di Alessandro Perelli.
La guerra in Ucraina con riferimento particolare all’invio di armamenti e aerei da combattimento a Kiev ha riempito le pagine dei media tedeschi rappresentando anche l’argomento principale del dibattito politico insieme ai risultati delle ultime elezioni amministrative che nei giorni scorsi hanno visto il netto successo dei cristiano sociaii a Berlino prima regno incontrastato dei socialdemocratici.
Il Governo Scholz pare avere ben assorbito alcune tensioni che si erano determinate a questo proposito ma l’impressione è che sarà sulla questione energetica che si giocheranno i futuri equilibri politici e la sua capacità o meno di consolidarsi dopo la sua nascita a scapito di una CDU orfana di Angela Merkel sconfitta alle elezioni politiche.
Il 15 aprile infatti scadrà la proroga delle tre centrali nucleari (Isar 2 in Baviera, Emsland in Bassa Sassonia e Neckarwestheim in Baden Wurttemberg) decisa dal Governo Scholz per i timori di fare mancare alle industrie e ai cittadini tedeschi le risorse energetiche necessarie per affrontare l’ inverno. Già questa decisione aveva suscitato profonde divergenze interne ed era stata digerita a fatica dai Verdi (Grunen) che avevano basato la loro campagna elettorale sulla chiusura di tutti gli impianti nucleari esistenti. La loro disponibilità finale a questo prolungamento se aveva da un lato dimostrato l’abbandono di scelte ideologiche in favore della governabilità aveva provocato le proteste di una parte del partito che aveva accusato i vertici di aver tradito lel attese degli elettori.
C’è da dire che in Germania, in era Merkel, dopo l’incidente nucleare di Fukushima, in Giappone, del 2011, si era deciso unanimemente di accelerare il piano di fuoriuscita nucleare del Paese. Ma oggi dopo l’ invasione di Putin all’Ucraina e le relative sanzioni con la mancanza del gas acquistato da Mosca, la situazione presenta aspetti preoccupanti per quattro concerne le risorse energetiche: i rigassificatori galleggianti che Berlino sta costruendo a tempi di record cominceranno a garantire flussi consistente per il fabbisogno interno solo a partire dal 2024 mentre più lungo sarà il tempo necessario per la realizzazione di impianti di fonti rinnovabili ( eoliche) per i quali sono necessari non semplici interventi di semplificazione burocratica.
Il mondo economico, e tutti sappiamo quanto conti in Germania, non sta sicuramente a guardare. Il Presidente della associazione industriali Russwurm ha lanciato un appello affinché si vada oltre la scadenza del 15 aprile chiedendo alla politica una decisione responsabile e non dogmatica. Questo parere è supportato anche da diversi economisti e esperti di energia che chiedono al Governo la revisione della decisione di spegnere i reattori. Ma anche l’opinione pubblica sembra aver cambiato parere rispetto al passato. Secondo un sondaggio della Fondazione Adenauer il 71% dei tedeschi vuole continuare a utilizzare l’ energia nucleare proprio partendo dall’ulteriore prolungamento delle tre centrali tuttora operanti e solo il 29% chiede la rinuncia al nucleare. La politica è profondamente divisa su questo tema.
Da una parte ci sono i cristiano sociali che con il sostituto della Merkel Friedrich Merz hanno notevolmente mutato la loro posizione (sia nella versione federale che in quella bavarese) e hanno proposto di continuare l’attività delle centrali sino alla fine della crisi energetica e quindi presumibilmente molto al di là della fine dell’inverno. Secondo la CDU l’economia tedesca ha bisogno di energia stabile e affidabile e le centrali nucleari possono fornire offrire questo servizio in modo economico e neutrale dal punto di vista climatico. Addirittura si sostiene che occorra studiare la possibilità di riattivare le centrali nucleari chiuse precedentemente. Ma questa, se fosse isolata, sarebbe solo la voce dell’ opposizione.
La vera grana per il Cancelliere Scholz è che i liberali, forza essenziale di Governo, la pensano all’ incirca allo stesso modo chiedendo un revisione delle scelte finora adottate puntando sul fatto che la Germania abbia bisogno di un concetto energetico aperto alla tecnologia e in linea con la realtà. In pratica spezzando una lancia a favore dell’ energia nucleare. Cosa farà a questo punto Olaf Scholz? Un altro compromesso (e cioè un ulteriore parziale prolungamento delle tre centrali) appare francamente difficile. I Grunen non riuscirebbero a spiegarlo ai loro elettori già in subbuglio. I tempi stringono e per l’ Esecutivo questa appare la vera ” patata bollente” da affrontare.