Se pensiamo che i parlamentari albanesi siano felici di questo accordo, sbagliamo. Infatti l’opposizione albanese di centrodestra si è già scagliata contro il premier Rama diramando un bollettino infuocato: “Nonostante la gratitudine verso l’Italia per quanto fatto negli ultimi 33 anni a nostro sostegno, noi non siamo ancora pronti ad intraprendere un simile passo” – ha scritto su Facebook il vicepresidente del parlamento, Agron Gjekmarkaj, membro del Partito Democratico – “Il governo Meloni è sotto grande pressione per la gestione della crisi dei migranti, e il governo Rama non dovrebbe trasferire in Albania questa crisi“. Lo stesso Gjekmarkaj ha fatto sapere che una struttura per i migranti al porto di Shengjin farebbe svanire il sogno di questa importante località balneare nel nord del Paese di sviluppare il turismo. Il leader del Pd, Lulzim Basha, ha puntato invece il dito sulla mancanza di trasparenza da parte di Rama che “non ha nessun mandato a negoziare con nessun Paese: l’Italia è un nostro alleato e partner, un Paese amico, ma qui si tratta degli interessi nazionali“.
Rama avrebbe siglato l’accordo “spinto solo dai suoi loschi interessi“, ha denunciato l’ex premier di centrodestra Sali Berisha; il Partito della Libertà dell’ex presidente della Repubblica Ilir Meta accusa il premier albanese di “usare il Paese come se fosse una sua proprietà privata. Un mercante disposto a fare affari con gli interessi dell’Albania, in cambio di sostegni disonesti e traffico di influenze“. Perfino i media albanesi hanno voluto ricordare una dichiarazione di Rama risalente al novembre 2021, quando promise che “l’Albania non sarà mai un Paese in cui altri Paesi più ricchi possano allestire campi per i loro profughi“.
Intanto la Giorgia nazionale annuncia trionfante che questo accordo può diventare “un modello di collaborazione tra Paesi Ue e Paesi extra-Ue sul fronte della gestione dei flussi migratori“, perché si tratta (secondo lei) di un’intesa “che rafforza il partenariato strategico tra Italia e Albania e si pone sostanzialmente tre obiettivi: contrastare il traffico di esseri umani, prevenire i flussi migratori irregolari e accogliere in Europa solo chi ha davvero diritto alla protezione internazionale“.
Ma cosa hanno combinato, stavolta, i nostri eroi? Il Patto siglato tra Italia e Albania due giorni fa consta di 9 pagine, per 14 articoli in totale, con una durata prefissata di cinque anni rinnovabili di altri 5, con clausola di recesso annessa (una delle parti può esprimere l’intenzione non rinnovarlo, ma con preavviso di almeno 6 mesi). Il protocollo Italia-Albania, siglato dalla nostra Giorgia Meloni e dal primo ministro albanese Edi Rama, prevede appositi centri per migranti che assicureranno l’accesso alle strutture di avvocati e ausiliari, organizzazioni internazionali e agenzie UE per assistere i richiedenti protezione internazionale ma, è scritto a chiare lettere, “nei limiti della legislazione italiana, europea a albanese“. L’intesa specifica che i migranti potranno restare non oltre il periodo massimo di trattenimento consentito dalla vigente normativa italiana, dopodiché saranno le autorità di Roma a determinare l’allontanamento degli irregolari, con spese a carico dell’Italia. In questi centri non potranno essere presenti più di tremila migranti al contempo; queste strutture saranno gestite dall’Italia secondo le normative italiana ed europea già vigenti, e ogni controversia con i migranti sarà sottoposta esclusivamente alla giurisdizione italiana. Anche in caso di nascita o morte, all’interno delle strutture, i migranti saranno sottoposti alla legge italiana.
Tra i primi a intervenire criticando l’intera struttura del Patto sono stati gli esponenti di Medici Senza Frontiere Italia, che hanno subito pubblicato un appello generale alla revisione dell’accordo italo-albanese. “Sosteniamo che il patto siglato tra Italia e Albania si spinga un passo oltre gli accordi di esternalizzazione che il governo italiano o le istituzioni europee hanno firmato negli ultimi anni con Turchia, Libia e Tunisia” – si legge alla prima pagina del loro sito istituzionale – “L’obiettivo non è più solo quello di scoraggiare le partenze, ma di impedire attivamente alle persone in fuga e a chi viene soccorso in mare di accedere in modo rapido e sicuro al territorio europeo, aggirando così gli obblighi di protezione e soccorso sanciti dal diritto internazionale e dalle Convenzioni europee“. E non hanno tutti i torti. Sì, perché a ben guardare i termini della cosa, il mancato accesso al suolo italiano, la gestione extraterritoriale delle domande di asilo, l’applicazione delle procedure accelerate di frontiera e il trattenimento delle persone in un paese terzo, rappresentano un nuovo attacco sferrato al diritto di asilo.
