di Francesco Ruvinetti.
Il Direttore Del Bue ha svolto una riflessione importante che merita di essere approfondita e implementata perchè parla di noi oggi e non domani, dell’ORA DEI RIFORMISTI. La vittoria della Schleyn ci offre una opportunità che va colta: quella di allargare gli spazi del riformismo italiano, che in Italia, è socialista, di socialisti come Turati, Matteotti, Bruno Buozzi, Carlo Rosselli (solo per citarne alcuni) che si opposero alla rivoluzione violenta propugnata dai comunisti a Livorno nel 1921.
Oggi tutti parlano di riformismo, ma pochi ne posseggono la cultura profonda e ne comprendono la vera natura; natura che è culturale e storica, ed essendo storica non può essere cancellata. Il nostro sistema politico, a seguito della rivoluzione violenta del ’92, ha espulso dal suo interno la cultura riformista relegandola ai margini di un ristretto gruppo di intellettuali e politici che ancora si sforzano di mantenere alzata la sua bandiera.
Tra questo ridotto numero ci sono certamente i socialisti liberali ai quali è demandata la scelta politica dell’oggi. Si badi bene, nulla di entusiasmante, e pur tuttavia una scelta è richiesta. Vale a dire se dobbiamo continuare ad insistere lungo una linea di isolamento che dura ormai da ben 25 anni e che non ha più alcuna prospettiva davanti o se, al contrario dobbiamo condividere con altri una battaglia riformista nella società.
L’idea di presentare il simbolo del PSI alle elezioni mette i brividi e ansia solo al pensarci. Tra l’altro l’esperienza dimostra che coloro che, spesso, imbracciano la parola autonomia (che io conosco bene essendo stato con Nenni già nel 1968), sono subito disponibili a negarla per un piatto di lenicchie.
Mauro è stato chiaro in proposito: la nostra scelta non può che non ricadere sul terzo polo di Calenda e Renzi, magari con l’aggiunta di Più Europa e contribuire con la nostra cultura, le nostre proposte, la nostra storia a definire un percorso costituente che si indirizzi più a fondo possibile verso quel socialismo liberale che è nelle nostre corde almeno dal 1976. Le alternative che abbiamo di fronte ci vedrebbero in una posizione di estrema marginalizzazione in un aggregato di cattocomunismo e di sinistra radicale e di populismo che non ci appartiene.
Ma l’ora dei riformisti è ora, non domani e tantomeno dopo-domani. E’ ora che siamo chiamati ad esprimerci e partecipare, è ora che abbiamo la possibilità di incidere sulla creazione di una forza rifomista nel paese che sia alternativa ai putinisti di Lega e Forza Italia e alla destra meloniana, è ora che dobbiamo dire cosa sono, quali valori e quali prospettive rappresentano i liberalsocialisti. E’ ora che dobbiamo andare alla ricerca di tutti coloro che sono disponibili a lavorare per una nuova prospettiva.
Certo, non sarà quella prospettiva d’avvenire che avevamo prospettato negli anni ‘ottanta, ma è l’unica alla quale il contesto politico attuale ci consente di partecipare, qualora naturalmente lo vogliamo. Concludo quindi con un invito ai compagni liberalsocialisti di dismettere le attese e di scegliere. Scegliere qui e ora, perchè rischiamo di perdere l’unico treno che la storia ci sta offrendo.