Premessa
È giunto il momento di parlare di Marco Fassoni Accetti, da adesso in poi MFA. Penso a lui possa piacere la sigla, tipo MIB per Men in Black. Fino a questo momento, ho cercato di esporvi in cronistoria, i vari passaggi che hanno caratterizzato l’evolversi dei casi Orlandi e Gregori e, dopo questo scritto, continuerò su quella linea.
Per quanto possa apparire assurdo, dal 2013, è diventato pressoché impossibile, quando si parla del caso Orlandi-Gregori, soprassedere dal coinvolgere nella narrazione MFA. Per evitare di citarlo a sprazzi in tutti i successivi articoli, ho deciso di appagarlo con queste righe -Marco, sono tutte per te -per poi congedarlo definitivamente e, accompagnandolo cortesemente alla porta, riposizionarlo laddove avrebbe dovuto restare fin dall’inizio, insieme a noi: nel pubblico. O almeno me lo auguro.
Specchio della mia opinione, questo articolo sarà diviso in due capitoli, indipendenti l’uno dall’altro. Rappresentano il ruolo, antitetico, che MFA può interpretare in questa storia. Storia che non concede alcuna certezza, se non quella che MFA con Emanuela Orlandi, almeno nei termini da lui declinati, non ha nulla a che fare.
“Lei è in un sogno, io sono in un sogno. Siamo in tre sogni”. Questa frase l’ho estrapolata da uno scambio di battute tra me e MFA sui social. Che il suo sia un sogno ad occhi aperti lo spero davvero. Questo non significa che il suo comportamento non sia stato foriero di sofferenze, ma se il suo non fosse un sogno, il nostro sarebbe un incubo, di quelli da cui spesso non ci si risveglia.
L’uomo dei sogni
Se non stessi trattando due storie di tragedie familiari, fonti di immenso dolore, MFA sarebbe stato il soggetto perfetto di uno dei miei corsivi, Se non avesse deciso di giocare alla Primula Rossa facendosi beffa di quattro famiglie straziate, di cui tre vivono sospese (Orlandi, Gregori, Rosati) e una piange una giovane vita brutalmente assassinata (Skerl), ammetto che il sig. Accetti avrebbe riscosso ampiamente la mia simpatia, come l’hanno sempre riscossa gli elementi sopra le righe e fuori di cocuzza, perché fuori di cocuzza lo sono sempre un po’ stata anche io.
Però siamo grandini, e dovremmo capire che il nostro comportamento all’interno della società può spingersi solo fino ad un certo punto. MFA questo punto l’ha ampiamente superato e, anche se volesse, anche se a sprazzi può suscitare una certa tenerezza, è tardi per tornare indietro ed è ora di assumersi le proprie responsabilità.
Andrò ora a introdurre il personaggio, per poi proseguire narrandovi le sue imprese, mossa dalla convinzione che quel disturbo narcisistico di personalità, stia alla base di un coacervo di frottole, ben strutturate, ma pur sempre frottole.
Se invece stessi prendendo un gran bel granchio, e venissi a conoscenza che MFA ha effettivamente avuto un ruolo (certamente non decisivo) in una delle due faccende, allo stato attuale gli indizi e gli ambiti in cui le forze dell’ordine si sono orientati non lo inserirebbero, come nei suoi sogni, nel piano dell’intrigo internazionale, ma in un universo molto più oscuro e disgustoso. In un mondo di individui la cui umanità è venuta meno, che possono solo suscitare il più totale disprezzo. Il disprezzo quello vero.
Chi è Marco Accetti
Accetti è nato nella capitale libica, a Tripoli, il 7 novembre del 1955. La famiglia è composta dalla madre Silvana, il padre Aldo e la sorella Laura, più giovane di otto anni. In quegli 8 anni da figlio unico, il piccolo MFA è il principino della mamma, che arriva a predisporre un conto aperto al negozio di giocattoli, così che il figlio possa attingerne a piacimento.
