Non voglio trattare del fatto se esistano le condizioni per la detenzione in regime di carcere speciale, ovvero al 41 bis, di questo anarchico insurrezionalista, cioè violento, accusato di aver sparato nel 2012 alla gambe di un delegato di Ansaldo nucleare, Roberto Adinolfi, e per la responsabilità del quale (anche un suo complice ha pagato con anni di carcere ed è stato scarcerato nel 2020) Alfredo Cospito è in gattabuia da 10 anni. Mentre era in carcere è stato poi accusato anche dell’attentato del 2006 contro la scuola dei carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo. Due ordigni erano stati posti in due cassonetti all’ingresso dello stabile senza causare morti e feriti. Costui è l’animatore di un gruppo che si serviva di un foglio rivoluzionario chiamato Kn03, la formula chimica del nitrato di potassio, un degli elementi per creare un fumogeno, ed è considerato uno dei leader della Fai, la Federazione anarchica informale, da non confonderla con quella tradizionale e pacifica. Non ha ucciso nessuno e siccome in Italia anche chi ha fatto stragi si trova poi (come nel caso dei criminali della A-Uno bianca di Bologna, per non parlare degli autori di molti omicidi mafiosi) in libertà, questa sua condanna al carcere ostativo può stonare e parecchio. Anche se i suoi contatti coi gruppi insurrezionali e violenti che agiscono all’esterno, come testimoniano i diversi atti violenti consumati in Europa per sostenere la sua lotta, propenderebbero a fornire a questa scelta qualche giustificazione. Cospito adesso è in condizioni gravissime di salute perché da mesi attua uno sciopero della fame. Il tema non è se cedere alla piazza in rivolta, sacrificando le buone ragioni dello stato. Il tema è quello di salvare la vita a un uomo che si è macchiato di crimini non gravissimi senza mettere in discussione una sentenza. Ma anche se fossero stati crimini gravissimi il tema sarebbe identico giacché per nessun reato in Italia è prevista la pena di morte. E di conseguenza valutare che danni porterebbe allo stato e al prestigio di una democrazia lasciar morire un detenuto politico in carcere che in fondo non ha ucciso nessuno. E se valga la pena rifugiarsi nella retorica, che noi abbiamo già conosciuto durante il rapimento di Aldo Moro e che abbiamo contestato, dell’assoluta e imbarazzante fermezza. Il ministro Nordio ha sostenuto che compito dello stato è di salvare la vita e non di toglierla. E ha disposto lo spostamento di Cospito al carcere di Opera e nel suo ospedale. Se Cospito continuerà col suo sciopero della fame lo stato sarà disposto a trattare, come si é trattato con tutti, anche con la mafia e le bierre, oppure continuerà a rifugiarsi dietro un “non possumus” di stampo clericale? Trattare non significa cedere e aprire un pericoloso precedente. Trattare significa mettere in campo tutti gli artifici interpretativi di una sentenza e tutte le dissuasioni necessarie. Tradizionalmente la nostra cultura ci spinge a considerare sempre la dimensione umana dello stato, quella che spinge a volte a dover anche rinunciare ai principi per salvare la vita delle persone. Questo stato vince sempre. Quell’altro, quello che sta stretto nei suoi legittimi e idolatrati ideali e lascia che i suoi figli (anche nel peccato) muoiano, perde. Perde sempre.
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Direttore. Nasce a Reggio Emilia nel 1951, laureato in Lettere e Filosofia all’Università di Bologna nel 1980, dal 1975 al 1993 é consigliere comunale di Reggio, nel 1977 é segretario provinciale del Psi, nel febbraio del 1987 è vice sindaco con le deleghe alla cultura e allo sport, e nel giugno dello stesso anno viene eletto deputato. Confermato con le elezioni del 1992, dal 1994 si dedica ad un’intensa attività editoriale (alla fine saranno una ventina i libri scritti). Nel 2005 viene nominato sottosegretario alle Infrastrutture per il Nuovo Psi nel governo Berlusconi. Nel 2006 viene rieletto deputato nel Nuovo PSI. Nel 2007 aderisce alla Costituente socialista nel centro-sinistra. Nel 2009 é assessore allo sport e poi all’ambiente nel comune di Reggio. Dal 2013 al 2022 dirige l’Avanti online.
2 commenti
Chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Se lo sciopero della fame è un azione atta a sovvertire il suo stato di detenzione non è accettabile, ne in linea con il 41 bis che dovrebbe impedire di continuare a delinquere (sovvertire).
Mi appare strano che chi si dichiara Anarchico si appelli alle leggi dello Stato che rinnega in nuce.
Scusate lo sfogo.
Tutti i mafiosi sottoposti al 41bis faranno sciopero fame. Via 41bis; tutti i mafiosi rifaranno sciopero fame: vite in pericolo e tutti ai domiciliari………