di Fabrizio Montanari.
Le misure reazionarie e liberticide emanate dal governo di Francesco Crispi a partire dal 1893, volte a soffocare la libera espressione politica del popolo italiano, ebbero gravi ripercussioni anche in terra reggiana. Pur essendo definite come leggi antianarchiche, finirono per abbattersi specialmente sui socialisti e la loro organizzazione.
L’accusa loro mossa fu quella di voler sovvertire con la violenza l’ordinamento dello Stato. Il 14 settembre il prefetto L. Prezzolini scioglieva le Leghe e i circoli socialisti. Oltre a quello di Reggio, furono sciolti il Circolo di Guastalla, la Lega di Gualtieri e i circoli di Cavriago, Masone, Massenzatico, Cella e San Maurizio. Successivamente tutti gli altri.
Sulle colonne de La Giustizia Camillo Prampolini denunciò il 24 settembre 1894 lo scioglimento delle organizzazioni politiche e sindacali reggiane. Con toni ironici raccontò che giovedì 20 settembre un gruppo consistente di carabinieri e questurini recarono presso la Lega Socialista di Palazzo Ariosto per mettere i sigilli all’entrata.
I militi Dovevano eseguire un decreto del prefetto Prezzolini. Una impresa epica. Una delegazione era salita nella sede della Lega e in quella della Federazione delle Cooperative con diversi sacchi per portare via quanto di pericoloso si potesse trovare.
Nella sede della lega non trovando né i registri, né gli atti, né gli emblemi di cui parlava il decreto prezzoliniano, si presero il ritratto di Marx e quelli di Engels e di Lassalle, convinti d’essersi impadroniti dell’effige di sa quali dinamitardi. Con tono ancora più sprezzante l’articolo precisò: “Volevano poi portare via anche il ritratto di Prampolini, ma vi rinunciarono: probabilmente pensarono che era inutile pigliare il ritratto, quand’è ancora vivo ed afferrabile l’originale”.
Nella sede della Federazione delle Cooperative asportarono tutti i libri di una piccola biblioteca, già appartenuta all’Associazione Repubblicana. Presero pure una collezione della Giustizietta feriale, diversi timbri e la bandiera del defunto Circolo Anticlericale.
Prampolini retoricamente si domandò: “che cosa è tutto questo, se non una manifesta violazione di domicilio e un vero furto a mano armata, non giustificati neanche dal decreto prezzoliniano- che pure è un capolavoro, un prodigio, un vero monstrum di arbitrio sbirresco?”.
La stessa mattina i poliziotti si recarono a casa di Antonio Vergnanini per compiere la stessa operazione. Ma non potendo sequestrare nulla, presero soltanto diversi opuscoli di propaganda. Seguì poi la censura e, a volte, il sequestro de La Giustizia, nonché la proibizione di svolgere riunioni o manifestazioni.
Secondo Prampolini il decreto, “parto della mente pura e sublime”. del prefetto era degno d’essere tramandato ai posteri e specialmente ai nipoti di quella “perla di commendatore”.
Molti furono gli arresti, i denunciati e le condanne emesse. Nell’ondata di arresti che decapitò i vertici socialisti tra il 1893 e il 1894, furono coinvolti lo stesso Prampolini, l’avv. Alessandro Cocchi, Presidente della Federazione provinciale delle cooperative e mutue, l’avv. Benedetto Gorisi, Patrizio Giglioli, Ettore Catelani, il pittore Gaetano Chierici, il tipografo Giovanni Cerlini, Antonio Vergnanini, il lattoniere Adolfo Chelucci, Alessandro Mazzoli e il maestro Italo Salsi.
Tutti furono condannati. Più tardi però la Corte d’Appello di Modena li assolse tutti “perché il fatto non costituisce reato”.
Affatto rassegnati a soccombere a quell’ondata repressiva, anche a Reggio si costituì un Comitato provvisorio per raccogliere adesioni e organizzare in tutta la provincia le sezioni della Lega italiana per la difesa delle libertà aperta a tutte le forze d’opposizione.
Presieduta dal deputato radicale Gian Lorenzo Basetti, fra le prime adesioni annoverò Camillo Prampolini, Giacomo Maffei, l’avv. Alessandro Cocchi, l’avv. Alberto Borciani, Patrizio Giglioli, Ettore Catelani, i mazziniani Cesare Guardasoni, Filippo Manini, Pietro Casali, il conte Corrado Palazzi e il democratico avv. Aronne Rabbeno.
Grazie alla Lega per la libertà, una volta caduto Crispi, i socialisti e gli altri partiti d’opposizione furono in grado di riprendere la loro attività politica in parlamento e in provincia. A Reggio in particolare dopo pochi anni si insedierà il primo sindaco socialista, l’avv. Alberto Borciani.