Sarebbe interessante sapere se all’opulenza materiale sublimata dalla madre, sia seguita una condivisione di esperienze ed emozioni con il figlio, o se sia stata un funzionale tappabuchi e tappa capricci. In ogni caso, a un’educazione troppo permissiva che sortirà il suo riverbero nel futuro uomo, o meglio, nel perenne bambino-re, l’azione di contrappeso venne esercitata dal padre.
Aldo Accetti è un imprenditore attivo nel campo dell’edilizia in terra libica, membro di una loggia massonica legata alla P2 di Licio Gelli, l’Accademia del Mediterraneo fondata dal principe Giovanni Francesco Alliata di Montreale. Questo è quanto riporta Peronaci ne Il Ganglio, affermazioni mai contestate dallo stesso MFA. Ma si sa, a lui questi intrighi degni dell’Italia cinquecentesca piacciono da impazzire. Infatti è impazzito.
Nel 1963 Accetti padre, uomo dal carattere autoritario, decide di iscrivere il figlio al collegio della Storta, nel tentativo di frenare gli eccessi del figlio, capriccioso e disobbediente, e preoccupato per la piega che le derivazioni del movimento panafricano sviluppano dal malcontento provocato dalla politica di Idris I.
Instabilità
A nemmeno 8 anni il piccolo MFA si trova solo, soffrendo moltissimo il distacco dalla famiglia e provando un profondo senso di abbandono. Questo è diagnosticato dalla psicologa a cui si rivolgono i genitori che, seguendo l’indicazione della specialista, riportano Marco nell’ambiente familiare. A distanza di anni il padre e la madre, che si separano per incompatibilità caratteriale nel 1982, indicheranno nella mancanza di stabilità, una delle cause delle problematiche comportamentali del figlio.
Il 1970 è l’anno del rientro definitivo della famiglia Accetti in Italia, in seguito al golpe di Gheddafi, nel 1969. MFA nonostante le remore materne, è iscritto prima al tanto prestigioso quanto rigido collegio San Giuseppe De Merode. Qui sviluppa un anticlericalismo che devia in una vera e propria ossessione per il Vaticano. Elemento di cui tener conto per comprendere meglio le sue azioni del 2013.
L’incapacità di MFA di comprendere la sua area di appartenenza politica, in anni dove l’ideologia rivestiva ruolo preminente è dimostrata dalla sua continua ricerca di “un centro di gravità permanente”. Marco è una banderuola alla mercè della maggioranza o del leader carismatico di turno. Si fa travolgere e trasportare dall’onda. Vuole essere accettato. Poco importano i colori perché Marco non è alla ricerca di conquiste politiche, Marco è alla ricerca di una famiglia.
La famiglia fascista
Oggi nega di essere mai stato un neofascista, e avrebbe senso se non si definisse comunista. Probabilmente aveva ragione suo padre quando lo definì incapace di trovare una collocazione politica. Almeno di facciata neofascista lo fu, a dimostrarlo fior fior di testimonianze, note della digos, nonché il dossier di Valerio Verbano, il ragazzo ucciso in un agguato che definire vigliacco, è fin troppo generoso. Sul ragazzo tornerò a breve. Anche lui, uno tra i tanti in quegli anni ’80, a non aver ancora avuto giustizia.
MFA cambierà liceo, approdando al “nero” Giulio Cesare, qui conoscerà Angelo Izzo, con cui condividerà un anno nella stessa sezione, un solo anno perché la bocciatura non consentirà loro di approfondire la conoscenza.
Credo a MFA quando sostiene che effettivamente frequentò, per un periodo, Andrea Ghira, mna con Izzo ci fu solo una conoscenza e mai un’amicizia. E come sarebbe potuta nascere? Izzo è un leader, ha carisma ed è totalmente privo di empatia. Accetti è un “vorrei ma non posso”; fosse nato negli anni ’80 sarebbe stato un Emo. MFA non può stare con Izzo, ne sarebbe adombrato, e per lui, per il viziatissimo bambino d’oro di mammà, non essere Greenwich e l’Equatore, l’Alfa e l’Omega, non è accettabile.
