Premessa
È arrivato il momento di affrontare una delle questioni più divisive tra chi, negli anni, ha seguito le tappe del sequestro Orlandi: Mirella Gregori. Mirella Gregori è stata usata e dimenticata sia dalla stampa, sia da chi avrebbe dovuto occuparsi di lei e del suo destino: forze di polizia, inquirenti, Sisde. In poche parole, lo Stato italiano.
Mirella Gregori, coetanea della cittadina vaticana, sparisce da Roma il 7 maggio del 1983. Emanuela, Mirella e la loro scomparsa, sono finite per essere sovente accomunate, e non pochi si sono convinti che i sequestri siano collegati.
La mia opinione è differente. Esistono effettive similitudini tra i due casi ma, età anagrafica e città a parte, mi sono negli anni convinta che gli elementi di convergenza possano essere il frutto di un’abile azione di depistaggio, posta in essere dagli stessi responsabili dei rispettivi crimini.
In sostanza i rispettivi responsabili hanno approfittato della risonanza mediatica che ne è derivata -soprattutto nel caso Orlandi– per allontanare gli investigatori, portando altrove l’attenzione. Tuttavia resta una strada aperta, mancando elementi provanti la totale fallacità dell’ipotesi della connessione.
Nel precedente articolo vi ho illustrato una delle piste che a lungo ha forviato molti cittadini e giurisperiti, ho infatti riportato le conclusioni a cui arrivò Imposimato, ai tempi legale della famiglia. La pista bulgara vedeva protagonista Alì Agca, l’attentatore di Giovanni Paolo II. Di questo personaggio, pur essendoci molto da dire, vorrei occuparmi il meno possibile.
Il terrorista turco, con le sue infinite menzogne che proseguono tutt’oggi, è una delle principali cause della confusione creatasi intoro alle due sparizioni, soprattutto nei primi mesi, i più importanti dal punto di vista investigativo.
La famiglia Gregori, ignorata e dimenticata, ha lottato non solo senza paura, ma anche senza speranza, come diceva Pertini. I Gregori si sono scontrati dal primo giorno con l’indifferenza, la superficialità e l’incompetenza di certe forze dell’ordine. Sebbene, come avremo modo di vedere, questo caso a differenza di quello di Emanuela, degli elementi validi di indagine li avesse.
Nulla fu fatto fino al momento in cui questo caso venne associato al caso Orlandi, evento che, escludendo un miglioramento dal punto di vista della diffusione mediatica, ad oggi, non sappiamo quanto sia stato producente per entrambe le sparizioni: alla luce dei fatti, sembra che è stata Mirella a rimetterci maggiormente.
Mirella Gregori: la scomparsa
Siamo a Roma in via Nomentana n.91. La zona è quella di Porta Pia, vicino al Monumento del Bersagliere quella dove vive la quindicenne Mirella Gregori, figlia di Paolo e Vittoria, ha una sorella maggiore di due anni, Maria Antonietta. Le ragazze sono molto legate e tra di loro non avevano segreti, erano molto unite e senza grilli per la testa, come ricorda ancora oggi la sorella, che dopo la morte di entrambi i genitori, non ha mai smesso di cercare Mirella.
Sono le 14.00 del 7 maggio del 1983, Mirella torna da scuola, l’Istituto professionale per il commercio Amerigo Vespucci al tempo in Via Dell’Olmata, poco lontano dal bar di famiglia, all’angolo di Via Volturno. Mirella consuma il pranzo, si intrattiene in chiacchiere con la mamma, Vittoria Arzenton, che sta cucendo. Alle 15.15 suona il citofono, Mirella si precipita a rispondere, quasi fosse in attesa di qualcuno.
La conversazione è breve ma attira l’attenzione della madre, che le domanda “chi è?” dopo aver sentito la figlia, tra il divertito e lo scocciato affermare “Se non mi dici chi sei non scendo! Ah Si, Alessandro ah ok… Dammi dieci minuti e vengo giù”. Mirella posa il ricevitore e spiega alla madre che si trattava di Alessandro, un compagno di classe alle scuole medie.
La quindicenne spiega alla signora Vittoria che sarebbe uscita e si sarebbe incontrata con l’amico al Monumento del Bersagliere, ma sarebbe tornata subito, dopo dieci minuti. La sorella e il padre stanno lavorando, al loro bar a pochi metri da casa, la mamma resta a casa ad aspettare la figlia. Mirella esce di casa, non vi farà più ritorno.