“Queste iniziative non fanno altro che replicare politiche di contenimento e dissuasione che si sono dimostrate prive di efficacia nel lungo periodo, ma capaci di aumentare la sofferenza e la disperazione di migliaia di persone” – continua Medici Senza Frontiere – “Siamo preoccupati per le complessità logistiche e organizzative connesse al trasferimento dei sopravvissuti in mare verso l’Albania.Nello specifico, il complicato processo di identificazione e successiva presa in carico di persone con complicazioni mediche e fragilità specifiche rischia di essere nei fatti impossibile o comunque non adeguato alle necessità.Inoltre, l’assegnazione automatica di un porto distante anche alle navi di Guardia costiera e Marina militare, come già nella prassi per le navi delle ONG, comporterà ulteriori restrizioni alla capacità di intervento in mare e rischi per la salute fisica e mentale delle persone a bordo“. Si tratta di osservazioni non certo campate per aria, considerando la decennale esperienza di questa organizzazione nel soccorso in mare dei migranti. Il loro appello non lascia alcun margine di interpretazione, alla fine, assumendo toni a dir poco perentori: “Sollecitiamo nuovamente le autorità italiane ed europee a concentrarsi su soluzioni più umane e coraggiose per ridurre le morti in mare e offrire accoglienza dignitosa e solidarietà a coloro che cercano protezione in Europa“.
Pienamente concorde con l’appello di MSF è Elly Schlein, per la quale questo patto “sembra in aperta violazione delle norme di diritto internazionale e di diritto europeo“. Anche l’ex viceministro dell’Interno del PD, Matteo Mauri, ritiene il patto “illegittimo a livello nazionale e internazionale, inefficace come disincentivo all’immigrazione illegale e ininfluente per l’accoglienza: cambia solo che costerà molto di più“. Mauri, inoltre, ricorda che “quelle norme (contenute nell’intesa) devono prima passare dal parlamento italiano, perché non è assolutamente vero” che bastano i due trattati internazionali di cooperazione già firmati in passato con Tirana.
Da parte sua, il Ministro Piantedosi difende l’operato del governo dichiarando: “Quelle previste dal protocollo siglato con l’Albania non sono Cpr ma strutture come quella di Pozzallo-Modica, dove si trattengono persone, con provvedimento convalidato del giudice, per il tempo necessario per svolgere le procedure accelerate di identificazione e gestione della domanda di asilo di persone provenienti da Paesi sicuri“.
Benedetto Della Vedova, di Più Europa, ha detto che “L’accordo tra Italia ed Albania per quel poco che si capisce è un assoluto e inquietante inedito per l’Italia e per i paesi della Ue, e deve essere illustrato al Parlamento“.
Per Enzo Amendola (del PD), Meloni ha siglato un patto da osteria: “Blocco navale? Slogan. Patto con la Tunisia? Scomparso. Accordo europeo? ‘Non rispondono al telefono‘” – dice Amendola – “Colpo di genio, il ‘patto dello spritz’ con l’Albania: prima li mando lì e poi li riprendo, fuori da regole UE. Meloni e il gioco disumano delle 3 carte“.
Davide Faraone, di Italia Viva, ha espresso il suo malcontento in diretta su Sky: “L’accordo con l’Albania è il classico provvedimento fumoso di un governo che non sa più dove sbattere la testa: è pura propaganda. Se continuiamo a tenere il Trattato di Dublino per com’è e ad accettare i veti dei paesi sovranisti, questi problemi non li risolveremo mai. Né li risolveremo se continuiamo a usarli per fare solo della propaganda“. Difficile non essere d’accordo.
Alla luce di queste infiammate querelle, la stessa Unione Europea ha deciso di chiedere formalmente all’Italia ogni dettaglio sull’accordo con l’Albania: “Siamo in contatto con le autorità italiane, abbiamo chiesto di ricevere dettagli sull’accordo per la migrazione con l’Albania” – ha detto una portavoce della Commissione Europea al briefing quotidiano – “Prima di commentare oltre dobbiamo capire cosa s’intende fare esattamente“. E un’altra portavoce, sempre della Commissione Europea, ha dichiarato alla stampa italiana, con tono piccato: “Siamo stati informati dell’accordo Italia-Albania prima dell’annuncio“. Tutto regolare, insomma. Per restare sul tema: anche sulla crisi dei migranti, siamo sempre in alto mare.