di Leonardo Raito.
Credo sia molto difficile a così breve distanza, trascinati dall’emozione per la sua scomparsa, tracciare un bilancio della vicenda politica di Giorgio Napolitano, anche se la sua presidenza della repubblica, conclusasi dopo una storica riconferma, bipartisan riconoscimento dello straordinario valore dell’uomo politico e istituzionale, non potrà che essere ricordata come una presidenza di grandi scelte e di grande coraggio. Almeno due fattori pesano e peseranno in questo giudizio che, personalmente, non modificherò mai: l’aver salvato il paese dal rischio di finire come la Grecia; e il discorso scritto per la sua rielezione, un discorso che ha rappresentato, a mio modesto avviso, uno dei più importanti interventi politici della seconda repubblica.
Quanto all’aver salvato il paese dal default, so che su questa vicenda i giudizi non sono univoci. C’è chi ha parlato di golpe europeo, chi ha imputato a Napolitano la non difesa del paese nei confronti degli alleati continentali, chi addirittura accusato l’ex presidente di aver in modo frettoloso favorito la sostituzione di Berlusconi. Napolitano, invece, ha saputo tenere la barra dritta in un momento drammatico della storia italiana. Ha saputo con la sua forza, la sua autorevolezza internazionale, rappresentare il punto di riferimento di fiducia e stabilità istituzionale per un paese che, date le imbarazzanti vicende personali di Berlusconi e l’incapacità assoluta di contenere il debito pubblico, stava precipitando nel baratro. In quel momento, solo Napolitano ci ha mantenuto a galla. Ci ha salvati dal default. Con scelte coraggiose, anche interventiste se vogliamo, ma comunque non rinviabili e di assoluta responsabilità. Passaggi che solo un grande politico poteva fare.
Ma a monito delle future generazioni e degli studiosi della politica resterà indelebile, come scolpito nella pietra, il discorso in occasione della sua rielezione per il primo storico secondo mandato da presidente della repubblica, una rielezione effettuata a furor di partiti, consci dello spessore e delle qualità dell’uomo. In quel discorso, Napolitano ha fatto una fotografia seria e rigorosa dei mali del paese, evidenziando le tragiche responsabilità di una politica incapace di applicare, con etica e senso di servizio, quelle esigenze di trasformazione e di riforma che dovevano fungere da medicina per un’Italia e una democrazia molto malate. Quel discorso, riletto oggi a dieci anni di distanza, rappresenta ancora una pietra miliare, un capolavoro che non sarebbe riuscito a un politico qualunque.
E’ per questo motivo che tutti dovremmo piangere la scomparsa di un uomo che, nel panorama nazionale, è stato un vero gigante.
Leonardo Rait