Le prime ore senza Mirella
Sono passate due ore, circa le 17.00 quando la signora Vittoria chiama allarmata la figlia maggiore, Maria Antonietta: Mirella, che aveva detto che sarebbe rincasata subito, non è tornata e scatta immediatamente l’allarme. La madre sentiva che c’era qualcosa che non andava e la ragazza era solita essere puntuale, non aver colpi di testa. In tasca sempre dei gettoni perché chiamava sempre per informare la madre di eventuali cambi di programma.
La famiglia si divide per cercare Mirella, chiamano gli ospedali pensando – sperando- in un incidente in motorino, magari con un amico, le risposte sono tutte negative. La sorella esce subito dal negozio in cui lavorava, per supportare i genitori nella ricerca. Con lei Filippo, il suo fidanzato dell’epoca e oggi suo marito. Il primo posto in cui si reca Antonietta è il Bar Italia, adiacente al portone della palazzina in cui abitano i Gregori.
Il Bar Italia è di proprietà della famiglia De Vito, la figlia Sonia è l’amica del cuore di Mirella; l’ultima persona nota ad averla vista. Casistica curiosa e decisamente “sfortunata” quella che, in una bella giornata di maggio, a metà pomeriggio, in una zona vivace di Roma, nessuno abbia visto Mirella Gregori.
Alle richieste di notizie circa la sorella, avanzate da Maria Antonietta, Sonia de Vito dirà che Mirella prima di andare all’appuntamento al Monumento del Bersagliere, si sarebbe intrattenuta con lei, nel bagno del locale, per circa 15 minuti. Cosa si dissero non è cosa nota. Sonia, aggiunge anche che Mirella la informò che sarebbe al Monumento del Bersagliere e, successivamente si sarebbe intrattenuta con amici a suonare la chitarra a Villa Torlonia.
Mirella non suona la chitarra e non la suonano nemmeno i suoi amici abituali. Questo è il primo pensiero, stupito di Antonietta. La ragazza è perplessa. Anche i genitori, che hanno passato in rassegna tutto il quartiere, non hanno novità. Maria Antonietta, Filippo e alcuni amici decidono allora di portarsi a Villa Torlonia.
È l’imbrunire e i cancelli della residenza sono chiusi, ma i ragazzi sono fortunati perché una pattuglia si ferma e acconsente, comprendendo la situazione, a far entrare i ragazzi per un controllo. La Villa è stata da poco riaperta al pubblico e, per una sua parte, presenta ancora ponteggi e scavi eseguiti per i lavori di ristrutturazione.
Antonietta è un po’ sollevata perché, come afferma in una recente intervista, pensava che avrebbe anche potuto trovare il corpo di sua sorella. Il controllo è breve e superficiale, i ragazzi tornano alle loro case e le forze dell’ordine al loro lavoro. Nessuno si occuperà più di approfondire le ricerche e i sopralluoghi a Villa Torlonia.
La denuncia di scomparsa
Sonia de Vito è la migliore amica di Mirella, si conoscono e frequentano con assiduità da otto anni. Sonia più volte sentita nel corso degli anni, rimarrà ferma nella sua posizione di non sapere nulla sul giorno della scomparsa, né sulle persone che potrebbero aver indotto Mirella a seguirle. Sonia e la sua famiglia, dal momento della sparizione della Gregori, manterranno un atteggiamento di freddo distacco dalla famiglia di Mirella.
Il giornalista Tommaso Nelli, nel 2016, renderà noto un documento del Sisde, datato 31 ottobre 1983, all’oggetto Scomparsa di Emanuela Orlandi -si noti come Mirella Gregori non sia citata nell’oggetto dell’interrogatorio. Da quanto si legge nel verbale Sonia, sarebbe stata al corrente dell’identità della persona con cui si allontanò Mirella.

Sonia de Vito, che sarà anche accusata di reticenza e poi prosciolta. pare aver mentito anche su Villa Torlonia. ammetterà infatti che Mirella le aveva parlato dell’appuntamento con una persona al Monumento del Bersagliere. Disse poi di non sapere altro. Ad oggi Sonia e, soprattutto il marito, non vogliono saperne più nulla di questa storia.
Mentre la figlia maggiore si trova in perlustrazione la signora Vittoria, sempre più allarmata tenta inutilmente di mettersi in contatto con Alessandro. Il ragazzo si metterà in contatto con i Gregori solo una volta rincasato, avendo saputo che era stato più volte cercato e che avrebbe dovuto richiamare i genitori dell’amica al recapito lasciato, quello del bar.
Sono le 20.30 quando squilla il telefono del bar di via Volturno, le notizie non sono buone: Alessandro quel giorno si trovava altrove con amici, non ha mai citofonato a Mirella: non la vede da due anni.
