Il Comune di Lucca non avrà una strada intitolata alla memoria dell’ex presidente della Repubblica Sandro Pertini. La giunta guidata dal centrodestra, infatti, ha bocciato la mozione presentata dall’opposizione in una seduta terminata con 17 voti a favore e 21 contro. Il caso ha suscitato scalpore non solo nella politica cittadina ma anche in quella nazionale: Pertini, che fu presidente dal 1978 al 1985, era stato partigiano, ed è spesso ricordato come uno dei capi di Stato più amati dagli italiani.
La mozione è stata bocciata perché la giunta ha “altre priorità”. Come spiegato durante le dichiarazioni di voto da Forza Italia: “Quanto viene chiesto poteva essere fatto dai proponenti durante il periodo in cui hanno governato la città, nella precedente amministrazione. Non vediamo il motivo per cui oggi debbano chiederlo a noi”.
Fava nel corso della seduta ha anche gridato “A noi”, noto motto fascista, dicendo poi che era un urlo “ironico”. Il centrosinistra di Lucca ha commentato con una nota: “Le urla dell’assessore di Casapound Fabio Barsanti [in passato leader di Casapound, ndr]. gli sghignazzi dell’altra assessora del gruppo Mia Pisano, le grida del motto fascista ‘A noi!’ del capogruppo di FdI Lido Fava” hanno segnato “una delle pagine più tristi e nere” del Consiglio comunale anche perché “fuori dall’emiciclo” sarebbe arrivata un’altra spiegazione, secondo quanto riportato dall’opposizione: i consiglieri di maggioranza avrebbero detto “no, a Lucca una strada ad uno che è stato partigiano non la si può proprio dedicare”.
Questo il commento di Angelo Zubbani,
“No a Lucca una strada ad uno che è stato partigiano proprio non la si può dedicare”. Le parole sono di uno che non vale neppure la pena di ricordare, ma tant’è che a Lucca “no, proprio non si può”.
Viene da chiedersi come mai.
E’ una stagione, questa, nella quale si discute molto del rischio della perdita di identità e dei valori nazionali che potrebbe derivare dall’arrivo incontrollato di migranti a bordo di quel che capita purché galleggi. Ma guardando a quel che succede a Lucca ci viene da pensare che l’identità ce la siamo già svenduta e andiamo incontro ad una stagione in cui non sapremo più di chi siamo figli, da dove veniamo, quale sia la nostra storia.
Se oggi esiste un paese che si chiama Italia ed è così come lo vediamo, come lo viviamo, non c’è dubbio che è figlio del passato, di quel passato che è comune a tutti noi. La stessa idea di patria affonda le proprie radici sul passato e se questo comprende anche Nitti, D’annunzio e pure Mussolini è fatto anche dalle storie di vita di Sandro Pertini così come di Matteotti e di mille altri caduti nella battaglia per costruire un mondo diverso e migliore.
Il fatto è che se lo rinneghiamo resteremo senza patria, perché cammineremmo sulle gambe malcerte di chi è senza memoria ed identità.
Ma forse c’è un altro intento dietro a questo diniego, ed è quello di voler riscrivere la storia. Infatti se pure è vero che questa lega ad uno stesso filo i Savoia, Garibaldi, Cavour, e tutto il risorgimento ai giorni nostri è pur vero che questa nostra storia ci ha portato a distinguere il bene dal male, a giudicare e ad innalzare barriere protettive di fronte alla barbarie che i nostri genitori hanno vissuto in passato. Guerre di conquista e campi di sterminio, discriminazioni razziali, dittatura, terrore, sfruttamento dell’uomo sui suoi simili, tutto questo ha portato a scrivere tutti insieme i sopravvissuti a quella stagione terribile la nostra Carta costituzionale nella quale sono scolpite le regole del nostro stare insieme. Questa nasce dai valori della lotta e della resistenza al fascismo e ci consegna le prescrizioni affinché tutto questo non torni mai più a rivivere.
Sandro Pertini è stato un interprete della lotta che ha difeso proprio i valori che oggi stanno alla base di quella Carta che è ancora l’unica garanzia che abbiamo per difenderci dalla barbarie.
Ma quello che sta accadendo è che si sta cercando di rimettere tutto in discussione, e mentre il presidente del Senato ostenta con entusiasmo le sue simpatie per il duce, mentre nelle istituzioni qua e là riaffiorano simpatie per il tempo che fu, mentre stampa e televisioni si riempiono di paladini di una storia che va riletta e riscritta secondo una narrazione diversa e falsa, in questo clima si cerca di mettere sullo stesso piano Almirante e Pertini, poi presto magari passeremo a Farinacci e Gramsci, a Pavolini e Matteotti, dietro al nuovo mantra che in fondo siamo stati tutti patriotti e che non conta più da che parte si sia combattuto.
Ma non è così che funziona, amici lucchesi, la storia del nostro popolo ha deciso che c’è stato un tempo buono ed uno cattivo, una battaglia condotta per il bene ed una per il male; la leggerezza con cui si negano i valori della resistenza contro il fascismo non passerà sottotraccia, la nostra identità è ben impressa nella Costituzione della quale Sandro Pertini è stato irriducibile difensore e non sarà permesso alla vostra superficiale arroganza di seppellirla sotto battute da bar o da Bagaglino. Non ci dimentichiamo che il fascismo è nato all’insegna del “me ne frego”, che troppo assomiglia a queste triviali argomentazioni.
Sandro Pertini con tutta la sua vita ha testimoniato invece l’importanza della difesa dei valori della democrazia, della giustizia sociale e della pace tra i popoli ed è anche per questo che è stato il presidente più amato dalla gente. Negargli il giusto riconoscimento è un gesto di inciviltà ed è una vergogna che ricade su tutti noi.
C’è una memoria impressa nel cuore delle persone e questa travalica anche il tempo contingente e nefasto, ed è quella che farà sempre vincere la giustizia e la verità sulla menzogna e le falsità.