Tra i sostenitori della scelta dell’ energia nucleare come pulita e non inquinante in quanto le emissioni sono davvero poche ( al posto di fonti problematiche dal punto di vista ambientale come il carbone) viene però sottaciuto che senza l’ utilizzo dell’ uranio non si possa produrre elettricità dalle centrali atomiche. Quindi la tanto sbandierata indipendenza energetica determinata da questa scelta può essere confermata solo dalla disponibilità di questo elemento o dagli accordi commerciali e dalle importazioni di questo metallo tossico e radioattivo. La fusione nucleare è un processo di disintegrazione nel quale nuclei pesanti come quello dell’uranio, dividendosi, producono notevole energia cinetica. Ne è stato ben conscio Emmanuel Macron nel corso della sua visita del maggio scorso a Ulan Bator, capitale della Mongolia. Una missione non solo meramente istituzionale in un Paese sempre in bilico, per la sua posizione geografica, tra una sorta di dipendenza dalla Cina e dalla Russia, ma estremamente importante dal punto di vista strategico ed economico in quanto la Mongolia è particolarmente ricca di urano, indispensabile per le centrali nucleari francesi. Indispensabile, soprattutto dopo che la Francia, in seguito ai noti sconvolgenti interni e al colpo di stato militare, ha deciso di abbandonare il Niger, da cui si riforniva principalmente di questo metallo. E così, dopo che, a maggio, si era deciso di reimpostare e espandere i legami commerciali tra i due Stati, all’inizio di settembre dell’anno in corso il Presidente mongolo Ukhnaa Khurelsukh si è recato a Parigi e nei suoi incontri all’Eliseo ha affrontato il tema dell’estrazione dell’uranio firmando una serie di accordi sull’ energia e sulle telecomunicazioni. Di particolare valenza sono state le intese proprio sullo sfruttamento da parte francese dei ricchissimi giacimenti di uranio: la società transalpina Orano ha perfezionato l’acquisto di grandi quantità di uranio come combustibile delle centrali nucleari. Da Macron è stata ribadita la volontà di rilanciare, anche a livello di Unione Europea che, infatti, l’ha di fatto accettata, il nucleare con la ricerca di nuove risorse di uranio non più disponibile nel suolo francese senza soffermarsi sulle analisi critiche. La Francia, oltre ad acquistarlo da Canada e Australia ora punta sulla Mongolia, dopo l’abbandono forzato del Niger per garantirsi la sovranità energetica. Ma non tutto sembra così semplice e le polemiche non mancano. C’è chi afferma che il sito mongolo non sarà certo in grado di compensare le perdite delle importazioni africane e tanto meno di provvedere alle esigenze aggiuntive legate alla annunciata apertura di nuove centrali. Inoltre viene richiesto un sistema di estrazione molto specifico e particolare. Il processo non e’ quello tradizionale con minatori e gallerie ma funziona con la dissoluzione chimica effettuata in diversi impianti. Questi spostamenti implicano anche una quota di emissioni inquinanti. Vengono rilasciate notevoli quantità di gas radioattivo e vengono prodotti fanghi inquinanti. Questa tecnica di estrazione dell’uranio rende impossibile il ripristino delle condizioni naturali delle falde acquifere provocando un danno ambientale denunciato dagli ecologisti. È in Mongolia già nel 2011 è nato un movimento di protesta contro la miniera di uranio.e contro i danni irreversibili provocati dall’ estrazione. ” Non tutto è oro quel che luccica” si potrebbe commentare analizzando i comunicati e le affermazioni trionfalistiche a questo proposito della società Orano e del Presidente Emmanuel Macron.
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Autore. Alessandro Perelli è Vice Presidente di ALDA (Associazione del Consiglio d'Europa) e membro del Consiglio di amministrazione, in rappresentanza della Regione Friuli-Venezia Giulia, Italia. Dal 1980 ha lavorato alla Regione e dal 1999 presso il Servizio Relazioni Internazionali dove si è occupato di progetti e accordi di cooperazione internazionale fino ad agosto 2017. Dal 2000, anno in cui la Regione Friuli-Venezia Giulia è entrata a far parte di ALDA, Perelli ne ha seguito la vita associativa per conto della regione , facendo parte del Consiglio Direttivo, dove ricopre dal 2016 il ruolo di Vice Presidente. È particolarmente interessato all'area del Mediterraneo e alla creazione delle nuove Agenzie della Democrazia Locale in Tunisia e Marocco. Inoltre, Perelli ha seguito le attività delle Agenzie a Verteneglio, nell'Istria croata e Gyumri in Armenia con cui è associata la Regione Friuli-Venezia Giulia e Niksic in Montenegro di cui la Regione che rappresenta è capofila. Ha partecipato ai lavori preparatori della neonata Rete Balcanica per la Democrazia Locale (BNLD) svolgendo attività di promozione di ALDA in qualità di ambasciatore organizzando convegni di cui uno a Lecce con la presenza di enti e associazioni locali e uno all'Università di Trieste insieme a l'Associazione giovanile serba. Inoltre, per conto della Regione Friuli-Venezia Giulia, è entrato a far parte della Commissione Consultiva Nazionale sulla nuova Legge di Cooperazione e del Gruppo di Lavoro Interregionale Nazionale, occupandosi in particolare del tema dell'adesione dei Paesi dei Balcani Occidentali all' Unione Europea e alla creazione di un mercato unico, proseguendo la collaborazione con la Camera di Commercio serba anche dopo il suo pensionamento. Alessandro Perelli ha inoltre svolto attività politica come segretario provinciale del Psi, assessore e consigliere comunale di Trieste. Ha collaborato scrivendo articoli di politica estera per il quotidiano Avanti! i e oggi per la Giustizia online È anche presidente dell'Associazione Culturale "Socialisti liberali triestini".