di Alessandro Palumbo.
C’è una trasmissione televisiva in Italia di grande successo, si chiama chi l’ha visto? Si cerca di rintracciare persone scomparse per i più vari motivi e di riportarli “alla luce”, una proposta interessante potrebbe essere quella di allargare il perimetro della trasmissione agli argomenti.
Potremmo fare molti esempi: chi l’ha visto che fine fanno tutti i vari casi di cronaca su carcerazioni preventive o anche definitive di soggetti che sono vittime di clamorosi errori giudiziari, che hanno l’onore della cronaca per un giorno poi spariscono? Chi l’ha visto il decorso biblico dei processi il cui tema dura il giorno di un convegno o di un servizio televisivo? Chi l’ha visto le vittime innocenti di retate show con relativa conferenza stampa che poi una volta usciti dalla inchiesta finiscono in un trafiletto? Chi l’ha visto il manager incarcerato e licenziato e poi assolto nell’udienza preliminare dopo 18 mesi? Chi l’ha visto il sovraffollamento delle carceri? Chi l’ha visto i suicidi innumerevoli nelle carceri italiane? Chi l’ha visto le denunce per pestaggi e tortura all’interno delle carceri? Chi l’ha visto le carenze di organico di operatori, psicologi che dovrebbero aiutare i detenuti? Ma la domanda più impegnativa è sicuramente chi l’ha visto l’impegno alla grande riforma della giustizia che qualche tempo fa era su tutti i media e poi è inesorabilmente sparito?
Chi l’ha il povero ministro Nordio costretto a barcamenarsi per far mettere all’ordine del giorno qualche toppa?
In questa Italia che si diletta nel discutere dell’esselunga il tema riforma della giustizia e delle carceri sembra sparito, inghiottito dagli innumerevoli dispersivi disseminati da una classe politica che ogni giorno che Passa si rivela una disgrazia per questo Paese.
Tra crisi economica delle famiglie, tra la frantumazione del ceto medio, il PNRR al palo, il MES che aspetta inutilmente, il tema giustizia sembra essere un tema caduto nel dimenticatoio.
Eppure i processi sono sempre più lunghi, i danni sono enormi, migliaia di persone che attendono giustizia, mentre le carceri esplodono, per non parlare della giustizia civile che causa danni enormi al sistema economico italiano, incapacità di riscuotere crediti, blocco degli investimenti, aziende che rinunciano ad investire in Italia, una giustizia fiscale che oscilla tra la vessazione per i deboli e la incapacità di colpire i veri evasori.
C’è poi un tema che raramente viene affrontato: il tema della giustizia amministrativa, parlo dei vari TAR che si distinguono per le sentenze al limite dell’incomprensibile come gli interventi sulle bocciature o sulle promozioni scolastiche, ma questo direte è folklore, allora parliamo dei numerosi provvedimenti che si basano su una capziosità causidica e che intervengono sui punti e sulle virgole dei provvedimenti e qui lasciatemelo dire l’unico intervento sarebbe quello drastico dell’abolizione dei vari TAR.
Eppure il cattivo funzionamento della giustizia, insieme alla burocrazia malfunzionante e alle corporazioni che impediscono ogni modernizzazione è il cancro che blocca lo sviluppo civile dell’Italia.
L’opinione pubblica si interessa a questo tema solo quando lo incontra personalmente e non riesce a percepire l’enorme danno che crea all’economia e al vivere civile, è necessario che le forze politiche e culturali più consapevoli riprendano in mano la riforma della giustizia coinvolgendo l’opinione pubblica con un movimento di opinione che renda consapevoli le persone, non ci possiamo permettere di lasciarci sfuggire l’ennesima occasione per intervenire per rendere questo Paese più giusto e più civile, ricordiamoci che qualche tempo fa si riusci a coinvolgere le persone con un referendum partecipato e con risultati eclatanti sulla responsabilità civile dei magistrati, quindi si può e allora si deve, è nostra responsabilità.
“il capolavoro dell’ingiustizia è sembrare giusto senza esserlo”
Platone