Josè Garramon
MFA è il classico narcisista che ha bisogno di circondarsi di persone “inferiori”, per sentirsi grande. E poi Izzo, il gran manipolatore, non si fiderebbe di Accetti. Accetti, che un’anima ce l’ha, ha paura della morte, ha paura dello sguardo severo di papà, all’occasione fuggirebbe, veloce come il vento fino alle braccia della mamma. E lo farà, 13 anni dopo aver conosciuto Izzo, su quella strada accanto alla pineta. Lo farà quando colpirà in pieno, uccidendolo, il piccolo Josè Garramon, alle 19.00 del 20 dicembre 1983.
Vigliaccamente lascia agonizzante sull’asfalto gelido, a morire da solo, un bambino di 12 anni che era andato dal parrucchiere per accontentare la mamma, che aspettava solo il giorno di Natale. L’uomo che oggi decanta la sua correttezza, il guerriero che si unisce ai picchiatori fascisti, che invita i suoi amici, immaginari, quelli del suo gruppo, a costituirsi.
Sapete cosa fece a quel punto, nell’unico momento di tutta questa faccenda di cui abbiamo certezza? Scappò e chiamò in aiuto “la mamma”. Sì, a distanza di 20 anni MFA cambia versione; quella sera non era solo e questa volta il bambino lo vede, non lo scambia per un sasso. Lo vede perché glielo lanciano sotto il furgone.
Permettetemi tre schematiche osservazioni:
- L’uomo che si è fatto grande, erigendosi ad unico prode che affronta le sue responsabilità e che si dichiara inconfutabile, nell’unica storia dove è certo il suo ruolo, mente.
- L’uomo che si è posto come detentore di una moralità quasi cavalleresca, ribadendo in più occasioni “io i nomi non li faccio perché ho dato la mia parola”, un nome lo fa. Guarda caso quello di una donna, guarda caso quello di una donna che non corrisponde le sue “attenzioni” da tempo immemore, magari una donna che sa cosa significa lavorare, lottare, conquistarsi il proprio spazio e perseguire i propri obiettivi. Eccovi il Guido il Maresciallo del XXI° secolo, il cavaliere perfetto. Accetti: ma ci faccia il piacere!
- Il suo livello di pinocchieria rispetto al caso Garramon è mediamente alto, per quale motivo la percentuale dovrebbe essere minore rispetto al caso Orlandi Gregori?
2013: la svolta. Sì, del piffero
È MFA che, con una telefonata in diretta alla trasmissione Chi l’ha visto?, darà indicazioni al fine di far ritrovare il flauto di Emanuela. Peccato che non sia il flauto di Emanuela: il test del DNA non fornirà un riscontro. Così come ogni dichiarazione di MFA; non è smentita, non è confermata. Da questo momento e dalla successiva ammenda, il suo personaggio rivestirà, come nei suoi sogni, un ruolo di assoluto primo piano. il bambino viziato è passato ancora una volta al negozio di giocattoli, quello in cui ha il conto aperto. Sì, ma a che prezzo.
Da sempre fissato con il Vaticano e ossessionato dal caso Orlandi, la telefonata di MFA, che fece “rinvenire il flauto”, arrivò dopo il 30 giugno 2008, quando Natalina e Federica Orlandi fecero un appello dove chiedevano se qualcuno avesse mai trovato un flauto; venne anche mostrata una foto di Emanuela intenta a suonare lo strumento.
“Come si fa a credere a una storia così ridicola? Basta! Se Marco insiste e viene ancora a parlare di queste cose, mandatelo via!”
Silvana Fassoni
Queste sono le parole della signora Silvana, la mamma di MFA. La signora Fassoni, in seguito alle dichiarazioni del figlio alla trasmissione di Federica Sciarelli, si è sentita in dovere in concerto con l’ex marito, Aldo Accetti, di telefonare alla trasmissione porgendo pubbliche scuse.
La madre ricorda anche di una visita della polizia, nella casa di piazza Sant’Emerenziana. Le forza dell’ordine riferirono alla signora che dalla loro utenza era partita una telefonata a casa Orlandi.
A ciò si aggiunge la notizia che l’Accetti, in seguito all’appello delle sorelle Orlandi, iniziò a frequentare con assiduità la biblioteca pubblica di Villa Leopardi, a pochi isolati da casa sua. Quando venne controllata la cronologia nei pc dell’internet point della biblioteca, risultarono molte ricerche riguardo la scomparsa della cittadina vaticana.
