Le ultime sparate dell’ex senatore Pillon sui figli di Tiziano Ferro e su una serie TV di Rai Tre, e l’attacco in Parlamento a tutto il mondo LGBTQIA+, tramite un attacco strumentale a uno dei cantanti di Sanremo, rendono necessaria una risposta politica. E mi danno l’occasione di lanciare questo tema.
Da socialista e omosessuale, rivolgo una particolare attenzione alle questioni legate al LGBTQIA+. Cerco di approfondire le tematiche legate al mondo dei diritti, detti civili ma che sono anche sociali, e alle politiche di inclusione.
Più in generale, alla questione della lotta a un nemico che opprime, comunemente e parimenti, donne, persone LGBTQIA+ e altri: il patriarcato.
In questi ultimi anni, ho sentito molto raramente i vertici del mio partito affrontare queste tematiche sul piano politico. Nei dibattiti interni, addirittura la questione finisce in secondo piano, come se in realtà non fosse importante affrontarla. La cosa è imbarazzante e frustrante, e non poco.
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Esiste un intero mondo oppresso
Il patriarcato, per quanto millenario, si aggiorna sempre. E opprime da sempre tutti i soggetti che escono dal suo schema. Chi non rientra nel paradigma di “uomo bianco occidentale etero-cisessuale” affronta, quasi quotidianamente, un atteggiamento, conscio o inconscio, oppressivo e discriminatorio. Sul piano sociale come su quello economico.
Ecco, allora, dove noi socialisti dobbiamo anche parlare. Dobbiamo essere al fianco degli stranieri, delle donne, dei soggetti LGBTQIA+. Batterci contro il patriarcato. Uomini e donne insieme, parimenti e indiscriminatamente come parti in causa lese e/o oppresse. Perché non possiamo da soli battere il patriarcato escludendo gli altri, intesi come “diversi” o “non coinvolti nella lotta” o trattandoli come parte del problema. O si lotta tutti insieme o, escludendo, si diventa complici del patriarcato.
Lottare dunque per cosa? Per riconoscere e garantire parità sostanziale nell’autodeterminazione, nei diritti e nelle libertà.
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L’oppressione LGBTQIA+
Tra tutte le categorie oppresse da un patriarcato ancora forte e compartimentate, le persone LGBTQIA+ scontano, più di tutte le altre, un’oppressione frontale, una repressione e una messa costante in stato d’accusa. Tutto fondato su pregiudizi e disinformazione.
Le persone omosessuali e bisessuali sono state considerate malate per troppo tempo. Fino al 17 maggio 1990 erano incluse nel DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali).
Per tutto il mondo legato alla disforia di genere e all’incongruenza di genere, questo è successo, storicamente, l’altro ieri: il 18 giugno 2018. Le evidenze dagli studi di biologia, psicologia e sociologia degli ultimi decenni hanno delineato un profilo ben preciso. Il genere non è dipendente dal sesso manifestato alla nascita o da condizionamenti sociali. È una componente assolutamente personale e identitaria, con radici nel genotipo più che nel fenotipo (sesso visibile alla nascita).
Dalla loro estromissione dal DSM è iniziato, in giro per il mondo, un progressivo riconoscimento di tutele, libertà e diritti che prima non esistevano. A partire dal diritto di poter donare il sangue, per esempio.
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Lottiamo per la libertà e l’amore
In Italia siamo tremendamente in ritardo sui diritti e le libertà per le persone LGBTQIA+. Persino Scozia, Irlanda e Finlandia sono più avanti di noi sulla normativa trans.
Le persone transessuali, non binarie e queer sono oggetto di una ferocissima repressione politica. E da un ingiustificato biasimo sociale. La presenza di un soggetto definito queer al festival di Sanremo diventa oggetto di scandalo perché porterebbe la “propaganda del gender fluid”.
Non esiste un matrimonio egualitario per le persone LGBTQIA+. E quelle poche conquiste sono costantemente messe in discussione. Vengono addirittura criminalizzati i genitori omosessuali, come ha fatto Pillon con Tiziano Ferro proprio qualche giorno fa. Persino un bacio è visto come comportamento deviante e pericoloso!
Tutto sulla base di assunti pseudo-filosofici e pseudo-scientifici ormai superati dalle scienze e dalla ricerca.
Se abbiamo un briciolo di socialismo dobbiamo quindi schierarci a difesa anche di queste categorie. Categorie oppresse, represse, perseguitate. Che la destra vuole mettere ai margini della società.
Non dobbiamo nasconderci né vergognarci in nessun contesto per ciò che siamo. Come dice Lady Gaga in una sua meravigliosa canzone: “I’m beautiful in my way ‘cause God makes no mistakes. I’m on the right track, baby, I was born this way”.
di Mattia Carramusa
2 commenti
Ci fossero altri socialisti attenti al tema come te… voto dal 2001 e sui diritti gay e trans ho sentito parlare di socialisti solo boselli e nencini… maraio zero
“Sono bella a modo mio perché Dio non fa errori. Sono sulla strada giusta, piccola, sono nata così”.
Impariamo a guardare la Natura per quella che è e continuiamo a studiarla in tutti i suoi aspetti.
La questione è sempre quella, una cultura di Liberi che consideri le confessioni per quello che sono. OPINIONI