E così mentre domani al Monk andranno a giocare a Monopoli, il paese scivola lemme lemme verso il week-end, dividendosi tra la gioia per Zaki e quella per la campagna acquisti della propria squadra del cuore. Qualcuno, tra i più sensibili, avrà ricordato la strage di Via d’Amelio o i fatti di Genova, ma la voglia è quella di sfuggire ai 40 gradi metropolitani per immergersi in quelli adriatici o tirrenici.
Per i più privilegiati ci sono le acque ioniche. Beati loro.
Nel frattempo i 9 Euro interrogano gli italiani che non hanno ancora capito se sono netti o lordi, la guerra continua nel disinteresse generale e il PNRR oggi lo perdiamo e domani lo recuperiamo.
E pensare che appena un anno fa un “politicopercaso” mandava a casa Draghi e tutto il ben fatto, dall’unico premier tecnico meritevole nella storia del paese di gratitudine e apprezzamento, se ne andava a puttane. Per la prima volta, dal 1948, la apertura della campagna elettorale per le elezioni politiche cadeva il giorno prima di ferragosto mentre da Predoi a Lampedusa partiva l’eco di un vaffanculo universale che oggi ancora si spegne.
E i toni di quella campagna elettorale li ricordo ancora. Tra essi le accise, le maledette accise che aumentano il prezzo della benzina (e che Draghi aveva, anche se temporaneamente, sospeso) e che poi sono miracolosamente rispuntate dal nulla, vero Giorgia?
E con esse se ne va al vento il controllo dei prezzi. I costi di tutto, proprio tutto, aumentano drammaticamente; le vacanze degli italiani sono diventate difficili, a volte impossibili; i lavori dei superbonus si complicano perché i listini dei materiali vanno in salita e i budget si sforano; i trasporti, specie quelli aerei, sono diventati proibitivi; l’inflazione cresce e l’economia nazionale annaspa.
Ma quello che ogni italiano continua a guadagnare ogni mese resta desolantemente uguale.
E meno male che le giornate sono ancora lunghe, fa caldo, almeno le bollette stanno a quasi zero, tranne i costi accessori, che non ho mai capito cosa siano e a cosa cacchio servano, che sono rimasti invariati.
Ma tanto la sodomia ce la prenderemo con i primi freschi, tra un paio di mesi: evvaiii!
Li aspetto con ansia. (uè, non pensate male, è un’ironia).
Un regalo per ferragosto niente?
Grazie Giorgia, sei come tutti gli altri, come quelli che ti hanno preceduta. L’unica cosa nuova è che sei la prima donna a sedere a Palazzo Chigi, ma per il resto i tuoi proclami, le tue chiacchiere, le tue promesse lanciate ovunque, sui social, in tv, per strada, nella tua macchina, fino al trenta settembre dell’anno scorso, sono state solo un cumulo di bugie. Sei uguale a Conte, a Gentiloni e a tutti quelli che ti hanno preceduta e dai quali dicevi d’esser nuova e diversa.
Non sei il “nuovo che avanza” ma il “vecchio che resta”.
E anche noi italiani, pur se non siamo il “vecchio”, “restiamo” egualmente nei nostri problemi e nelle nostre difficoltà come da molto tempo.
Per ricordare un po’ di anni di benessere tocca tornare agli anni ‘80.
Ma questa è un’altra storia. E altri uomini.
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Massimo Carugno
Vice Direttore. Nato nel 1956, studi classici e poi laurea in giurisprudenza, oggi è avvocato nella sua città, patria di Ovidio e Capograssi: Sulmona. Da bambino, al seguito del padre ingegnere, ha vissuto, dall’età di 6 sino ai 12 anni, in Africa, tra Senegal, Congo, Ruanda, Burundi, rimanendo anche coinvolto nelle drammatiche vicende della rivolta del Kivu del 1967. Da pochissimi anni ha iniziato a cimentarsi nell’arte della letteratura ed ha già pubblicato due romanzi: “La Foglia d’autunno” e “L’ombra dell’ultimo manto”. È anche opinionista del Riformista, di Mondoperaio e del Nuovo giornale nazionale. Impegnato in politica è attualmente membro del movimento Socialista Liberale.
1 commento
Semplicemente la verità.. merce rara da almeno trent’anni a questa parte.. grazie.