Anche la sorella Laura Accetti, brava psicologa, specializzata in disturbi della personalità, afferma che il fratello è affetto da gravi problemi di disturbo comportamentale e lo definisce “border”. Ho visto molte persone muovere critiche e tacciare di incoerenza la dottoressa Accetti che, ascoltata nel 1983 per il caso Garramon, sostenne una posizione antitetica rispetto alla deposizione del 2016.
Vorrei far notare che Laura Accetti, minore di 8 anni rispetto a Marco, nell’83 aveva 20 anni. Giovanissima, aveva appena intrapreso il percorso accademico quindi non ancora idonea a tracciarne un profilo professionale.
Viviamo in un sogno
Marzo 2013, MFA si autodenuncia presentandosi alla Procura di Roma e dichiarando di essere l’autore di entrambi i sequestri nonché il principale telefonista: l’Amerikano, ma anche Mario. Sarebbe il primo kolossal a budget cast limitato: fa tutto lui.
I fatti muovono dalla lotta intestina di due fazioni all’interno del Vaticano, una a sostegno del Patto Atlantico, l’altra quello di Varsavia. Le fazioni non hanno però fatto i conti con questo piccolo, ma glorioso manipolo di giovani idealisti che, per la salvaguardia dei principi del massimalismo marxista, ideano suddetti sequestri, che contemplano anche la foto ricordo con DePedis Ma, si badi bene, loro non sono bestie feroci e insensibili, infatti i sequestri non sono reali!
Emanuela sta in centro città, sa che è tutta una farsa utile a soccorre economicamente la sua famiglia. Passeggia ammirando le vetrine e la sera si va a mangiare una bella- pizza, offerta da MFA. Anche Mirella partecipa alla farsa, che per lei si, se possibile, ancora più piacevole: vive in un bell’appartamento con un nuovo amore; un bel principe svizzero, alto e biondo. Sta così bene che, anche se potesse tornare, non lo fa. Scappa su un bel cavallo bianco con il suo amore, si trasferiscono all’estero e vissero felici e contenti.
-Questo è il punto del racconto in cui ogni volta mi fermo e realizzo quanta ammirazione ho per i parenti di queste sfortunate ragazze, per il loro autocontrollo. Io sarei in carcere a scontare i miei 30 anni senza attenuanti.
Torniamo all’uomo del piffero. Il passo successivo è il colpo di scena alla Hitchcock:
qualcosa va storto -ovviamente non a causa dei nostri supereroi- le ragazze finiscono nelle mani del Vaticano e MFA, che deve scontare un anno e mezzo per l’omicidio colposo di Garramon, che poi avrebbero dovuto assolverlo, perché il bimbo glielo hanno lanciato contro per incastrarlo. Quando finirà di scontare la sua pena, tornerà alla sua attività di artista.
La scena finale fa un balzo in avanti nel tempo, al 1997. Una Mirella commossa, che è a Roma con la roulotte per un weekendino evocativo dei tempi passati, abbraccia la madre. Donna Vittoria accetta di non rivelare il nome di Bonarelli in cambio di un saluto alla figlia. La camera si allontana, indugia sul bel paesaggio romano e poi si ferma: a vedere questa scena che riempie il cuore di gioia, in lontananza, c’è lui, il nostro eroe.
Mi scuso per l’ironia ma “mitomane”, “millantatore”, sono termini troppo seri per una persona ridicola. Se si è/fa i ridicoli, è normale essere ridicolizzati. Se si gioca con dolore e disperazione, ci si meriterebbe di peggio. Ovviamente con il peggio, queste famiglie composte da brave persone, non verrete ripagati. Perché quando si prova a parlare la stessa lingua di essere così beceri, veniamo trascinati al loro piano per poi perdere per inesperienza.
Solo quello che conviene
Nel suo blog MFA sventola stralci, minuziosamente selezionati e perizie psicologiche, Tiene molto a dimostrare la sua ordinarietà mentale. Mi domando il perché. Probabilmente è un tasto di difficile comprensione per chi non ha cominciato a frequentare strizzacervelli già alle elementari.