Con l’angoscia in perenne e rapida ascesa, la famiglia di Mirella si precipita alla caserma più vicina e sporge la denuncia di scomparsa. A differenza del caso Orlandi, la denuncia viene presa subito e questo sarà l’unico momento di efficienza rispetto al caso Gregori.
Tuttavia le forze dell’ordine non sono intenzionate a cercare la ragazza che, a loro sentire, ha perso la cognizione del tempo, oppure è scappata con qualche amicizia. Sono in molti io ragazzi che si allontanano “volontariamente” in quegli anni. Nel biennio 82-83 sono 177 i giovani scomparsi dalla capitale. Un buon numero farà ritorno, nove saranno rinvenute senza vita, uccise con modalità simili, di tutte le altre non si avrà più notizia. A questo dedicherò un articolo apposito.
La mancanza di operatività delle forze dell’ordine fu probabilmente determinante nella mancata soluzione del caso. La sparizione della ragazza non ebbe alcuna risonanza; solo quattro giorni dopo la scomparsa della ragazza un giornale, Il Tempo, dedicò a Mirella Gregori un trafiletto, che però conteneva molteplici imprecisioni, a partire dagli errori sull’abbigliamento indossato dalla ragazza al momento della scomparsa. Un altro articolo uscirà dieci giorni dopo e un ultimo dopo un mese.
Mirella ed Emanuela: i casi si uniscono
Di Mirella non si parlerà più, fino al momento in cui la sua scomparsa fu accomunata a Emanuela Orlandi. Ci tengo a ribadire quanto sia stato deleterio tanto per Mirella, quanto per Emanuela aver voluto ad ogni costo unificare le due sparizioni.
A dare inizio all’unione delle sorti di Emanuela e Mirella è la rivista Panorama che, il 1° agosto 1983 pubblica un’inchiesta intitolata “Emanuela e le altre”. La ragazza appare nell’articolo solo a titolo di esempio ma da quel momento, probabilmente complice la foto di Mirella con papa Giovanni Paolo II, i destini delle due ragazze resteranno saldamente uniti.
Mio malgrado, devo riparlare di Alì Agca. In seguito alla pubblicazione su Panorama, il 3 agosto spunta un nuovo “attore”: si tratta del Fronte di liberazione turco anticristiano Turkesh, ovvero il fantomatico gruppo turco che chiede la liberazione di Agca. L’unione tra le due ragazze viene in questa fase motivata dal fatto che, per il rilascio del terrorista, tramite Emanuela, cittadina vaticana, è possibile far pressione sul papa, tramite , Mirella, cittadina italiana, sul Presidente della Repubblica. La richiesta perviene tramite quello che conosciamo come Komunicato 1.
I sedicenti attivisti, annunciano la soppressione di Emanuela nel giorno del 30 ottobre se non si fosse liberato Agca; per la liberazione della Gregori sono invece richieste informazioni, non meglio definite. Essendo una parte molto corposa, anche a telefonate, lettere e comunicati sarà riservato un apposito articolo.

Ad un apposito articolo verrà riservato anche all’introduzione in questa storia che lambisce la vita di due ragazze, di un personaggio, definito “mitomane”, che costituisce un ulteriore punto di contatto tra il caso Gregori e il caso Orlandi: Marco Fassoni Accetti. Ad Accetti è via via stata attribuita l’identità di diversi individui che sono intervenuti in momenti diversi nei due casi accomunati.
Altri punti di vicinanza nella scomparsa delle ragazze, oltre all’età ovviamente, è l’ambiente religioso. Oltre alla foto con Wojtyla, anche nella vita di Mirella la chiesa e l’ambiente dell’oratorio, dei ragazzi che vi ruotavano intorno, rappresentano una zona “grigia”, ma in questo caso perché mai indagati e mai approfonditi, come andremo a vedere.
Si è poi ventilata la strada della “tratta delle bianche”, ancora oggi per molti una sorta di leggenda metropolitana ma ipotesi che la madre di Mirella Gregori ha sempre ritenuto la più plausibile.
Infine, ed è forse questa l’unica vera congiunzione tra i casi, che tuttavia non ne determinerebbe la medesima origine, né il medesimo sviluppo, la troviamo nell’irruzione di due “brutti ceffi”, come li rinominò la signora Gregori.
