Oggi – giornata internazionale della donna – sento il desiderio di omaggiare e riverire tutte quelle donne che sono state e rappresentano un faro per naviganti sperduti nei trinceramenti dell’ emancipazione delle libertà individuali e collettive.
Vuole essere un ossequio a metà fra testimonianza storica, per tutte quelle donne che si sono battute, immolando se stesse e le cui resistenze sono state agite attraverso battaglie intrise di passioni e di inni d’amore e quelle di oggi, accomunate da un unico comun denominatore: il senso di appartenenza.
Penso a Rosa Luxemburg e alla sua rivoluzione per la riforma sociale: “Non dobbiamo dimenticare che non si fa la storia senza grandezza di spirito, senza una morale elevata e senza gesti nobili”.
Penso all’esegesi di Anna Kulishoff impressa nel concetto dell’indipendenza economica come conditio sine qua non per l’acquisizione dei diritti civili e politici.
Penso alle donne della Costituente battutesi per il diritto al voto.
Penso a tutte quelle donne che hanno fatto la storia, i cui pensieri ed azioni sono divenuti eco di riscatto per tutte le donne. Un ritratto corale di storie, sentimenti e speranze che sarebbe superficiale ed approssimativo definirle con l’appellativo di femministe.
Grazie alle loro gesta, i diritti conquistati sono pregevoli e significativi e senza le loro battaglie non avremmo mai avuto una donna Premier o una donna segretario di partito. Non avremmo mai visto donne ricoprire ruoli apicali nel mondo della società civile e militare. Ma c’è ancora tanta strada da percorrere.
Lo zeitgeist presente incarna alla perfezione ciò che si sta verificando a livello internazionale.
Emblematica la Resistenza delle donne in Ucraina che sfidano la guerra, rimaste a combattere accanto ai loro uomini per preservare la sovranità e l’integrità della loro nazione.
Sono le donne in Iran che hanno acceso una delle più grandi fucine di protesta nella storia del paese. Un evento collettivo scenografico sfilare senza hijab dopo l’arresto e l’uccisione di Masha Amini per non aver rispettato il codice di abbigliamento islamico obbligatorio.
Penso a tutte quelle donne che sono costrette ad una migrazione forzata perché prive di qualsiasi diritto nelle loro terre di origine. Penso a chi si abbraccia la propria prole e si rifugia su una carretta del mare, pensando ad un futuro migliore per poi essere risucchiati dalla furia del mare.
Voglio rendere onore alla memoria delle numerosissime donne il cui impegno e sacrificio non sarà mai riconosciuto, ma che, con le loro lotte private e silenziose, hanno contribuito a lasciare una traccia profonda nel mondo.