Propongo ai lettori un’interessante analisi comportamentale eseguita dalla grafologa forense dr. Sara Cordella, nel 2014. Non starò a riportare la diagnosi, ma cliccando qui, potrete visionare l’intera perizia.
Non paga e determinata ad avere più elementi possibili per estirpare definitivamente MFA dal caso Orlandi, mi sono rivolta ad un amico esperto in analisi cognitivo-comportamentale (N.d.R) che, basandosi sul video del confronto con Pietro Orlandi mi ha segnalato i seguenti dettagli provanti un comportamento artificiale e menzognero:
- Battito delle ciglia superiore alla media, che solitamente è nel numero di 4/5 battiti al minuto
- Cinesica, toccamenti del viso
- Persistenza intensiva del contatto visivo
- Ripetizione della stessa frase o parola e eccesso di dettagli
- Bruschi movimenti del capo, soprattutto nel momento in cui vengono poste le domande
- Eccessiva rigidità corporea
Enter Sandman – L’uomo degli incubi
Eccoci al secondo capitolo. Metto da parte il MFA mitomane suo malgrado e espongo l’unica casistica che fa di Accetti un attore di questa vicenda. Ovviamente un gregario.
Proviamo ad ipotizzare uno scenario totalmente diverso, rimescoliamo le carte guardando cosa abbiamo in mano.
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- 1983- 321 denunce di scomparsa. 15 adolescenti scomparsi nel solo mese di ottobre Ad oggi risultano mancare all’appello 34 ragazze e 6 ragazzi (Luigi, Alessandro, Davide, Michele, Rocco, Paolo, Annamaria, Adriana, Stefania, Simona, Luciana, Maria Cristina, Claudia, Angelica, Luisa, Rosita, Maria Teresa, Adriana, Claudia, Alessandra, Lorena, Katia, Cinzia, Rossella, Anna, Claudia, Caterina, Felicia.) Nel numero sono da comprendere anche Mirella Gregori e Emanuela Orlandi.
- 1978 – 2000. Katty Skerl, Simonetta Cesaroni, Fernanda Durante, Thea Stroppa, Rosa Lucia, Giuliana Meschi, Marcella Giannitti, Cinzia Travaglia, Bruna Vettese, Rosa Martucci, Augusta Confaloni, Margarete Wilfling, Giuditta Pennino, a cui aggiungo le ultime che ho individuato nel corso dell’ultima settimana, che ritroverete anche nella mappa aggiornata + Renata Moscatelli, Marina Arduini, Paola Carlini, Loredana Nimis, Francesca Rosellina Vecchi, Anna Maria Ponzo, Natalina Matroianni, Alessandra Vendittelli, Cinzia Bruno, Liliana Grimaldi, Maria Bonotti.
- Due ragazze (nuovi casi in fase di indagine) rapite da due uomini con furgone cabinato bianco (MFA ha un Ford Transit) al cui seguito c’è un
a Fiat 127 (come si evince dalla sentenza del caso Garramon, Marco aveva accesso libero alla Fiat 127 del padre.). Rilasciate immediatamente. Alla prima, Antonella Vitale, verrà detto di essersi sbagliati; la seconda C. (N.d.R), prima di essere scaricata, sentirà la frase “questa non va bene“
- Pista della pedofilia e della pedofilia omosessuale (Garramon, Nicitra, Romano, Porfida – In fase di indagine)
- Ali Agca blocchi USA-URSS
- Festini a base di sesso e droghe per le alte gerarchie romane
- Tratta delle Bianche
- Pista Calvi- Ior- Marcinkus- Banda della Magliana – Mafie
Data collection
Proverei a azzardare un’ipotesi che si spogli di tutto il manto degli orditi internazionali, relegandola a una dimensione più provinciale, bassa e dal sapore tipicamente italiano. In un’ottica di questo tipo inserisco MFA nell’unico ruolo che possa giocare in questa storia, augurandomi tuttavia di sbagliare completamente, e che il signor Accetti sia l’uomo dei sogni, quello del primo capitolo: il bambino con disturbi comportamentali, viziato e mai cresciuto.
