Della Cambogia, lo Stato del Sudest asiatico con poco meno di 17 milioni di abitanti, prevale il triste ricordo dei khmer rossi cioe’ di quella fanatica dittatura di Pol Pot che dal 1975 al 1979 si fece carico del genocidio di minoranze etniche e religiose sterminando un numero ancora imprecisato di persone ma comunque non inferiore ai due milioni. Alla successiva guerra civile e all’invasione del Paese da parte delle truppe di Hanoi dal Vietnam seguì fino ai giorni nostri il lungo periodo di potere (dal 1985) di Hun Sen che, pur instaurando un regime illiberale e antidemocratico regalò al Paese decenni di pace, stabilità e sviluppo. Intendiamoci: in Cambogia e’ stata repressa ogni forma di opposizione e di dissenso e Hun Sen ha governato arrestando via via tutti gli attivisti democratici o costringendoli all’esilio, chiudendo gli organi di stampa indipendenti e di fatto riducendo al massimo il ruolo di una società civile che aveva dato segni di risveglio. Il suo Partito del Popolo cambogiano ha potuto così sbarazzarsi di tutte le opposizioni e nelle ultime recenti elezioni assicurarsi 120 dei 125 membri dell’Assemblea nazionale della capitale Phnom Penh. Ma gli anni passano per tutti e il settantenne Hun Sen ha pensato bene di preparare la sua successione “naturale”, dando spazio agli alti papaveri del suo partito o a un nome nuovo? Neache per sogno. Ha privilegiato la scelta dinastica. Infatti il re Norodom Sihamoni (la Cambogia e’ una monarchia costituzionale) ha conferito l’ incarico di formare il nuovo Governo a Hun Manet, figlio dell’ attuale Premier. Quarantacinquenne, Hun Manet ha studiato nelle piu prestigiose università americane e britanniche e, dato il suo curriculum, poteva fare presagire una svolta tecnocratica e di modernizzazione del Paese. Ma il modo in cui e’ avvenuta la sua scelta, il fatto che il padre rimarra’ alla guida del partito in attesa di essere nominato a capo del Senato e che, inoltre, si è dichiarato pronto a rientrare se il figlio dovesse correre dei pericoli, fanno temere che nulla muterà e proseguirà l’involuzione autoritaria del Paese. Del resto nalle ultime recenti elezioni politiche si visto di tutto. A cominciare dalla decisione delle autorità di eliminare il Partito Candleligh, l’unico che poteva impensierire Hun Sen, per una sbagliata procedura di registrazione. Gli aggiornamenti dei risultati elettorali hanno dimostrato l’alto numero di schede viziate o irregolari che in questo caso sono state l’arma del regime per condizionare il voto. I brogli elettorali hanno contraddistinto il libero esercizio del voto. Oltre a cio l’Assemblea nazionale ha promulgato una legge che prevede il divieto di voto successivo per chiunque non partecipi alle elezioni. Cioè da una parte l’altra percentuale di votanti e’ stata frutto di una politica intimidatoria che si nasconde dietro la maschera della libera partecipazione. Dall’altra una reazione antidemocratica contro coloro che avessero scelto il boicottaggio come risposta alle malefatte del regime. Vista la difficile situazione che si era venuta a creare gli esponenti del Partito Candleligh hanno cercato di convincere i governi internazionali a non riconoscere gli esiti di queste ultime elezioni. In particolare si sono rivolti agli Stati che hanno firmai gli accordi di Parigi che nel 1991 hanno sancito la fine della guerra civile in Cambogia. Intanto Hun Manet è diventato il nuovo Premier. Gia comandante delle forze armate a diventato il simbolo del fatto che nel suo Paese il potere delle elezioni popolari e’ stato completamente esautorato. Si tratterà ora di vedere se e in che modo le opposizioni si muoveranno e se il popolo cambogiano vorra intraprendere finalmente la strada del cambiamento
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Autore. Alessandro Perelli è Vice Presidente di ALDA (Associazione del Consiglio d'Europa) e membro del Consiglio di amministrazione, in rappresentanza della Regione Friuli-Venezia Giulia, Italia. Dal 1980 ha lavorato alla Regione e dal 1999 presso il Servizio Relazioni Internazionali dove si è occupato di progetti e accordi di cooperazione internazionale fino ad agosto 2017. Dal 2000, anno in cui la Regione Friuli-Venezia Giulia è entrata a far parte di ALDA, Perelli ne ha seguito la vita associativa per conto della regione , facendo parte del Consiglio Direttivo, dove ricopre dal 2016 il ruolo di Vice Presidente. È particolarmente interessato all'area del Mediterraneo e alla creazione delle nuove Agenzie della Democrazia Locale in Tunisia e Marocco. Inoltre, Perelli ha seguito le attività delle Agenzie a Verteneglio, nell'Istria croata e Gyumri in Armenia con cui è associata la Regione Friuli-Venezia Giulia e Niksic in Montenegro di cui la Regione che rappresenta è capofila. Ha partecipato ai lavori preparatori della neonata Rete Balcanica per la Democrazia Locale (BNLD) svolgendo attività di promozione di ALDA in qualità di ambasciatore organizzando convegni di cui uno a Lecce con la presenza di enti e associazioni locali e uno all'Università di Trieste insieme a l'Associazione giovanile serba. Inoltre, per conto della Regione Friuli-Venezia Giulia, è entrato a far parte della Commissione Consultiva Nazionale sulla nuova Legge di Cooperazione e del Gruppo di Lavoro Interregionale Nazionale, occupandosi in particolare del tema dell'adesione dei Paesi dei Balcani Occidentali all' Unione Europea e alla creazione di un mercato unico, proseguendo la collaborazione con la Camera di Commercio serba anche dopo il suo pensionamento. Alessandro Perelli ha inoltre svolto attività politica come segretario provinciale del Psi, assessore e consigliere comunale di Trieste. Ha collaborato scrivendo articoli di politica estera per il quotidiano Avanti! i e oggi per la Giustizia online È anche presidente dell'Associazione Culturale "Socialisti liberali triestini".