L’ultima volta che ne ho sentito parlare era il 1789, eravamo a Versailles, nella sala della Pallacorda, e devo dire che non finì bene. Dopo poche settimane ci fu l’assalto alla Bastiglia e dopo quattro anni circa “Gigino” fu ghigliottinato, anche se era il “sedici” di questo nome.
Per chi non lo sapesse, magari dalle parti del Pantheon, gli “Stati generali” fu una grande assemblea dei tre ordini sociali, chiamati anche stati, che all’epoca distinguevano le classi sociali francesi.
E fu così che clero, nobiltà e borghesia (III stato), furono chiamati dal Re Louis Seize a riunirsi per trovare linee e programmi destinati a risolvere la grave crisi politica, economica, sociale e finanziaria che affliggeva in quegli anni la Francia.
Ma fu sul sistema di voto (per classi e non per capi. Sembra di essere ai giorni nostri.) che si incartarono tanto da indurre la borghesia ad abbandonare la assemblea e a riunirsi nella “Sala della Pallacorda” dove, con un solenne giuramento, si auto proclamò “Assemblea Nazionale” e unico organo di governo del paese.
Era il il 20 giugno 1789 e si apriva politicamente la Rivoluzione Francese anche se i nostri cugini la celebrano il 14 luglio anniversario della presa della Bastiglia.
Sempre a fini divulgativi è bene narrare che in Francia gli “Stati Generali” furono convocati per la prima volta dal re Filippo il Bello, il 10 aprile 1302 nella chiesa di Notre-Dame a Parigi, per elaborare les cahiers de doléances (quaderni di doglianza nei quali erano raccolte le lamentele e le richieste da presentare al sovrano) ed eleggere i deputati all’assemblea generale.
Voi mi direte che c’entra.
C’entra, c’entra perché, a parte che un po’ di cultura fa sempre bene, con la storia non si scherza e quando in epoca contemporanea si richiamano, con definizioni appartenenti alla storia, eventi che con la storia non hanno nulla a che fare si fanno figure barbine.
Com’è noto dalle parti di Via S.Caterina da Siena è da tempo che si strombazza la convocazione degli “Stati Generali” indicato come evento epocale da annoverare nella voce “socialismo” di Wikipedia.
Ho provato a spiegarmi cosa si cercherà di fare il 22 e 23 luglio al Monk ma francamente non l’ho capito.
Forse si assimilano alla Francia del XVIII secolo e pensano a un grand rassemblement a temi destinato a tracciare una linea politica.
Forse, o forse no. Allora perché non un congresso?
Ah già, era stato chiesto a ottobre da altri, abbastanza invisi, e sarebbe un dover dargli ragione, cosa molto inopportuna.
E poi i congressi è meglio non farli. Come nel 1793 il Re potrebbe perdere la testa.
Battute a parte, che come la cultura non fanno male, un momento di chiarificazione non sarebbe male vista la confusione che aleggia dalle loro parti, che stanno facendo la fine di Harrison Ford nei panni del Prof. (Indiana) Henry Walton Jones Jr. in un politico remake del noto film d’esordio dell’archeologo più famoso del pianeta: “Alla ricerca della linea perduta”.
E già perché nell’ultima intervista il Re-Segretario si rimangia tutto quello detto e sostenuto sino a poco fa e ribadito con vigore ed enfasi proprio ieri dal Vice Re di Roma, Sua Eminenza Cardinale Silvestrini.
Ma forse per dare una coerenza a una linea politica bisognava riunire la classe dirigente, che in un partito è deputata e esprimere strategie politiche, piuttosto che un’assemblea coram populo a temi.
Probabile che l’intento sia un altro. Dare un segnale di vitalità, mostrare agli alleati una certa consistenza, per essere considerati specie in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.
Ma poi, viste le ultime esternazioni, gli alleati chi saranno? A chi rivolgersi per i prossimi passi futuri?
Una cosa è certa è difficile iniziare un viaggio se non solo non si conosce la rotta, non solo non si conosce l’approdo, ma soprattutto non si conosce la propria attuale posizione, il porto di partenza.
Questa è la grande incognita, perché è inutile ripetere all’unisono che stanno nel centrosinistra quando tra la Schlein, Fratoianni e Conte c’è solo sinistra-sinistra e di centro non c’è un fico secco. E poi c’è da comprendere la situazione perché al popolo socialista, al di là di tattiche, strategie e posizioni strumentali, dettate dalla classe dirigente e funzionali alle prossime elezioni, stare con sinistri molto sinistri come i suddetti fa venire l’orticaria.
E comunque alla fine il dubbio resta:
“Ma poi ‘sti stati generali che so’?”.