L’identikit
I “brutti ceffi”, la signora Gregori, li aveva visti davvero e con i suoi occhi. La sera prima della scomparsa di Mirella al bar di famiglia in via Volturno è in atto una piccola festicciola, per celebrare la ristrutturazione del locale. È in quell’occasione che Vittoria Arzenton nota la presenza nel locale di due individui sconosciuti. I giovanotti si guardano intorno ma, con macchina fotografica in mano, guardano soprattutto Mirella.
Il loro non è uno sguardo normale, c’è qualcosa di più, c’è qualcosa di odioso e preoccupante al punto di indurre la mamma della ragazza scomparsa, a invitarli in maniera perentoria ad abbandonare immediatamente il loro locale. Fu proprio a questi due individui che la signora pensò nell’immediatezza della scomparsa, ma le forze dell’ordine erano convinte dell’allontanamento volontario e dei “brutti ceffi” non se ne parlò più.
O meglio, se ne parlò eccome, ma solamente quando, a tre mesi di distanza dalla scomparsa di Mirella, la stampa e le televisioni cominciarono a diffondere l’identikit di due uomini. Questi due uomini erano stati visti dagli amici dell’Orlandi e da sua sorella minore, Cristina, infastidire Emanuela.
Gli identikit dei due sconosciuti vennero realizzati comparando le testimonianze e le descrizioni di alcuni amici di Emanuela, tutti presenti al momento dell’accaduto. L’ingresso di questi due nuovi elementi nella già complessa vicenda, apre le porte ad una nuova pista: la pista del mercato della prostituzione, che si riteneva potesse coinvolgere anche personaggi di spicco della società e della curia romana.
I ragazzi erano di ritorno da una gita e questi due ragazzi, in macchina, si accostarono alla giovane Orlandi, le toccarono il braccio e, quando questa si volto, uno dei due disse “è lei”. In quel momento tutti pensarono si trattasse delle avances di ipotetici spasimanti, tanto che l’episodio al momento scaturì una certa ilarità tra i giovani della comitiva.
Come avremo ancora modo di approfondire, tra le deposizioni degli amici dell’Orlandi spicca quella di Angelo Rotatori, che avrebbe notato un individuo seguire lui ed alcuni amici a distanza, proprio il giorno della scomparsa di Emanuela, mentre si recavano a piedi verso Sant’Apollinare in cerca dell’amica .
Rotatori, messo davanti alle foto di 18 diversi individui, riconosce l’uomo del pedinamento. Si tratta di Marco Sarnataro, deceduto nel 2007. Sarnataro è un criminale locale e membro del “gruppo dei Testaccini“, una gang criminale che fa capo a Enrico De Pedis e Danilo Abbruciati.
Sarnataro, molto legato anche al criminale Angelo Cassani detto “Ciletto”, responsabile con lui di diversi reati tra cui lo spaccio e i danni al patrimonio. In seguito al decesso di Sarnataro, viene più volte sentito dagli inquirenti il padre dello stesso, tra il 2008 e il 2009; in questa sede dichiarerà che il figlio gli aveva confessato di aver preso parte al rapimento di Emanuela, avvenuto con una BMW. Per la collaborazione nel sequestro Marco disse al padre che De Pedis gli regalò una motocicletta.
Nei fotofit degli identikit, realizzati grazie alla comparazione della ricostruzione fatta dagli amici di Emanuela dei due sconosciuti, diffusi dai media, la signora Vittoria riconobbe subito le due persone che aveva allontanato dal bar, la sera prima della scomparsa di Mirella. I Gregori si precipitano alla stazione dei carabinieri a pochi passi da casa, la stessa in cui farà capolino per anni, con inutile insistenza la signora Vittoria.
La mamma si Mirella Gregori racconta l’accaduto con dovizia di particolari e spiega di averli riconosciuti appena visto l’identikit. I carabinieri ne prendono nota ma, come fa sapere la sorella Maria Antonietta, le indagini non furono portate avanti e, la mancanza di approfondimenti allora, lascia ancora oggi aperte molteplici possibilità e scenari.
Fine prima parte
Il caso di Mirella Gregori è molto articolato e anch’esso inesauribile in un unico articolo. Nel successivo verrà introdotto l’ingresso di altri due personaggi: l'”amerikano“, che è presente anche nelle varie tappe dell’indagine Orlandi e Raoul Bonarelli, una delle guardie della Gendarmeria Vaticana, più volte visto intrattenersi con Mirella e la sua amica Sonia De Vito, presso il bar di quest’ultima, il Bar Italia.
A riconoscere Bonarelli, che abita nella zona, sarà proprio la madre di Mirella, la signora Vittoria, a due anni dalla scomparsa, nel 1985.
to be continued…
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