Tiro una riga rossa su Agca, non ho nulla da aggiungere a riguardo. Procedo poi eliminando la dimensione Calvi-Ior-Magliana-Mafie. Questa depennata non avviene in ottica negazionista: Calvi non si è suicidato ma viene “suicidato”, seguito poi da Sindona. Lo IOR ha un ruolo e non di secondo piano nella questione crack Ambrosiano, nel lavaggio dei proventi della malavita organizzata di stampo mafioso (che non rilascia fattura), negli investimenti di dubbia moralità e nelle scelte politiche dal respiro non esattamente evangelico. Chi lo nega è il assoluta malafede. Chi si appella alla mera verità processuale, muove violenza all’intelligenza.
In uno stato come l‘Italia, intrallazzone per definizione e fondato, a partire dalle unità familiari, sul concetto dei “panni sporchi” e “polvere sotto al tappeto”, ritenere che le sentenze siano il giusto metro di giudizio rispetto alla moralità di persone e istituzioni, è vilipendio alla memoria di quanti, su questo meraviglioso territorio, hanno pagato col sangue la loro lotta per la legalità. E’ una digressione che non posso non fare alla luce di affermazioni che urlano vendetta e a cui rispondo con le parole di Paolo Borsellino:
“L’equivoco su cui spesso si gioca è questo: si dice quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. E no! Questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire: beh! Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest’uomo è mafioso. Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, ma tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata?”
Paolo Borsellino
E con questo esaurisco la questione Banca vaticana, Marcinkus e quel buon’uomo sempre assolto che fu Enrico De Pedis.
Gli intrallazzi sopracitati non rientrano, a mio avviso, nella questione Orlandi-Gregori: la ndrangheta e Cosa Nostra utilizzano altri metodi per influenzare le politiche e per recuperare i propri crediti. Laddove si inseriscano con l’intento di piegare a loro interesse le politiche internazionali, ben si guardano dall’adoperare mediocri personaggi come Agca. Morte di Enrico Mattei e di J.F. Kennedy a dimostrazione.
Quindi depenniamo le mafie e il crimine connesso, come la Banda della Magliana e i Testaccini? No, certo che no. Loro li teniamo, la criminalità si inserisce sempre e ovunque. In questo caso la dimensione è locale: dallo spaccio allo sfruttamento della prostituzione, dal gioco d’azzardo ai piccoli rapimenti e alle estorsioni, dalla rapina al ricatto.
Passiamo ora alla leggenda metropolitana della Tratta. La cestiniamo giusto? No. Non la cestiniamo, ogni creepypasta ha alla base una certa verità. Cestiniamo la sua dimensione internazionale. Manteniamo invece il piano dello sfruttamento della prostituzione a livello locale e il sequestro volto al mercato del sesso e della pedopornografia.
Questo è stata ed è tutt’oggi una realtà nel nostro paese e coinvolge un numero impressionantemente alto di persone, solo che non ne abbiamo la percezione. Non ne abbiamo percezione perché, allo stato attuale, non riguarda più le donne e i bambini italiani. Se lo fa lo fa in una misura talmente limitata da non rientrare nelle indagini statistiche. I grandi flussi migratori hanno generato nuovi bacini e nuove “risorse”: più economiche e più controllabili.
Negli anni ’80 la situazione era ben differente. I due episodi di ragazzine rapite e rilasciate (sto indagando eventuali altri episodi) sono un elemento importantissimo, forse determinante. Se a queste aggiungiamo le 34 ragazzine che, allo stato attuale risultano ancora “scomparse” direi che le basi per rivedere i procedimenti potrebbero esserci. Mi chiedo come abbiano potuto non accorgersi che nel 1983 piovevano denunce di scomparsa di minori come già evidenziato, sono 15 i minori spariti nel solo mese di ottobre.
