di Alessandro Perelli.
Il secondo capitolo del nuovo Montenegro è stato scritto domenica 11 giugno quando si sono svolte le elezioni politiche per la scelta degli 81 deputati che formeranno il nuovo Parlamento. Il primo aveva visto all’inizio di aprile l’affermazione nelle elezioni presidenziali di Jakov Milatovic che (con il 60% dei voti contro il 40%) aveva sconfitto Milo Djukanovic, l’inossidabile leader prima comunista, poi socialista con venature liberali, che aveva precedentemente dominato la scena politica di Podgorica, prima e dopo la proclamazione dell’ indipendenza. I risultati elettorali di domenica hanno confermato questa tendenza ormai irreversibile anche perché Djukanovic, dopo la sconfitta, si e’ dimesso dalla guida del Dps. Le elezioni sono state monitorate da una delegazione del Parlamento europeo e da osservatori dell’Osce. Ha vinto il Pes (europeisti di centro del Presidente Milatovic). Le rilevazioni gli assegnano un 25,5% su un affluenza abbastanza bassa del 56%. Non male il risultato dei socialisti che arrivano al secondo posto con il 23,5% tenendo più del previsto. Agli altri le briciole con alcuni partiti che non sono riusciti a superare la soglia di sbarramento del 3%%. O come probabilmente i socialdemocratici anche se l’ultima parola spetterà alla Commissione elettorale che fornirà il quadro definitivo degli eletti fra qualche giorno. Ora sara’ interessante vedere quale Esecutivo verra’ presentato in Parlamento per guidare il Paese. E’ abbastanza scontato che il Presidente della Repubblica Milatovic affiderà l’incarico a un esponente del Pes (il partito più votato) o a un uomo della sua coalizione. Ma il dubbio è quale colore politico e partitico avra’ il nuovo Governo e quali saranno i numeri della maggioranza. La vecchia coalizione che dirigeva il Paese era figlia di un accordo tra europeisti, serbi e minoranze tenuta assieme solo dalla volontà di spodestare Djukanovic. Nei numeri usciti dal voto di domenica c’è teoricamente la possibilità di riproporla ma manca ormai (dopo l’uscita di Milo dalla vita politica) il presupposto fondamentale che l’aveva determinata. E conseguentemente si sono accuiti i contrasti all’ interno di essa non ultimi quelli che riguardano i rapporti con il Kosovo e la Serbia e l’adesione alla NATO. Per contro, pur ridimensionato, vi e’ un Dps che potrebbe aspirare a entrare in una grande coalizione avendo completato il suo rinnovamento con il cambio dei suoi quadri dirigenti e non avendo più candidato alti dirigenti statali sospettati di corruzione. La scelta europeista e quella dell’Alleanza atlantica insieme ai diritti civili e alla condanna dell’aggressione russa all’Ucraina sono ormai obbiettivi comuni tra Pes e Dps favorendo un’ intesa che si porterebbe dietro vari partiti minori che hanno superato lo sbarramento del 3% necessario per entrare nell’ Assemblea di Podgorica, e che potrebbe garantire un’ ampia governabilità al Paese. Sullo sfondo avranno notevole importanza, oltre alle dinamiche interne, le spinte internazionali che vedono da una parte Stati Uniti e Unione Europea premere per una soluzione che dia stabilità a un Paese strategicamente decisivo in un’area balcanica ancora alle prese con le conseguenze della fine dell’ex Jugoslavia e dall’altra Russia e Cina che si muovono invece per assicurarsi migliori relazioni (Mosca cercando di allineare il Montenegro alle posizioni della Serbia, Pechino intervenendo con massicci investimenti come quelli che riguardano la costruzione della nuova autostrada).