di Alessandro Perelli.
L’annoso conflitto tra Armenia e Azerbaigian,che, nel corso degli anni, ha provocato vittime e danni, sta nuovamente degenerando a causa di ulteriori tensioni che stanno incidendo negativamente anche sul ruolo di mediazione che la Russia, per motivi geopolitici, ha sempre giocato tra i due Paesi. Da più di un mese, infatti, il Nagorno Karabakh, il territorio conteso tra gli armeni e gli azeri è completamente isolato. Dietro la motivazione di una protesta ecologista gli azeri hanno chiuso la strada di Lachin, indispensabile per fare arrivare viveri, carburanti e beni di prima necessità ai circa 120.000 abitanti dei questa regione che i due Paesi si contendono e che gode di un indipendenza amministrativa anche se non riconosciuta a livello internazionale. La situazione sta peggiorando progressivamente e sta riaccendendo le storiche contrapposizioni etniche e religiose di questa enclave cristiana inserita nel contesto musulmano dell’Azerbaigian. L’ inverno particolarmente rigido ha fatto il resto. Russia e Turchia hanno tradizionalmente preso le parti di armeni e azeri ma è soprattutto Mosca a essere in difficoltà . Come è noto Putin ha apprezzato il ruolo di mediazione di Erdogan nella guerra in Ucraina e con il Premier turco ha intrapreso buone relazioni anche in Siria che hanno penalizzato i curdi perseguitati da Ankara. Ma gli ultimi avvenimenti nel Nagorno Karabakh hanno fortemente indebolito il rapporto con Yerevan il cui Governò è stato ripetutamente contestato proprio per la sua amicizia con Mosca accusata di non riuscire più a mantenere la pace nel Karabakh a scapito dei cittadini di religione cristiana. Putin non riesce più a barcamenarsi nella sua azione di appoggiare a parole le ragioni dell’ Armenia e di fare affari con l’Azerbaigian. Un chiaro segnale in questo senso è venuto dal fatto che il Governo armeno ha rifiutato di ospitate le esercitazioni militari promosse del Csto, l’organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva , un’alleanza tra Paesi ex sovietici, guidata da Mosca. Ciò ha portato inevitabilmente a nuove fibrillazioni con Putin. Il Governo russo aveva annunciato a inizio anno che Yerevan avrebbe organizzato logisticamente queste esercitazioni che coinvolgono anche Bielorussia, Kazakhstan, Kyrgyzstan e Tajikistan. Ma il Ministro o della Difesa armeno ha informato il Csto che non giudica opportuno ospitare le manovre militari. La Russia,presa di sorpresa da questa decisione, ha, per ora , guadagnato tempo limitandosi a dire che Yerevan dovrà chiarire la sua posizione. Ma lo smacco è stato notevole anche perché vi sono, oltre a ciò, segnali di un più marcato allineamento armeno sui valori occidentali ed europei con gli Usa che non stanno sicuramente solo a guardare. Intanto la tensione mediatica tra Baku e Yerevan assume toni che non lasciano presagire nulla di buono. Una nota governativa dell’Azerbaigian definisce illegali e torbide le azioni dei provocatori armeni sulla strada di Lachin e inaccettabile ,nonostante gli accordi,la presenza di truppe di Yerevan in un territorio che appartiene agli azeri. Così come continuano da ambedue le parti le accuse di pulizia etnica.