Festini a base di droga e sesso? Quelli che hanno tra le vittime anche minorenni e, tra gli avventori, tutto un mondo che sulla base della propria potenza economica o politica (o entrambe) è convinto, forse a ragione, di essere intoccabile? Questi certo che li teniamo. Qui c’è l’Olimpo vero e proprio, non solo i ricchi della “Roma bene”. Nel mondo segreto dei “festini”, dove i livelli di perversione, talvolta, raggiungono vette difficili anche solo da pronunciare, c’è di tutto. Il politico di altissimo livello, il generale dell’esercito, i servizi segreti e gli alti prelati.
Mi spiace ma è così. Lo era e lo è. E’ qui che credo possa essere finita Emanuela, che non era una “facilotta” ma una ragazzina che aveva subito molestie e le aveva confessate a più di un’amica. Le devianze sessuali interne al Vaticano sono state negli anni accennate da più parti, vescovi e cardinali compresi. Chi indaga questa storia dovrebbe sempre tenere presente chi è la vittima, che deve essere tutelata e protetta. A maggior ragione se stiamo parlando di una ragazzina minorenne.
Ho ascoltato e sentito affermazioni che ci portano indietro di decenni. Ricordatevi che non sono Mirella ed Emanuela a dover dimostrare il loro candore. Chi ne vorrebbe mettere in dubbio le sfere più intime e personali che può permettersi di farlo solo e unicamente con prove schiaccianti e incontrovertibili. Ma anche in quel caso resterebbero vittime perchè minorenni: non si è consenzienti a quell’età. Leggendo alcuni giornalisti ho provato vergogna per loro. La colpevolizzazione della donna, eternamente troia, anche quando bambina. Meglio proteggere, tutelare De Pedis, che bello questo vostro garantismo.
Vi sblocco un ricordo, guardatelo, vi potrebbe fare del bene. Arringa Tina Lagostena Bassi, vedi anche Processo per Stupro – completo.
Ipotesi
Parlo ponendomi nei panni dei criminali. Roma è in un momento di particolare debolezza e deviazione, certi livelli sono convinti di potersi permettere qualsiasi cosa, certi dell’impunità. Pensate ai sequestri e agli stupri, financo agli omicidi perpetrati dai rampolli della “Roma bene“, convinti di essere intoccabili di cui il trio Izzo, Guido, Ghira, del Massacro del Circeo sono l’emblema, ma non il caso isolato.
Ci sono i locali della “bene”, frequentati da tutte le tipologie di “uomini di potere“, ognuno con i suoi gusti. Questi uomini di potere sono un bancomat e al contempo una “piazza” per la diffusione delle attività illecite: prostituzione, droghe, bische, ricettazione…
C’è poi un altro livello di potere e un altro livello di sommerso, chiamiamolo il “Livello X“. E’ quello che non deve farsi vedere, che non frequenta i locali in voga. Quello che si consuma in segreto, in alti palazzi e nel totale silenzio. In questi luoghi troviamo le peggiori deviazioni e le più alte cariche: importanti magistrati, membri dei servizi segreti, vertici (quelli veri) della politica e dell’esercito., gli ecclesiastici, quelli che contano. Qui le perversioni sono sempre più alte perchè quando tutto è concesso, ci si spinge sempre più in là.
Succede così che il Livello X si appassiona alle minorenni, alle minorenni di un certo tipo; ad agganciarle non sono certamente loro, hanno i loro “Talent scout”, talent scout (vedi i vari identikit) che non vanno tanto per il sottile, un furgone bianco, come quello di MFA, d’un prelievo di forza e via. Spariscono minori? Sarà la botola del negozio di Via del Corso oppure gli zingari, lo sanno tutti che rubano i bambini.
Poi ci sono le baby squillo e un sacco di ribelli e drogati che se ne vanno di loro spontanea iniziativa. E’ ovvio che faranno una brutta fine, se la sono cercata.
Nella Roma buia, perversa e cruda, dove chi conta bene o male si conosce, dove chi sostiene e mantiene questo mercato può soprassedere dalle deviazioni che possono pervadere anche i loro talent scout. Se un MFA qualunque ha la passione per i bambini, e mentre svolge i suoi servigi appaga anche i suoi bisogni, che male c’è? Se salta fuori qualcosa vediamo di metterci un toppino.. quel magistrato è dei nostri, tranquillo!
