicende che coinvolgono profili penali così importanti da non riguardare le persone cosiddette normali.
Questo assunto, ampiamente smentito dai fatti, probabilmente però è finito per passare.
Voglio a questo punto raccontarvi una piccola storia, una delle tante che nella mia attività incontro, non farò nomi ne luoghi, per preservare l’anonimato di chi si è rivolto a noi per avere giustizia, ripeto uno dei tanti episodi minimi, che colpiscono le persone comuni.
Una donna dopo anni di umiliazioni e vessazioni culminate anche con una querela si è decisa a chiedere la separazione legale dal marito, come troppo spesso accade soprattutto per le donne di una certa età, convinta dal marito benestante a lasciare il lavoro si trova senza reddito.
La separazione è conflittuale, si chiede una udienza di urgenza, che viene fissata dopo quattro mesi, durante l’udienza si chiede un provvedimento provvisorio per un assegno di mantenimento per la signora senza reddito, il Presidente di tribunale dice che, non avendo letto tutte le carte, non si era accorto di questa problematica e che provvederà.
Esce il provvedimento che dice che essendo la signora titolare di pensione, non ha diritto ad alcun assegno, è un chiaro errore, il Presidente ha fatto un copia ed incolla, vabbè pazienza si è sbagliato, ma occorre fissare un’altra udienza (che costa), che viene fissata a settembre.
Uno dei tanti piccoli problemi, ma che per una persona nullatenente diventa enorme, errori di questo tipo sono frequentissimi e coinvolgono le persone più fragili, e sono uno dei tanti esempi in cui una gestione sciatta che non premia e non punisce finisce per ledere anche i diritti più elementari dei cittadini.
Così accanto ad errori macroscopici, a lentezze che finiscono per essere una giustizia denegata, ci sono mille piccoli episodi che ci danno ancora l’impressione di essere sudditi e non cittadini, e che vedono una casta di intoccabili che possono commettere gli errori più diversi, senza che nulla succeda.
Cosa bisogna fare per far capire che una giustizia cosi non può funzionare? Alzare la voce, mettere in file tutte le cose che non funzionano, essere testimoni inflessibili e continuare a far sentire a chi come Nordio ci crede che noi ci siamo, e che per favore alzi la voce anche lui.
P.S. oggi abbiamo parlato di uno dei tanti piccoli episodi che costellano la inefficienza della giustizia, ma prossimamente vedremo i grandi scandali giudiziari, e metteremo in fila i grandi polveroni che finiscono in nulla, in nulla anche mediaticamente.