di Sergio Cristoni
Diciamoci le cose come stanno: il PSI è un Partito ormai ridotto all’osso, ora anche extraparlamentare.
A parte qualche “sacca di resistenza”, può solo contare sul buon cuore di qualche interlocutore ancora sensibile al valore storico della nostra presenza ed esperienza (ma basta così, anche perché non abbiamo la forza di negoziare alcunché).
Ed è triste vedere che le nostre riunioni assomigliano perlopiù a quelle di un’Associazione di Combattenti e Reduci: orgogliosi e rancorosi, capaci ancora di litigare come i capponi di Renzo.
Non credo che potremo ancora avere qualcosa da dire, qualche voce in capitolo se continueremo a coltivare i miti e i riti di un Partito che (come tutti gli altri, e prima) ha fatto ed esaurito il suo tempo.
Men che meno se continueremo a pensare che sia una grande vittoria piazzare una Assessore a nonsoché al Comune di Roccasecca Scalo
Io penso che se rimane ancora qualche forza e qualche volontà, dovremmo impiegarle per riprendere -qui, oggi- un ruolo analogo a quello che ebbero i nostri illustri Padri Nobili.
Ossia mettere in discussione l’ideologia prevalente.
Perché non è affatto vero che le ideologie siano morte: lo sono quelle palingenetiche, ma non è affatto morta l’ideologia neoliberista basata sull’individualismo, che oggi ha un formidabile promotore come i social network.
Una piccola digressione: ricordate “La Fattoria degli animali” di Orwell?
Inizia con una rivolta degli animali contro gli uomini, scrive una Costituzione che inizia stabilendo che “tutti gli animali sono uguali”, e finisce dicendo “ma qualcuno è più uguale degli altri”.
Oggi sembra che, grazie ai social network, tutti si sentano “più uguali degli altri”, quindi in diritto di dire qualunque cosa gli passi per la testa, a prescindere dall’effetto che questo può avere.
L’etica dei princìpi è quella mia (e non se ne discute); l’etica delle responsabilità (ossia delle conseguenze dei miei comportamenti) non mi riguarda.
Che genere di libertà è questa?
Ecco: io vorrei che noi ripartissimo dai valori che ancora consideriamo fondamentali, che poi sono quelli della Rivoluzione Francese: Libertà, Uguaglianza, Fraternità.
Sono ancora validi o dobbiamo rinunciarvi?
Se sono ancora validi, come si possono coniugare oggi? Come si possono trasformare in azione politica?
Deleghiamo al Papa (con tutto il rispetto) il compito di denunciare le ingiustizie, le violenze, i pericoli per l’umanità, o ci rendiamo conto che i valori del cristianesimo sono anche nostri, e non c’è bisogno di credere in Dio né di andare messa per condividerli?
Bene: cos’è “Libertà” per noi, oggi. Cosa vorremmo che fosse per tutti? E l’Uguaglianza? E la Fraternità?
Riprendiamo a riflettere su queste domande, a confrontarci anche con chi non ne vuole sapere mezza, a tentare delle risposte, e forse potremo dire ancora qualcosa di sensato nel solco di una storia e di una tradizione che non meritano di essere mummificate nelle cerimonie.
Proviamoci.
In fondo anche Garibaldi aveva all’inizio solo mille follower.
Poi valga quanto ha scritto Bateson: “pare che esista una sorta di Legge di Gresham dell’evoluzione culturale, secondo la quale le idee ultra semplificate finiscono sempre con lo spodestare quelle più elaborate, e ciò che è volgare e spregevole finisce sempre con lo spodestare la bellezza.
Ciò nonostante la bellezza perdura”.