O socialismo o barbarie. Dopo molti, forse troppi anni, questa mattina al Capranichetta di P.zza Montecitorio, si sono incontrati importanti pezzi della tradizione socialista riformista, consapevoli che l’Italia, senza l’apporto di questa cultura che si è voluta violentemente sradicare, non è diventata un paese migliore. Anzi. In una sala gremita, davanti ad una platea appassionata sono intervenuti tra i molti Riccardo Nencini, Claudio Martelli, Fabrizio Cicchitto e
Claudio Signorile.
Le forze della sinistra, rappresentate in ampio numero da coloro che della “soluzione giudiziaria” e dell’epurazione dei socialisti furono i burattinai, o oi loro discendenti, hanno dimostrato non solo di non essere all’altezza di realizzare un disegno organico per la tenuta e lo sviluppo del Paese, ma di non averne le capacità. Se eravamo consapevoli che la lungimiranza non è mai stata una loro qualità, abbiamo tardato a capire che, nonostante abbiano abusato, e tutt’oggi abusino di molte locuzioni trafugate dalla tradizione socialista, “riformismo” e “riformista” in primis, non ne abbiano mai conosciuto il vero significato. Quand’anche non fosse così, hanno intenzionalmente depauperato la terminologia socialista, al fine di renderla una bandierina sventolata alla bisogna, per non sputtanarsi troppo in Europa e perché oggettivamente “fa figo”.
I socialisti sono sempre stati di mentalità, consapevoli che solo riconoscendo i propri sbagli, e tanti ne sono stati fatti in questa nostra lunga storia, è possibile andare avanti. Vorrei porre l’attenzione su due di questi errori, che sono poi concatenati: la paura e il tafazzismo. Mani pulite ci ha segnato profondamente, portiamo noi tutti una ferita profonda che fatica a rimarginarsi. La porta chi c’era e chi non c’era: quando scoppiò il caso frequentavo le scuole elementari tuttavia, come per le uccisioni di Falcone e Borsellino, ne porto ricordo vivido, perché? Perché fu violento. Ricordo che veniva venduto a pochi spiccioli il Gioco di Pietro: un gioco dell’oca per bambini che aveva come obiettivo portare in carcere i socialisti. Sui muri le scritte “Craxi porco”, ovunque.
Da allora i socialisti, come moderni Atlante che hanno sulle spalle il carico di tutta la loro storia, vivono nella paura di dichiararsi tali perché per la società e per molti degli stessi compagni, siamo tutti colpevoli, tutti ladri, tutti furbi e tutti farabutti. Bene, cerchiamo di ricordarci che l’universo dei socialisti italiani è quello che nel nostro paese ha lasciato sul terreno il più alto numero di vittime, di martiri che sono stati uccisi perché hanno difeso le loro idee e, di conseguenza, tutte le persone che subiscono ingiustizie.
Quando il Pd mi propose la candidatura a sindaco nel paese che “fulgido esempio di comunità mafiosa”, ha determinato gran parte della mia vita, l’esigenza di una scorta e il conseguente Premio Giorgio Ambrosoli, accettai sapendo il guaio in cui andavo a cacciarmi. Sapevo che lo scontro con la ndrangheta non si sarebbe potuto evitare. La risibile frangia del Pd (persone davvero eccezionali e di valore) che mi volle a tutti i costi candidata, dovette combattere una profonda lotta intestina perché in gran numero iscritti e anche personaggi di rilievo del Partito Democratico, non erano disposti a perdere un comune in nome della legalità. Loro potevano “non sapere”. Tutto ciò per sottolineare che con la paura è ora di fare festa.
Se dobbiamo smetterla di temere chi siamo, è imperativo darci un taglio anche con il tafazzismo che ci sta caratterizzando. Ho accolto con profonda gioia la nascita dell’Associazione Socialista Liberale, di questo giornale storico riportato in vita e della scelta del tanto anelato affrancamento dal Partito Democratico. Per quanto doloroso possa essere stata la scelta di non rinnovare la tessera all’unico partito a cui mi sia mai iscritta, io e come me credo molti altri socialisti, non sono affezionata a una sigla, a un simbolo, ma a un’ideale. Un ideale che non sono più disposta a veder tradito, mortificato e sacrificato sull’altare di un ipotetico, remoto, remotissimo piazzamento.
Spaccarsi la schiena per permettere l’elezione di chi ha deciso la nostra fine, di chi non riesce nemmeno a sillabare la parola socialismo, di chi esultava quando a causa sua persone innocenti si toglievano la vita, di chi ha appoggiato l’invasione e il devastamento di un popolo sovrano e indipendente in nome delle mazzette sovietiche, di chi per le stesse mazzette ha ignorato, taciuto e talvolta minimizzato i crimini del peggior regime che il pianeta abbia mai visto, di chi ha proposto accordo di unità a Mussolini, di a chi ha pagato cantanti e registi o stroncato carriere per appropriarsi della cultura e del consenso, di chi ancora oggi mente sapendo di mentire, di chi indottrina generazioni di studenti piegando la storia alle proprie esigenze (qui un vergognoso esempio), di chi ha voluto entrare nel Partito Socialista Europeo solo per convenienza, di chi con noi non condivide niente.
Nel dopoguerra Nenni fece il fatale errore del Fronte con i comunisti, Craxi sanò, in favore del PCI, la questione del finanziamento illecito e ne consentì l’ingresso in Europa mentre D’Alema nelle sue Botteghe Oscure affermava “Dovevamo diventare noi il partito socialista in Italia. Il modo per farlo è stata la persecuzione giudiziaria”. (Invito caldamente a prendere visione di questo documentario Rai, mai trasmesso in forma integrale – La Falsa Rivoluzione)
Noi da oltre 10 anni abbiamo rinunciato a noi stessi in nome del “voto utile per un bene superiore” che di volta in volta propinavano a noi e agli italiani . Ora basta. Adesso è giunto il momento di riconsegnare il socialismo e il riformismo ai socialisti. Errare è umano, perseverare è diabolico.
O socialismo o barbarie
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3 commenti
Emozionante. Vi prego, andate avanti. Questa volta voglio crederci davvero.. perchè questo nostro “motto” varrà sempre di più.. o socialismo o barbarie! Grazie.
Brava Rossella. Il tuo entusiasmo da giovane donna impegnata nel socialismo italiano è di grande stimolo per quanti, come me e molti altri, hanno vissuto quegli anni barbari in cui i socialisti vennero stigmatizzati come tutti ladri e criminali. Forse hai proprio ragione tu: dobbiamo smetterla di temere di essere quelli che siamo.
Grazie, dopo tanti anni mi trovo a casa, la forza e la chiarezza della vostra gioventù mi rasserena. Anni tristissimi di sofferenza pura.