Se poi ci accorgiamo che c’è pure il figlio di quel magnate, qualche gigante dell’imprenditoria, qualche rampollo, tipo “l’uomo della Ferrari” che prova gusto a strangolare le donne cosa facciamo? Niente, ognuno ha i suoi gusti, se poi iniziano a girare le voci, un poveraccio da incolpare, un Lupo dell’Agro-romano a caso lo troviamo.
E poi l’ Uomo della Ferrari o il suo aiutante potrebbero anche farci gioco: magari mentre appagano gli impulsi ci fanno anche il favore di eliminare qualche problema. Tipo quella Loredana Nimis e quella Francesca Rosellina Vecchi, si quelle da cui prendevamo il Roipnol, quella sostanza, quella “droga dello stupro” che ci serve per quelle particolarmente difficili da domare, ecco quelle due iniziavano ad essere pericolose.
La loro eliminazione ci ha favorito, poi per le droghe meglio il metodo classico, i nostri rapporti stabili, nei “nostri” punti. Ma se funziona tutto così bene, in equilibrio perfetto, perché si è alzato tutto questo polverone con l’Orlandi?
Rispondo come un potrebbe uno del Livello X : “Eh, brutta storia quella… Uno di quelli che faceva i video per il mercato pedopornografico (oppure) Uno di quello dei Testaccini, ha trafugato un video/ha fatto delle riprese con telecamere nascoste. Ha filmato Livello X Vaticano mentre abusava della ragazzina, si vede pure che lei è completamente sotto l’effetto di quella sostanza. Minaccia di diffondere il video ogni volta che viene a chiedere qualcosa”.
E Mirella? Rispondo come un malavitoso: “Mirella sarebbe caduta nell’oblio come tutte le altre, se non la avessero collegata a quell’altra. Mah, speriamo non indaghino, quel bar ci fa comodo per i nostri affari, ma hanno già chiesto alla figlia delle somme”.
Si, quelle entrate non mi vanno giù, non capisco perché non abbiano indagato e perché non abbiano interrogato i De Vito. Quando si verifica questo genere di movimento si sta facendo una marchetta. Si paga o il silenzio o il favore.
Vi suona davvero così impossibile? Fatevi un giro sulla cronaca romana di quegli anni.
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Dico a te, aspetto cortese riscontro
In questo clima di impunità e scambio di favori e silenzi, si è ben inserito il MFA dell’incubo: può soddisfare tutte le sue devianze, accontentare le richieste di quel membro del Livello X e godersi il centro della scena con quella favoletta che distoglie le attenzioni e appaga il suo ego.
Certo che, se venisse sbugiardato una volta per tutte, dovrà rendere conto di alcune cose. Tipo del piccolo Garramon, prima non visto e scambiato per un sasso, poi visto perchè “glielo hanno lanciato”. Sarebbe quindi interessante capire, una volta crollato definitivamente il castello di bugie, come sapeva delle etichette dei vestiti di Mirella (se verrà definitivamente confermato che la sua voce coincide con il telefonista) e della tomba di Katy Skerl.
Ora mi rivolgo a MFA
MFA menti, menti clamorosamente, ma forse non menti sapendo di mentire. Inizio a pensare seriamente che, ormai, tu sia vittima di te stesso, del personaggio che ti sei creato, del tuo sogno infantile. Come dice tu: vivi in un sogno e non riesci più a svegliarti.
E poi è troppo tardi vero? La tua voglia di protagonismo è la tua stessa falce. Marco, ma non sei stanco? So che mi leggi, ho delle domande da farti.
Marco mi spiace mortificare il tuo spropositato ego, ma come manipolatore lasci alquanto a desiderare. Non lo vedi che ti hanno creduto solo vanagloriosi, bramosi di successo e limitati intellettivi? E’ li che arrivi… sei all’ultimo atto, pensa a come chiudere il sipario. Se sei certo di non aver nulla da temere, accetta la mia intervista, rispondi alle mie domande.
Se sei così sicuro della tua storia esci allo scoperto; non avrai difficoltà a rispondere a qualche mia domanda, video, così da non “manipolare” le tue risposte. Che ne dici? Io non vedo l’ora.
Attendo cortese riscontro